Raddoppia il tasso fisso: in aumento la rata del mutuo per la casa, mille euro in più all’anno

L’impennata negli ultimi sei mesi: dall’1,25% di novembre al 2,50% di oggi

Maurizio Cescon

TRIESTE Stesso mutuo casa a tasso fisso. Stessa cifra, 150 mila euro, presa in prestito dalla banca. Stesso periodo di ammortamento, 20 anni. Ma se l’operazione è stata conclusa appena sei mesi fa, nel novembre 2021, con il tasso all’1,25% la rata mensile ammonta a 710 euro.

Se la stessa operazione è stata formalizzata in questi giorni, con il tasso lievitato fino al 2,50%, la rata schizza a 800 euro, 90 in più al mese, 1.080 l’anno.

Insomma, una batosta non da poco che si inserisce in un contesto di inflazione galoppante, oltre il 5%, con il carrello della spesa rincarato e le bollette di luce e gas a prezzi esorbitanti.

La situazione in regione

Al 31 dicembre 2021 (fonte statistiche di Bankitalia) lo stock complessivo di mutui per l’acquisto dell’abitazione, in Friuli Venezia Giulia, era pari a 7,93 miliardi di euro, dei quali 1,295 relativi alle surroghe. Una cifra enorme, indicativa di come il mattone resti il bene rifugio preferito dalle famiglie, oppure diventi occasione di investimento.

L’accensione del mutuo, per la stragrande maggioranza della popolazione, diventa la strada più percorribile per l’acquisto dell’appartamento, della villetta, del monolocale per le vacanze al mare. Ma, appunto, negli ultimi mesi il tasso fisso, che fino alla fine del 2021 era bloccato attorno all’1,25%, adesso ha avuto una fiammata ed è arrivato ben sopra il 2%, fino a sfiorare il 2,50%. E c’è chi ipotizza tassi fino al 3% in breve tempo.

Le cause scatenanti

I tassi sui mutui salgono ben al di sopra il 2%, segno che la guerra in Ucraina, con l’inflazione alle stelle per i maxi-rincari del greggio e dei prodotti alimentari, sta già inasprendo le condizioni finanziarie prima ancora che la Bce alzi i tassi, una prospettiva che dovrebbe concretizzarsi entro l’estate. E nonostante i segnali di stabilizzazione - dall’industria alla fiducia di imprese e famiglie - dopo il dato negativo del primo trimestre, anche sul secondo c’è incertezza elevata.

Sono i dati Istat e Bankitalia a rendere un quadro della dinamica dell’economia italiana dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, in un contesto internazionale che vede la crescita ovunque in rallentamento, l’inflazione europea ad aprile a livelli record negli ultimi decenni, e i mercati borsistici in una fase di decisa correzione.

Prospettive e tassi variabili

«La crescita delle condizioni dei tassi fissi per i mutui ipotecari prima casa è stata tanto sbalorditiva quanto repentina, a novembre 2021 un mutuo era prezzato a 1,25%, a maggio 2022 è quotato 2,50%: il tasso è cresciuto del 100%», spiega dal suo osservatorio il direttore generale di Credifriuli, Gilberto Noacco.

La banca eroga ogni anno, soprattutto in provincia di Udine, circa 900 mutui casa, nel primo quadrimestre 2022 ne ha stipulati 260 per un controvalore di 31,4 milioni di euro. «La ovvia conseguenza di questa situazione - aggiunge - è che i mutui nel primo trimestre dell’anno a livello di sistema bancario stanno contraendosi e registrano un calo del -6,40%, per contro Credifriuli sta ancora tenendo con un +10,40% (anche grazie al traino delle operazioni con recupero del credito fiscale), ma la decrescita oramai è partita e presumibilmente continuerà nel corso di tutto 2022. La domanda per i mutui prima casa sta tenendo, mentre la domanda delle surroghe è praticamente bloccata».

Ogni 100 mutui il mercato bancario ne quotava 89 a tasso fisso nel 2021, mentre nel primo trimestre 2022 siamo già scesi a 87, di converso sta aumentando il ricorso ai tassi variabili che risultano ancora a condizioni sotto all’1%.

E’ tornato dunque il momento dei tassi variabili? E’ molto probabile, perché con tassi fissi che si avvicinano al 3% (del resto il Btp a 10 anni rende tra il 3% e il 3,20%) un ragionamento sul variabile ritorna d’obbligo. Con uno spread tra 100 e 120 punti, porterebbe oggi un costo annuo di interessi, su un mutuo di 100 mila euro, attorno ai 1.000 euro contro i 2.500, 3.000 del fisso, che in un bilancio familiare fanno la differenza.

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