Raddoppia il costo dei sacchi di pellet, ma la stufa costa la metà: ecco quello che c’è da sapere sugli ecobonus
Per evitare di ritrovarsi a novembre con bollette alle stelle o il riscaldamento ridotto. Ma attenzione al materiale contraffatto, ecco la guida
TRIESTE Forse pensare al riscaldamento con il termometro che supera i trenta gradi potrà sembrare una contraddizione. Ma il vecchio adagio che recita “prevenire è meglio che curare” non sbaglia. Soprattutto se si pensa al prossimo inverno e si cercano soluzioni alternative per sostituire il gas senza interventi pesanti dal punto di vista economico.
Tra bonus ristrutturazione, ecobonus, sconto in fattura, cessione del credito, ma anche superbonus 110% è davvero difficile orientarsi e comprendere quali possano essere i vantaggi maggiori di cui si può usufruire. Per questo motivo occorre fare il punto della situazione in vista del prossimo inverno con i bonus a disposizione, i costi del pellet (in aumento) e qualche consiglio per evitare di cadere nelle truffe.
Ok al bonus per le nuove installazioni
Dal punto di vista fiscale gli apparecchi per il riscaldamento a pellet sono agevolabili in quanto le biomasse rientrano a tutti gli effetti tra le fonti energetiche rinnovabili. Fanno parte di questa categoria le "fonti energetiche non fossili che si rigenerano alla stessa velocità con cui vengono consumate, che sono liberamente disponibili in natura, non si esauriscono e per le quali esistono tecnologie che ne consentono l'utilizzo a fini energetici".
Il pellet vi rientra a pieno titolo in quanto è assemblato a partire da residui provenienti dall'agricoltura, dalla silvicoltura e da sfalci e potature, per cui di fatto si tratta di utilizzare scarti per produrre combustibile verde. Per questo motivo è incentivato l'uso e per ottenere le agevolazioni le stufe debbono necessariamente utilizzare solo biomasse certificate dal punto di vista ambientale.
Installazione certificata
L’acquisto e l’installazione di una stufa a pellet, purché avvenga contemporaneamente ad altri lavori, può essere inserito tra le varie spese effettuate all’interno del Superbonus 110% per il quale si può usufruire dello sconto in fattura o anche della cessione del credito.
Altra strada è l’ecobonus. Chi acquista la stufa o qualunque altro mezzo che permette un efficientamento energetico, come ad esempio il climatizzatore, può usufruire della detrazione del 50% (articolo 16-bis del Tuir). Quello che è necessario per ottenere la detrazione è che ad effettuare la posa in opera sia effettuato un tecnico qualificato, tenuto per legge a emettere il certificato di conformità (Dm 37/2008)”, certificazione necessaria anche per la canna fumaria.
Ma il risparmio a quanto ammonta? Dipende se si parla di privati o condomini.
Privati. Numeri alla mano, si può avere una detrazione pari al 50% (per le unità indipendenti) per l’acquisto e la posa in opera di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili. Il limite di spesa per l’acquisto e la posa in opera della stufa è pari a 30.000 euro.
Per i condomini invece, la detrazione sarà pari a:
- 70%-75%, con spesa massima di 40.000 euro da moltiplicare per ogni unità immobiliare;
- 80%-85% (se si apportano anche miglioramenti delle prestazioni antisismiche), con un tetto massimo di 136.000 euro da moltiplicare per ogni appartamento presente.
Sul mercato
Al di là dei bonus, le stufe a pellet possono essere una valida alternativa per chi vuole, in vista del prossimo inverno, ridurre i costi del gas. Va chiarito però un punto: quando si pensa alle stufe a pellet ci si immagina subito la vecchia stufa, rovente e pericolosa. E invece, anche in questo, la tecnologia ha adottato delle nuove e sicure soluzioni. Le stufe a pellet che sono ora disponibili sul mercato sono di piccole dimensioni e possono essere installate in un angolo della casa.
Possono quindi variare di dimensioni ma anche diventare parte di una cosa domotica. Grazie alle schede smart è infatti ora possibile trovare stufe dotate di interfaccia che ne permette il controllo da remoto tramite app (che consente il controllo da remoto tramite wifi e migliora le performance in tema di risparmio energetico). Possibile attivare accensione e spegnimento, innalzamento e abbassamento del livello di temperatura e potenza, e effettuare una programmazione settimanale del funzionamento.
Il costo dei sacchi di pellet
Quello che preoccupa chi possiede o ha intenzione di comprare una stufa a pellet è il costo stesso del materiale combustibile. Come riportato dalla Stampa, per effetto della guerra e dell’aumento generalizzato dei costi di manodopera, anche il pellet ha avuto un rincaro per il consumatore finale. In un anno i prezzi sono raddoppiati e un sacco da 15 chili che a maggio 2021 costava intorno 4,5 euro ora sfiora anche i 9 euro.
All’origine l’attuale mancanza sul mercato europeo di circa 4 milioni di tonnellate di pellet già prodotto da Russia, Bielorussia e aree limitrofe (Polonia, Lituania, Repubblica Ceca), dove per altro negli ultimi anni era anche aumentata la domanda interna. Nello stesso tempo ci sono nazioni quali l’Austria, la Francia e la Germania dove di recente sono stati introdotti incentivi per la conversione al pellet, che spingono i produttori a privilegiare la distribuzione nei propri mercati interni. Il risultato è una disponibilità drasticamente ridotta per le richieste di paesi come l’Italia con un aumento dei prezzi condizionato anche dai maggiori costi del trasporto.
Secondo i dati dell’Associazione italiana energie agroforestali (Aiel), «l’Italia è uno dei maggiori consumatori di pellet in Europa, (circa 3,5 milioni di tonnellate annue)» nonché «uno dei maggiori importatori (circa l’85 per cento del pellet che vende)».
Le truffe e il materiale di contrabbando
Domanda in aumento e offerta in calo: questo fa alzare i prezzi e apre il mercato a possibili truffe. Solo pochi giorni fa, infatti, sono state oltre 5 mila le tonnellate di pellet da riscaldamento contraffatto e commercializzato sequestrate dalla Guardia di finanza in un’operazione a largo raggio che ha interessato tutto il territorio nazionale, Friuli Venezia Giulia compreso.
Sono oltre 5 mila le tonnellate di pellet da riscaldamento contraffatto e commercializzato in frode sequestrate dalla Guardia di finanza in un’operazione a largo raggio che ha interessato tutto il territorio nazionale, Friuli Venezia Giulia compreso.
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