Raffica di furti di seppie nel golfo: «Colpa di diportisti e subacquei»
TRIESTE Il pesce va a ruba. E questa volta non è solo un modo di dire. Lo dimostrano i tanti furti di seppie avvenuti nel tratto di costa da Grignano a Sistiana. I responsabili, a detta dei pescatori triestini - che hanno lanciato l’allarme sul fenomeno, come fatto nei giorni scorsi dai colleghi delle lagune di Grado e Marano -, sarebbero alcuni diportisti e subacquei della zona.
«È incredibile - spiega un pescatore inferocito -. Fino a dieci giorni fa, quando a causa della quarantena non era possibile uscire di casa, e tanto meno farlo in barca, questo problema non si verificava. Poi, improvvisamente, le seppie hanno iniziato a scomparire».
I furti infatti, a quanto sembra, sono diventati sempre più frequenti man mano che venivano rimosse le prime restrizioni. Furti subdoli perché i ladri entrano in azione ad ogni ora, sia di giorno sia di notte, approfittando del fatto che i pescatori sono invece sono costretti a seguire ritmi ben precisi, raggiungendo le “nasse” sempre negli stessi momenti per le calate e le “tirate”.
Insomma, non bastava l’epidemia di coronavirus che, a partire dall’inizio di marzo, ha fatto perdere all’intera categoria buona parte dei suoi guadagni a causa della cospicua riduzione nel consumo di pesce dal momento che ristoranti e hotel sono chiusi e così il venduto è diretto solo al dettaglio. Ora sulla già debole economia del settore è calata anche questa ulteriore mannaia. «A me è capitato di pizzicare un ladro all’opera – spiega uno dei pescatori che hanno subito i furti –, ma a causa della lentezza della mia barca non ho fatto in tempo a raggiungerlo. Non solo, mentre gli intimavo da lontano di andarsene, sono stato anche invitato a farmi gli affari miei».
Danni del genere erano già stati segnalati nel nostro golfo, spiegano ancora gli operatori del settore, in particolare nell’area fra il Villaggio del Pescatore e Fossalon. Ora invece il fenomeno si è spinto fin quasi in città. «Diportisti e subacquei – ammoniscono i pescatori imbufaliti – devono rimanere lontano almeno 150 metri dalle reti di posta segnalate. Lo dice la Capitaneria di Porto, non lo diciamo noi».
Nel frattempo si contano i danni provocati da questi “lavoratori in nero”, come il colore del liquido che rilasciano i gustosi molluschi cefalopodi. «Le perdite variano a seconda di quante reti un pescatore cala in mare – spiegano gli esperti del mestiere –. Considerando che il valore di ognuna di esse si aggira attorno ai 60 euro, il conto è presto fatto: se uno ha una decina di reti a dimora in acqua, il conto si aggira intorno ai 500 euro. E per alcuni di noi anche di più». Senza considerare che, al di là delle reti strappate e da rifare, c’è da tenere in conto il valore del bene (le seppie) trafugate. Si possono così vedere volatilizzati anche più di duemila euro in una volta sola. Cifre che scoraggerebbero chiunque a proseguire una nobile attività, com’è quella della pesca.
Anche per questo i pescatori invitano la Guardia Costiera ad effettuare qualche controllo in più, nei limiti del possibilità, anche se i malfattori in questione paiono avere dalla loro una buona dose di astuzia e scaltrezza. Elementi che stanno davvero esasperando gli addetti ai lavori, alcuni dei quali non nascondono la loro rabbia. «Se mai dovessi incontrarne uno all’opera come accaduto al mio collega – si sfoga un pescatore - non so se sarei in grado di trattenermi». —
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