La raffineria petroli dell’Aquila a Muggia con un futuro prossimo nella logistica
L’impianto nato nel 1937, bombardato e subito ricostruito, chiuse nel 1987. Ora la rinascita per mano ungherese
La lavorazione e il trasporto del petrolio greggio e dei suoi derivati affluirono a Trieste ancora a fine Ottocento, sull’onda dell’entusiasmo per il boom petrolifero nella Galizia austriaca: la Raffineria triestina di olii minerali, finanziata con un capitale sociale interamente triestino di 2 milioni di corone, fu la prima struttura di questo genere. A seguito della Prima guerra mondiale, in assenza di petrolio a buon mercato dalla Galizia e dalla Russia, l’azienda fu oggetto nel 1920 di un riassestamento ad opera della Società italo americana per il petrolio, afferente al gruppo Standard Oil, che iniziò a pomparvi oro nero dagli Stati Uniti.
La vecchia industria ebbe l’importante ruolo di apripista nei confronti della Raffineria Aquila di Muggia, che può essere considerata l’apice di questo genere di strutture. L’industria nacque infatti quale Società anonima tecnico industriale Aquila grazie a una cordata di imprenditori triestini e tedeschi il 29 agosto 1934. Mente pensante, come ha osservato nei suoi studi lo storico Fabio Zubini, fu Franz Kind, un cittadino austriaco di origine ebraica, affiancato da Gualtiero de Fischel, cecoslovacco, ma con cittadinanza italiana, a capo della sede viennese delle Assicurazioni Generali. La costruzione procedette spedita, col primo mattone posto nel febbraio 1936 e l’ultimo nel gennaio 1937. Lo stabilimento si estendeva in una zona tra Zaule, Monte d’oro e la Valle delle Noghere ed era capace di produrre gasolio, olii combustibili, lubrificanti raffinati, acquaragia minerale, benzine solventi e paraffine.
La raffineria conobbe un impetuoso successo, giungendo a trattare nel 1938 un quarto dell’intero greggio italiano. In particolare l’Aquila aveva un massiccio export rivolto tanto al consumo interno, quanto ai Balcani: a due anni dall’inaugurazione, nel 1939, esportava il 50% del petrolio lavorato. Proprio il ruolo di polo energetico trasformò la raffineria in un obiettivo dei bombardamenti americani: il 10 giugno 1944 un’incursione aerea sganciò 150 bombe sul complesso, generando un olocausto di fuoco che perdurò per tre giorni, distruggendo 74 dei 130 serbatoi. I danni furono stimati, per i prezzi del 1944, su mezzo miliardo di lire.
Eppure già nel 1947 la raffineria ripartì a funzionare attingendo al mutuo per ricostruzioni di 600 milioni del Comitato italiano petroli, ai fondi dell’Economic Cooperation Act (Eca) del Governo militare alleato e agli autofinanziamenti derivanti dall’utile lordo accumulato. Il 1949 segnò un anno in tal senso chiave per l’Aquila, perché gestì per la prima volta un milione di tonnellate di greggio. La ripresa economica, essendo trainata dal boom automobilistico, permise all’Aquila di proiettarsi in avanti, adeguando la raffineria alla lavorazione del greggio medio orientale.
Occorre sottolineare, in questo contesto, il ruolo importante della ricerca, con un laboratorio guidato da Giorgio Costantinides, capace di diversificare l’offerta della raffineria, ad esempio proponendo nuovi bitumi per le autostrade.
Il declino iniziò quando nel 1963 la Compagnie Française des Pétroles divenne azionista di maggioranza, cambiando il nome di Petroli Aquila in Total; in una fase successiva i durissimi colpi delle crisi petrolifere mondiali del 1973 e del 1979-80 infierirono sulla raffineria, la cui chiusura fu decisa dalla nuova proprietaria Monteshell nel 1987.
Oggi una sezione dell’ex Aquila, passata dapprima di proprietà alla Teseco/Seastock e poi alla società pubblica ungherese Adria Port, è al centro di un complesso iter onde realizzare una piattaforma logistica import-export per le aziende ungheresi con il banchinamento sul canale navigabile e la riattivazione dei collegamenti trasportistici. Adria Port ha in programma da tempo anche un piccolo Museo dell’ex Aquila: la società ha affidato un lavoro di ricerca a un esperto ed entro l’anno conta di rendere pubblico il risultato degli approfondimenti storici. —
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