Quelle sfide in giardino di Paolin e gli altri «Le “triestine” sono le più belle del mondo»

il reportage Per molti giocatori di carte, e non solo, l’Osteria “de Valle” rimane un esercizio mitico, se non addirittura classico. Aperta nel lontano 1907, ha visto sedersi ai suoi tavoli...

il reportage



Per molti giocatori di carte, e non solo, l’Osteria “de Valle” rimane un esercizio mitico, se non addirittura classico. Aperta nel lontano 1907, ha visto sedersi ai suoi tavoli generazioni e generazioni di appassionati di briscola e tressette. E gestioni e gestioni di osti e ostesse hanno assicurato ai biscazzieri liquidi e proteine necessari ad alimentare quelle menti perennemente impegnate a scovare strategie utili a vincere. L’attuale gestore, Paolo Mancini, nonostante i problemi, tiene ancora la barra dritta. Sono tante infatti le trattorie e le osterie che hanno chiuso i battenti di fronte all’arrembante mondo fatto di pub e ritrovi dove carte e giochi non trovano ospitalità.

«Siamo di fronte a un momento poco favorevole per questo tipo di indirizzo ludico – spiega il gestore – ormai sono prevalentemente le persone anziane a smazzare. Tuttavia non molliamo anche se i motivi non mancano. L’attuale padronanza dello stabile intende aumentarmi la pigione con una cifra piuttosto elevata. Anche se amo questo posto, mi sto già guardando attorno per trovare un’alternativa».

È un allarme non da poco per gli habitué di Valle che, ogni pomeriggio, si danno appuntamento nel giardino della trattoria per sfidarsi. Tra i personaggi che per anni hanno frequentato l’antica osteria, Paolo “Paolin”, leader del gruppo musicale dei “Rocciosi”, è tra i più appassionati cultori delle carte. Insegnante nel liceo scientifico Galilei, Paolo Privitera, questo il suo vero nome, era solito ritrovarsi con tre amici da Valle per giocare a tressette e briscola in un torneo che durava temporalmente l’intero anno scolastico. Un passatempo che continua ad apprezzare e coltivare quando possibile. «Le carte triestine sono le più belle del mondo. Credo non ci possano essere dubbi in proposito. Pensiamo alla sontuosa iconografia degli assi, alla ricchezza dei dettagli, o alle figure, che si presentano con nome e cognome ben scritti al centro: Fante di Coppe, Re di Spade. È una specificazione che sulle altre carte non c’è. Ho sempre pensato che si sia resa necessaria a causa dell’elevato livello alcolico del giocatore medio triestino – scherza “Paolin” – che in mancanza di essa forse non distinguerebbe una figura dall’altra. Ma probabilmente non è così, perché i giochi di carte diffusi a Trieste, il tressette in particolare, richiedono una buona logica, e lucidità. Sono anche degli esercizi per tenere allenata la mente, per misurarsi con altri giocatori, per mantenere vivo un rapporto che è di competizione e di collaborazione. È evidente a tutti che c’è sempre meno gente che gioca e vengono meno i luoghi. Molti esercizi, anche assai modesti, sdegnano i giocatori, forse perché pare loro che dequalifichino il locale, o semplicemente perché rendono poco in rapporto al tempo di permanenza. Ma, al di là di questo, il venir meno della “partita a carte” – sostiene Privitera – è una delle tante facce della disgregazione sociale odierna, della solitudine imperante che sono peraltro evidenti e varie. Va però sottolineato che se si gioca di meno non è perché i giochi tradizionali abbiano perso il loro fascino o destino meno interesse, e non è nemmeno vero che i giovani d’oggi li ignorino, presi da mille altre lusinghe. Prova ne è il fatto che nelle scuole di Trieste saltano spesso fuori dei mazzi di carte triestine e talvolta capita di sentire un “busso a spade”, proferito sottovoce dal fondo della classe».

Da Valle di questi tempi sono ormai di casa delle signore che si cimentano nel gioco oggi di moda, il burraco. «Ci piace giocarlo – spiega Stelvia Sartori – perché ci pare meno monotono del ramino e di altri giochi». Assieme alle amiche, la signora Stelvia si ritrova da Valle almeno due volte la settimana, se non addirittura tre. Con lei smazza le carte pure Laura Duse, che, quando lavorava, era capo sartoria del Teatro Verdi. «Ho lavorato in quel bellissimo ambiente per vent’otto anni - spiega - oggi ho però appeso l’ago...al chiodo! La ragione è evidente, purtroppo la vista non è più quella di un tempo. Ma è più che sufficiente, sorride, per distinguere le carte e vincere a burraco».

Per alcuni giocatori di Valle, però, l’atmosfera è poco allegra. Nel locale da anni si ritrovano gli appassionati del nobile gioco della dama che, stando alle loro notizie, vive una stagione drammatica. «Ci stiamo estinguendo, ecco tutto - mastica amaro Aldo Biecar -. Purtroppo siamo tutti anziani e negli ultimi anni non abbiamo potuto o saputo forgiare delle nuove leve. Per questa ragione il glorioso Circolo Damistico Triestino, solo qualche anno fa tra i più forti d’Italia, sta per scomparire. Siamo rimasti una manciata di giocatori, che per poter competere nel resto del Paese deve iscriversi a qualche circolo friulano o della Carnia. Peggio di così...». –





Riproduzione riservata © Il Piccolo