Radin si appella agli esuli: un’occasione per ritornare
«È importante incrementare la presenza italiana per rafforzare l’identità»
FIUME Ancora meno di due mesi e i cittadini italiani (ma anche sloveni e di altri Paesi dell’Europa comunitaria) potranno mettere mano al portafoglio e acquistare immobili sul territorio della Croazia senza dover fare i conti con le pastoie burocratiche del ministero della Giustizia di Zagabria.
Un’ottima notizia per la Comunità nazionale italiana che vive nel Paese postiugoslavo, una soddisfazione di cui si fa interprete il presidente dell’Unione Italiana e deputato al nostro seggio specifico al Sabor (il parlamento croato), Furio Radin. «Siamo contenti – esordisce - che i connazionali italiani potranno acquisire immobili in Croazia da parificati ai cittadini croati. Andrei più in là, sottolineando che sarei felicissimo se coloro che se ne andarono dalle nostre terre dopo la fine del secondo conflitto mondiale tornassero in Istria, Quarnero e Dalmazia. La stessa cosa vale per i loro discendenti che così avrebbero l’opportunità di riscoprire le proprie radici.
Gli anziani, acquistando un alloggio o una casa, potrebbero vivere tranquillamente la loro terza età nella terra d’origine dove, se ci fosse stata giustizia, non sarebbero mai andati via. Al sottoscritto farebbe enormemente piacere se gli italiani comprassero tanto da queste parti, perché sentiremmo di più la nostra lingua, ne trarrebbe giovamento la cultura italiana autoctona e ci sarebbe pertanto quel voluto recupero del passato. L’Unione Italiana non solo è soddisfatta, ma si felicita per questa normativa, auspicando che dalla teoria si passi ai fatti concreti».
Radin non poteva non menzionare i problemi nei rapporti italo–croati derivanti dalle vicende legate agli immobili. Se ai tempi della defunta Jugoslavia non si poteva nemmeno parlare di acquisti nel settore immobiliare, nella Croazia democratica e pluripartitica la questione ha sollevato discordia e tensione fra Roma e Zagabria: «È stato più che altro un problema di principio – spiega – poiché i cittadini italiani non volevano essere discriminati rispetto agli stessi croati che, di fatto, potevano investire sul mattone in Italia. Inoltre sapevano che i cittadini di altri Paesi avevano il diritto ad acquistare immobili in Croazia sulla base del principio di reciprocità. Una situazione che non poteva durare in eterno, come in effetti è avvenuto».
Riferendosi alle polemiche sorte nella giovane repubblica su quella che era stata definita la paventata invasione degli italiani tramite l’acquisizione di immobili, Radin ha criticato gli ambienti nazionalisti croati, parlando di timori privati, rivelatisi infondati. «Un rimpatrio degli italiani nel nostro territorio d’insediamento storico sarebbe positivo e auspicabile – così Radin – sappiamo che la cosa più giusta da fare nei confronti di coloro che se ne andarono, e dei loro eredi, sarebbe la restituzione dei beni, ma anche la possibilità di poter comperare liberamente abitazioni e terreni edificabili è meglio di niente. Vorrei porre inoltre in risalto questo atteggiamento che anima il governo e il Sabor della Croazia, pronti a recepire in tempi brevi i valori europei. Concedetemi infine di lanciare un appello ai cittadini italiani affinché comprino in Croazia. Ci farà maggiormente piacere se saranno gli italiani ad acquistare di più rispetto ai cittadini di altri Stati».
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