Raffica di multe ai pescatori sloveni nel golfo di Pirano
UMAGO. Sono ripresi in grande stile quelli che i media croati e sloveni definiscono i “giochi senza frontiere” tra Zagabria e Lubiana in riferimento agli sconfinamenti dei pescatori dei rispettivi Paesi nel Golfo di Pirano, impegnati nella disputa confinaria che coinvolge questo tratto di mare. Alle multe comminate dalla polizia e dall’ispettorato sloveno ai pescatori croati per aver gettato le reti nel mare che Lubiana considera suo dopo la contestata sentenza della Corte d’arbitrato, la Croazia ha risposto nella pressoché identica maniera. Come riportato ieri, sei pescatori di Capodistria si sono visti recapitare multe per aver pescato nel braccio di mare conteso. A detenere il record di multe - salite ormai a ben sette - è Silvano Radin di Capodistria, che a questo punto dovrebbe sborsare a questo punto la non indifferente cifra di 28 mila euro.
«L’ispettorato croato alla pesca - spiega Radin - ci ha multati poiché avevamo gettato le reti tre miglia al largo dalla costa istriana croata». Secondo la sentenza della Corte d’arbitrato lo specchio di mare in questione apparterebbe alla Slovenia, la Croazia però continua a non riconoscere la sentenza per cui di riflesso ritiene trattarsi di territorio marino sotto la sua giurisdizione.
In merito alle multe, l’avvocato dei pescatori sloveni Ivica Senjak, di Pola, ha già inoltrato ricorso del cui esito si è tuttora in attesa. I pescatori sloveni però non sono affatto tranquilli, nonostante Lubiana li abbia rassicurati più volte sul fatto che sarà lo Stato a farsi carico del pagamento di eventuali multe. «I pescatori sloveni - aveva dichiarato già lo scorso primo febbraio il premier Miro Cerar, che nel frattempo si è dimesso - non pagheranno alcuna conseguenza in riferimento alle multe croate». Va detto che anche il governo croato a suo tempo aveva annunciato di volere tutelare i propri pescatori. I “giochi senza frontiere” erano iniziati alla fine dello scorso anno, ovvero allo scadere dei sei mesi concessi per l’implementazione della sentenza della Corte d’arbitrato che la Croazia non intende riconoscere per via dei contatti inappropriati che intercorsero nel 2015 tra il giudice sloveno della corte stessa e un funzionario del governo di Lubiana. (p.r.)
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