Raffica di espropri per l’elettrodotto Terna

“Offensiva bis” della società decisa a costruire l’impianto Redipuglia-Udine Ovest. Gli interessati avranno fino a 60 giorni di tempo per contestare
Tralicci di un elettrodotto
Tralicci di un elettrodotto

TRIESTE. I vincoli sui terreni in 15 comuni della regione, 12 in provincia di Udine e 3 in provincia di Gorizia: a Villesse, San Pier d’Isonzo e Fogliano Redipuglia. Ma anche la sintesi di quanto realizzato sin qui e di quanto resta ancora da fare per completare l’elettrodotto Udine Ovest - Redipuglia, opera «indispensabile - torna ad assicurare Terna, il gestore della rete elettrica nazionale - per risolvere i rischi di disalimentazione della rete elettrica friulana, formata da sole due linee ad altissima tensione risalenti agli anni ’70-’80, a fronte di consumi dei friulani più che raddoppiati negli ultimi trent’anni». Asservimenti, previsti sin dall’inizio delle operazioni, e fotografia dell’infrastruttura compaiono su più quotidiani in quello che è l’avviso legale di avvenuto deposito della documentazione progettuale per la ri-determinazione ministeriale all’elettrodotto 380 kV già costruito per quattro quinti ma stoppato per l’ultimo 20% a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato dello scorso luglio.

Accolto il ricorso contro l'elettrodotto
Un elettrodotto

Secondo i giudici romani, sollecitati dai ricorsi degli enti locali (inizialmente respinti al Tar Fvg), su un parere paesaggistico pende un «deficit di motivazione» che Terna sostiene possa essere ora risolto. Ricordando che il procedimento autorizzativo è stato ri-avviato il 6 novembre 2015 dal ministero dello Sviluppo economico, il gruppo gestore della rete elettrica fa infatti sapere che «grazie all’imminente avvio della procedura di rideterminazione della Via, il ministero dell’Ambiente potrà acquisire un congruo e motivato parere del ministero delle Attività Culturali, che colmi il deficit di motivazione censurato dal Consiglio di Stato».

La nuova documentazione, altra informazione che arriva da Terna, attualizza il quadro ambientale di progetto: il nuovo studio di impatto ambientale «racchiude tutte le migliorie che erano state indicate, come prescrizioni, dal decreto Via rilasciato nel 2011». Il tutto «in coerenza con le pianificazioni vigenti, compresa l’assenza di interferenze con nuovi vincoli ambientali rilasciati negli ultimi anni».

Nelle cinque pagine occupate sui giornali la parte del leone la fa l’elenco di tutti i terreni, identificati dalle particelle catastali, interessati dall’intervento, su cui vige un vincolo preordinato all’asservimento per la realizzazione delle linee elettriche o all’esproprio per la realizzazione della stazione elettrica di Udine Sud. Sulla documentazione complessiva, ed è questo il motivo dell’avviso legale, i soggetti interessati potranno presentare osservazioni. Due le tempistiche: al Mise entro 30 giorni, per la partecipazione al procedimento amministrativo di autorizzazione e di apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e asservimento; al ministero dell’Ambiente, entro 60 giorni, per la partecipazione al procedimento di rideterminazione nella procedura.

Non c’erano dubbi ma Terna, dunque, tira dritto. Ribadendo i pilastri di un investimento da 110 milioni di euro, soldi che consentiranno, a conclusione lavori, di mandare in soffitta 110 km di vecchie linee e circa 400 tralicci in 30 comuni della Bassa friulana, liberando 367 ettari dalla servitù di elettrodotto e con benefici per 680 edifici oggi collocati a 100 metri dalle linee che saranno demolite, oltre a un risparmio sulle bollette quantificato in 60 milioni all’anno.

Inoltre, una volta ancora, viene garantito che la “strada” interrata andava assolutamente evitata. Quattro le motivazioni. Interrare la Udine Ovest-Redipuglia sarebbe «impossibile sotto il profilo della sicurezza e della stabilità elettrica», «più impattante sul territorio», «più significativo in termini di induzione magnetica generata», ma anche «molto più costoso» per gli utenti del sistema elettrico (che pagano in bolletta gli interventi di Terna). La società fa i conti del dettaglio: il cavo interrato costerebbe tra le 10 e le 13 volte di più rispetto alla linea aerea.

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