Quelle estati in Riva vècia tra ricami e tuffi dai moletti

«In estate, da piccola, il mare era una conquista, una gioia. Ricordo che una mattina presto andai a studiare sulla riva del mare, guardando l’orizzonte: il mare e il cielo erano tutt’uno». Così Elena Fonda, classe 1935, ricorda le estati della sua infanzia, trascorse a Piranno sulla Riva vècia, quella più povera, ma da cui si arrivava in breve tempo in Riva nova, dove c'erano le case più belle con le terrazze. «Mio papà ne aveva costruita una davanti alla finestra della cucina, sopra il tetto di una casa sottostante. I tetti li adoperavo per prendere il sole. Quanto scottavano i coppi!».
Al mare Elsa ci sarebbe andata sempre, ma bisognava scegliere: o al mattino o al pomeriggio, e non nelle ore calde. «Avevo i l permesso di andare al bagno, ma dovevo uscire sempre con un lavoretto da fare: o uncinetto o ricamo. Per amore dell’acqua, appena uscivo, mi mettevo al lavoro; ero diventata abilissima. Quando tornavo a casa, mia mamma controllava col centimetro di quanto ero progredita».
Al mare si facevano i “ficoni” (tuffi a capofitto) dai moletti. Elsa e la sua amica Claudia stavano sempre insieme. Un idillio che la guerra spezza per sempre. Nel ’55 Fonda lascia Pirano e approda a Trieste. Poi a Venezia e, infine, a Roma. «Lì per andare al mare bisognava prendere il trenino, e avevo sempre il problema di ritornare in tempo per andare a lavorare, tanto che alla fine preso una casaad Anzio». Quando è a Trieste, Elsa va alla Lanterna, ma il mare non è più quello dei suoi ricordi: «Quand’ero ragazza c’era una simbiosi, come nel ventre materno con il liquido amniotico. Credo che l’acqua abbia questo ricordo dell’infanzia». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo