Racconto d’estate: L’oscurità inghiotte l’uomo che ha rapito Aurora
di KAREN DRIOLI
Giacomo entra con sospetto in casa, guardandosi intorno. Una parte di lui ha sempre voluto varcare quella soglia, attratta dal mistero di quell’abitazione, ma in questo momento prova più timore che curiosità.
Mentre attraversa l’ingresso studia ogni angolo, ogni particolare: i vecchi mobili, le librerie di legno scuro che ricoprono i muri, gli abat-jour fuori moda.
Giunti al salotto, con un cenno della mano Carlo invita il giovane ospite a sedersi a tavola: intanto, si dirige verso la cucina, da dove grida a Giacomo «Bevi qualcosa?».
Il ragazzo titubante risponde di sì, e dopo pochi istanti il medico ricompare in soggiorno con due birre fresche in mano. Le stappano e bevono entrambi lunghi sorsi, rigorosamente dalla bottiglia, prima che Carlo inizi a fare domande.
«D’accordo, ragazzo. Cerchiamo di mantenere la calma. In un certo qual modo mi stai dando un aiuto, ma ora stiamo esagerando. Ti presenti a casa mia in piena notte per quale motivo? Per raccontarmi storie di fantasmi? Un bastardo ha fatto scappare mia moglie da me e dai suoi figli, e tu mi racconti balle?» La voce si alza sempre di più: «Se sai qualcosa, se sai chi sia quell’uomo ti prego dimmelo, ma se non riesci a rispondere a queste domande, ti supplico di lasciarmi stare e di andartene, perché sono troppo stanco per stare a sentire cavolate!».
Giacomo si sta innervosendo, ma allo stesso tempo vuole replicare: «No, Carlo, le mie non sono bugie, Margaret è morta mesi fa, te lo giuro!».
D’improvviso, Carlo scatta in piedi, agitando ancor di più il giovane: «Certo che sono bugie, ragazzino! Ma cosa credi? Di prendermi in giro? Mi stai dicendo che per due volte ho dato un passaggio ad un fantasma! Smettila!»
Ormai sta urlando.
Dal corridoio di sentono dei passi, in pochi istanti Rodolfo appare nella stanza, richiamato dalle urla, visibilmente assonnato. «Che succede, papà? Problemi?». «No, sta tranquillo, Rodolfo», lo rassicura il padre, tentando di calmarsi. «Va tutto bene».
Il figlio controlla sospettoso Giacomo.
«Tua sorella dorme?», chiede Carlo.
Il ragazzo fa cenno di sì con la testa.
«Bene, allora faresti meglio a seguire il suo esempio. Torna in camera tua, a domani».
«Papà...».
Carlo alza la voce: «Ho detto di tornare in camera tua!» lo incita con sguardo severo.
Rodolfo lo fissa per un istante, per poi voltarsi, quasi offeso, verso il buio del corridoio.
La porta della stanza del figlio sbatte al piano superiore quando Carlo, lievemente più tranquillo e con tono di voce più pacato, si rivolge nuovamente al suo ospite.
«Dunque ragazzo» inizia, sedendosi di nuovo. «Mia moglie è scomparsa da ore. Pare che se ne sia andata con un perfetto estraneo. Non c’è traccia di lei, ed ora tu mi vorresti convincere del fatto che la vecchia con cui parlavo è un fantasma». Fa una pausa, cercando la calma «Sei pazzo, o vuoi solo giocarmi un pessimo tiro?».
Giacomo prende il coraggio a due mani ed inizia a parlare: «Senti, lo so che può sembrare pazzesco, ma io quella vecchia la conoscevo, si chiamava Margaret, e fino a poche settimane fa abitava vicino a casa mia».
«Lei mi ha detto che la conosci perché ti ha sorpreso a rubare in casa sua. Non mi stupirei se fosse vero» aggiunge Carlo in tono sarcastico.
«Cosa?» Giacomo sembra davvero perplesso per quest’affermazione, e Carlo non può fare a meno di notare che pare sincero.
«Assolutamente no!» urla. «Te lo assicuro, io non ho mai rubato in vita mia, e se lo vuoi sapere, non sono neanche mai entrato in casa di quella donna! Te lo avrà detto per giustificare la mia reazione terrorizzata alla sua vista! Ma ti ha raccontato una bugia! E Margaret è morta!»
L’ultima frase la sussurra a malapena. Carlo comincia a preoccuparsi. Nonostante lo scetticismo, sente che sta iniziando a credere al ragazzo. Non sta mentendo, non esiste un attore tanto bravo al mondo.
Giacomo si guarda le mani per un istante, poi fissando il suo interlocutore inizia il racconto: «Non conosco tutti dettagli della vita di Margaret, ma nella zona la conoscevamo tutti. Era sempre gentile e cortese con tutti, ma c’era qualcosa nel suo modo di fare per cui nessuno le dava troppa confidenza. Era educata, ma non ispirava la dovuta fiducia. Non che abbia mai fatto niente di male, anzi. Ma tutti pensavano che fosse una donna particolare, non chiedere perché.»
«Che sai di lei?»
«Quel poco che mi ha raccontato mio nonno: neanche lui la conosceva bene, ma aveva sentito delle voci su di lei, quando si era trasferita a Contovello... si diceva che era rimasta sola in giovane età, secondo alcuni il marito era morto giovane, secondo altri era semplicemente scappato. Dicevano che aveva avuto un figlio, ma nessuno lo ha mai visto. È morta all’inizio di maggio, da sola, così come ha vissuto. Per questo mi ha fatto un po’ pena. Al funerale non c’era nessuno se non pochi vicini di casa che hanno provato compassione».
Carlo lo fissa senza parlare. Giacomo si prende la testa tra le mani.
«Ti giuro, è tutto vero! Quando l’ho vista, l’ho riconosciuta subito! Mi sono spaventato a morte! Ho già avuto delle esperienze simili, so che non bisogna scherzare con gli spiriti! E mai sottovalutare le loro intenzioni! Così, quando ho notato che ti parlava, mi sono sentito in dovere di venire ad avvisarti! Già mi sentivo in colpa per non averti raccontato ciò che era successo alla spiaggia.»
Si interrompe di colpo. Lui e Carlo si guardano per un istante: hanno sentito entrambi un colpo provenire dal giardino. Come una caduta.
Corrono alla finestra. Intravedono una figura alta, slanciata, completamente vestita di scuro, irriconoscibile, allontanarsi velocemente verso le aiuole del giardino, attraversando l’oscurità della notte.
Carlo e Giacomo hanno appena il tempo di spalancare la finestra in ferro battuto del salotto, che la figura si sta già aggrappando al muro esterno, pronta a scappare.
Sbigottiti, senza riuscire a dire una parola,osservano la scena che si svolge in pochi attimi.
Ora il fuggitivo si trova in piedi ritto sul muro, e li fissa.
Si toglie il passamontagna che proteggeva la sua identità.
Sorride ai due uomini che lo guardano, e dopo un istante è sparito, calato giù dal muro verso la strada.
Carlo ritrae il busto verso l’interno della stanza, commentando con stanchezza: «Bastardo! Forse voleva entrare a rubare e ci ha sentiti... che razza di mondo...»
Giacomo è impietrito. Carlo se ne accorge e lo fissa.
«Era lui!» sussurra con un filo di voce.
«Lui chi?» chiede il medico, ma quasi si aspetta la risposta.
«L’uomo che ti ha portato via la moglie, Carlo».
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