Raddoppiati in due anni i residenti cinesi
Anche a Monfalcone la crisi non parla cinese. Le serrande abbassate di negozi più o meno storici del centro vengono rialzate da cittadini originari del Paese asiatico che nella città dei cantieri stanno trovando nuovi sbocchi imprenditoriali, dopo aver esaurito le opportunità offerte da Trieste, dove l'espansione è iniziata del resto un paio di decenni fa. Stabile a lungo attorno a una trentina di componenti, la comunità cinese sta di conseguenza vivendo un micro-boom a Monfalcone. In due anni, dall'agosto del 2012 a oggi, i cinesi iscritti all'anagrafe sono pressoché raddoppiati, passando da 70 (allora erano 40 donne e 30 uomini) a 134, comunque nemmeno un decimo della comunità bengalese, la più numerosa tra quelle straniere. Come accade anche per le altre comunità di stranieri immigrati, quella cinese è giovanissima: i suoi componenti vanno dagli zero, cioé dai bambini nati nell'ospedale di San Polo o di Trieste, ai 56 anni. L'unico tratto condiviso pare, però, fermarsi qui, perché la presenza cinese è fatta non di lavoro nell'indotto Fincantieri, ma di imprenditoria in proprio e in settori diversificati. Si va dalla ristorazione con l'attività ormai storica di via 9 Giugno e quella di via Boito, che riaprirà a giorni, anche se pure per offrire cucina giapponese, al commercio, con i cinque negozi del centro, tra i quali quello di piazza della Repubblica, mentre l'ultimo è stato aperto nell'ex sede della Banca di Roma all'angolo tra via Don Fanin e piazza Cavour, e con i due grandi magazzini di via Colombo e via Grado.
I bar gestiti da cittadini originari del paese asiatico sono sei e l'ultimo rilevato è il centralissimo ex Corner all'angolo tra via Fratelli Rosselli e via Barbarigo che, comunque, da un paio d'anni sfornava kebab pakistani. Nella lista ci sono però anche lo storico "Cavallino" di via Primo maggio o l'ex Maxim di viale San Marco.
L'imprenditoria si estende poi al settore dei servizi alla persona. Vedi i due laboratori di sartoria e piccole riparazioni, dove il lavoro davvero non manca e ci si dà da fare fino a tarda sera, e i due negozi di parrucchiere aperti in centro.
Il ramo maggiormente in espansione, oltre a quello dei locali pubblici, sembra però essere soprattutto quello dei centri massaggi, ormai ben sei e dislocati in un po' tutta Monfalcone. I più recenti sono stati aperti in viale Verdi, al posto di un negozio di colori e pitture, a poca distanza da quello già esistente in una piccola palazzina qualche anno fa utilizzata come asilo nido privato, e in via Galilei. Gli altri vanno dallo "storico" di via Fratelli Fontanot, vis a vis con il liceo Buonarroti, alla visibilissima attività di via Colombo, alla più defilata realtà di vicolo Dessenibus. «Da un lato la comunità cinese è composta da persone già da anni in Italia e i cui figli frequentano le scuole cittadine, parlando un ottimo italiano - afferma l'assessore alle Politiche sociali e servizi demografici, Cristiana Morsolin -. Dall'altro ci possono essere persone di più recente immigrazione e con una minore comprensione della lingua. In ogni caso il tema, che può riguardare la questione delle tutele lavorative, sarà affrontato nell'ambito del progetto di micro-area per il centro città che stiamo costruendo con l'Azienda sanitaria e che sarà oggetto di un convegno il 20 settembre con la partecipazione della Regione».
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