Quelle 100 lire del ’37 «Il buono del Regno vale oggi 30mila euro»

Cento lire? «Bazzecole, quisquilie, pinzellacchere!» avrebbe liquidato il tutto il principe Antonio De Curtis, in arte Totò. Ma se sono lire 100 del 1937, debito pubblico del Regno d’Italia, potrebbero valere 30mila euro. Altro che America («Mamma mia, dammi 100 lire che...»). L’ha scoperto Antonio De Curtis, 80 anni, originario di Caserta, che per alcuni mesi all’anno vive a Trieste ospite della figlia più piccola Marcella e del genero. Il nome e cognome è lo stesso del principe della risata meno la carica nobiliare. O perlomeno la sintesi del nome chilometrico di Totò (all’anagrafe: Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio). Il casertano Antonio De Curtis è comunque un grandissimo estimatore di Totò tanto da collezionare tutti i film (che sono ben 97) e da dare a uno dei cinque figli lo stesso suo nome. «Alcuni film li ha visti migliaia di volte» racconta Marcella De Curtis. Le 100 lire regnicole (una specie di Bot) sono comparse per caso nel gennaio 2013 durante alcuni lavori di ristrutturazione della casa di famiglia a Caserta. «Visto che avevamo deciso di affittarla abbiamo deciso di dare una ripulita. E in una cassapanca della mamma Maria Grazia (scomparsa alcuni afnni fa, ndr), in mezzo alle lenzuola del corredo, è saltato fuori un pacchettino di carta avvolto in del filo. E dentro, in mezzo ad alcune foto di famiglia, c’era il certificato di cento lire del 1937. Sul momento non ci abbiamo data una grande importanza. Mia padre non si ricordava neppure di averlo». E come è nata l’idea della riscossione? «Diversi mesi dopo mio fratello più grande (che si chiamo pure lui Antonio), parlando con suo amico di questo ritrovamento, ha scoperto che poteva avere un certo valore non indifferente». E così nell’ottobre del 2013 il titolo è stato fatto stimare da un consulente contabile di Agitalia (l’associazione per la giustizia in Italia che si occupa delle riscossioni dei titoli scaduti). «È risultato un valore monetario attuale pari a circa 30mila euro, tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione, per tanti anni di giacenza nelle casse dello Stato» spiega la direzione di Agitalia. L’omonimo di Totò si trova così tra le mani cento lire che valgono 30mila euro. «La famiglia dell’anziano signore - spiega la direzione di Agitalia - ha conferito mandato al nostro ufficio legale per agire al fine del recupero della somma presso la Banca d’Italia ed il Ministero delle Finanze obbligati in solido a “onorare” tutti i debiti degli Istituti bancari non più esistenti e dei titoli pubblici facenti capo allo Stato italiano. Abbiamo già inoltrato la richiesta al Ministero dell’Economia e a Bankitalia per la restituzione della somma maggiorata con tutti gli emolumenti di legge nella misura sopraindicata». Una bella sorpresa. «Mio padre ne aveva perso completamente memoria. Il titolo potrebbe provenire dalla famiglia della mamma o dai nonni. Dice che non l’ha sottoscritto lui nel 1937. Di questo è sicuro» aggiunge Marcella. «Mamma mia dammi cento lire...», cantavano le mondine. «Ma mi faccia il piacere!», avrebbe risposto Totò.
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