Quell’ansia da verifica che aiuta a fare il callo alle prove della vita

Sono le 8.15: gli alunni sono pronti a iniziare la prova di verifica quadrimestrale. Di fatto dovranno svolgere esercizi di matematica molto simili a quelli già eseguiti in classe o nei compiti per...

Sono le 8.15: gli alunni sono pronti a iniziare la prova di verifica quadrimestrale. Di fatto dovranno svolgere esercizi di matematica molto simili a quelli già eseguiti in classe o nei compiti per casa, però sapere che si tratta di una prova di verifica per la maggior parte dei bambini cambia completamente la situazione…

Le frasi di rito della maestra sono sempre le stesse: «Bambini, leggete attentamente le consegne e cercate di fare del vostro meglio! Lavorate in silenzio per concentrarvi meglio. Non copiate dal vostro vicino: la verifica mi serve per capire cosa ciascuno sa fare e su quali argomenti devo invece aiutarlo, se trovo gli esercizi corretti perché avete copiato dal compagno penso che siete a posto e non vi rispiego più niente!».

Appena ricevono le schede li osservo: per ciascuno potrei scrivere un fumetto con i suoi pensieri… Ci sono quelli che leggono con calma, un po’ preoccupati ma fiduciosi nelle proprie capacità, si mettono a lavorare col consueto impegno. Edo sorride soddisfatto, trova esercizi che sa eseguire, si tuffa nel lavoro: vorrebbe finire per primo! Speriamo che per la fretta di consegnare non commenta i soliti errori di disattenzione. Luca invece è un po’ in ansia, non è sicuro delle sue capacità, teme le ire della mamma se la verifica va male, ma soprattutto gli esercizi “supplementari" che gli farà fare dopo!

Andrea legge in fretta (troppo in fretta mi pare…), vuole far bene ma è tanto distratto, spero che non si confonda come è accaduto altre volte. Vera ha un’espressione spaventata: le sembra di non capire niente, viene a chiedermi spiegazioni, ha tanta paura di sbagliare; non ne ha alcun motivo, ma l'emozione le fa quest'effetto. Piero si mette a lavorare ma questa prova per lui è una scocciatura e non ci mette l'impegno necessario, che peccato! Nicola è agitato, ci tiene tantissimo a ricevere un bel voto, la mamma sarebbe proprio contenta e lui non vuole deluderla: verrà molte volte a chiedere conferme.

Luisa ha bisogno di una spinta iniziale, poi ce la metterà tutta per completare la prova. Erik non si decide ancora a cominciare, ha scritto il suo nome lentamente, come se la penna pesasse un quintale: la matematica proprio non gli piace e non ha una nessuna voglia di stressarsi con i calcoli e risolvere problemi; è già sicuro che la prova andrà male e ahimè non darà il massimo per completarla. Mauro ogni tanto si dimentica che sta svolgendo una verifica e si mette a giocherellare sul banco: quante volte dovrò esortarlo? Paolo armeggia con la stilografica, le schede sparse sul banco, il solito caos, ma è in gamba e riuscirà finire in tempo.

Certo, le prove di verifica creano un po’ d'ansia, mettono il bambino da solo di fronte alle sue capacità, portano conseguenze sia a scuola (voti, recuperi, approfondimenti) sia a casa (lodi, rimproveri, premi, a seconda di come vive questa situazione la famiglia), però sono forse il primo allenamento alle altre prove che sarà tenuto ad affrontare nella vita: il diploma, la patente, la laurea, il colloquio di lavoro... E allora quel po’ di “strizza” non fa male, purché gli si insegni anche a non perdersi d'animo quando ottiene risultati scarsi e a non vergognarsi di chiedere aiuto.

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