Ragazze in coda per la pillola del giorno dopo

Dopo il Carnevale di Muggia ma non solo: è  triplicato in 12 mesi l'uso del farmaco. Salgono le infezioni. Bevitori sfrenati: 8.500 sotto i 34 anni In farmacia, nei consultori e in ambulatorio. Purché entro 72 ore

Quella notte è successo di tutto, ma ogni sabato sera avvengono cose di cui il giorno dopo non si sa neanche il nome. Sono oltre 8500 i giovani triestini tra 18 e 34 anni (su un totale di 15 mila persone che bevono direttamente per ubriacarsi) che s'inzuppano di alcol, e sempre più i minorenni, e fatto assolutamente nuovo, e già identificato per le pesanti conseguenze, il «binge drinking» devasta ragazzine di 15 e 16 anni, che poi corrono in cerca della "pillola del giorno dopo" per evitare gravidanze di cui non rammentano neanche di aver corso, per così dire, il rischio.

Se interrogate negli ambulatori e nei consultori rispondono di aver assunto il farmaco già «due o tre volte nello stesso mese», come sa Claudia Colli, dottoressa che lavora nell'ambulatorio per le malattie sessualmente trasmesse all'ospedale Maggiore. Anche di questo si parlerà nel «Mese di prevenzione alcologica» organizzato dall'Azienda sanitaria. I risultati della «predica» si vedono. Ma non tra i giovanissimi, sordi a tutto tranne che alla forza «dei 170 milioni di euro che ogni anno si spendono in Italia in pubblicità per alcol a fronte di 1 milione per la prevenzione», come recita Salvatore Ticali, direttore dell'Alcologia. La notte di cui si parla è quella seguente al Carnevale di Muggia (sei minorenni finiti al Pronto soccorso del Burlo Garofolo per ubriachezza, lo ricorda Egidio Barbi, il direttore). Adele Maggiore, direttore sanitario dell'Ass, ha invece altri report: «Molte ragazzine hanno chiesto alla postazione del 118 la pillola, non sapevano nemmeno che cosa avessero fatto la sera prima, erano consigliate dai compagni di festa».

Spettatori, o forse altro, spaventati suggeritori di smemorate, che nel bere perdono cognizione e consapevolezza di sè, fino a subìre abusi che in realtà non sono nemmeno diagnosticabili come tali. «Dopo il Carnevale di Muggia c'è stato certamente un aumento di "pillole"» conferma Francesco De Seta, ginecologo del Burlo Garofolo. Il fenomeno però è generale, non circoscritto al calendario: «Nel 2010 - prosegue Maggiore - il consumo di pillole è triplicato rispetto all'anno prima».

La stima è ufficiale, anche senza citare il numero esatto di farmaci (distribuiti in più sedi e prima di tutto in farmacia). Ma, peggio ancora, sono in allarmante aumento le malattie trasmesse per via sessuale: «La clamidia è presente 3-4 volte di più nelle ragazze fino a 18 anni - racconta De Seta -, cioé nel 6-7% dei casi, mentre nella media della popolazione è del 2%. Le linee-guida nazionali prevedono test di controllo sulle adolescenti, ma per mancanza di soldi nessuno li ha mai fatti». Claudia Colli non mette in relazione i Carnevali con i mali, però osserva: «L'etilismo è strettamente correlato con le malattie sessuali. Non so perché, ma marzo ho visto un significativo aumento di ragazze di 15-16 anni con precoci infezioni da clamidia e herpes». La clamidia se non curata porta sterilità. A Colli confessano anche uso di «coca» più volte alla settimana. A Trieste poi sono raddoppiati i casi di Hiv: da 10 a 20. E sono tornate sifilide (più circoscritta ai maschi omosessuali), gonorrea e triconomasi. Tutte sembravano sparite. «Che rapporto sessuale non voluto e abuso di alcol siano in relazione è cosa certa - afferma infine Roberta Balestra, responsabile del Sert e dell'ambulatorio Malattie sessuali -, con il progetto "Overnight" abbiamo fatto un sondaggio su 500 giovani, si è capito che il rischio è diffuso. Le minorenni sanno poco o niente di contraccezione, il profilattico è poco usato, le ragazzine perdono consapevolezza di sè e del proprio corpo»

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