Quel tristissimo filo rosso che collega la tragedia di Rimini a Monfalcone

MONFALCONE. Sgomento per quel sorriso spento per sempre, prima sferzato e poi soffocato dalle onde alte cinque metri. Alessia Fabbri, la più giovane dell’equipaggio e forse la prima a tuffarsi martedì pomeriggio nelle gelide acque all’imboccatura del porto di Rimini, è il tristissimo filo rosso che collega la tragedia del Di Più a Monfalcone. La giovane veronese, notaio con studio dal 2012 a Castelnuovo del Garda, tesoriere del Consiglio notarile del comune scaligero, aveva iniziato a muovere i primi passi nel dedalo di rogiti e attività testamentarie proprio nella città dei cantieri, dove la notizia della sua improvvisa scomparsa, ieri, ha lasciato annichilita la categoria E in primis il decano dei professionisti Pietro Zotti.
Dopo laurea e praticantato, infatti, Alessia Fabbri aveva vinto un concorso a Monfalcone e, come la legge impone, entro tre mesi aveva aperto, nell’agosto 2011, uno studio al civico 39 di corso del Popolo per svolgere il servizio pubblico. Sola in una città sconosciuta, come avviene in questi casi, era stata presa sotto l’ala protettrice dei colleghi, che nel settore si contano sulle dita di una mano. Per questo i professionisti del circondario, Grado compresa, la conoscevano e già ieri mattina, quando appena iniziavano a diffondersi sui tg i nomi delle vittime della sciagura, sapevano della drammatica fine della collega, con cui appena una manciata di anni prima avevano condiviso la giovialità di una cena, la spensieratezza di una gita in barca. La passione quasi viscerale per il mare e la vela, del resto, non era mistero per nessuno, anzi uno sport condiviso.
«Per me era come una figlia, anche perché Alessia era effettivamente coetanea della mia figliola - ricorda il notaio Zotti -. Aveva aperto un ufficietto in corso, ma qui non conosceva nessuno, così, tramite conoscenze nel settore, si era legata a noi. Spesso siamo andati tutti assieme in barca. Non grandi traversate, si stava qui, sul golfo, tra Duino e Trieste, o in Slovenia».
«Era una persona seria, studiosa, impegnata anche verso l’ambiente - prosegue -. Aveva uno spiccato amore per la natura: guai a sprecare fogli, perché come diceva lei “Gli alberi devono restare in piedi”». Alessia Fabbri «era un’esperta del mare». «Almeno così posso ritenere rammentando l’agilità con cui si muoveva a bordo», rileva il notaio Zotti, che aveva conosciuto al telefono anche il padre della sfortunata giovane, il cardiochirurgo 68enne Alessandro Fabbri, altra vita spezzata sulla rotta di Trapani.
Il medico aveva lavorato all’ospedale di Borgo Trento, vantando anche un’esperienza a Londra, per poi diventare primario al San Bortolo di Vicenza. In considerazione della sua grande competenza, Zotti aveva programmato una visita con lo specialista. «Per quanto ho appreso - commenta il notaio monfalconese - nell’equipaggio c’erano degli esperti, avvezzi alla navigazione, come del resto Alessia, che peraltro nuotava benissimo. Mi riesce difficile ipotizzare un’imperizia all’origine della terribile disgrazia, piuttosto sarei portato a pensare a un guasto, con conseguente ingovernabilità dell’imbarcazione».
Un Bavaria 50 piedi - altra coincidenza di questa tristissima storia - a vela d’immatricolazione monfalconese: MN2576 la targa dello scafo lungo 14,98 metri. «Con il mare in quelle condizioni - conclude Zotti - al naufrago è bastato un colpo alla testa per svenire e perdere i sensi. Ho saputo di Alessia qualche ora fa, ma non mi sono ancora ripreso. Grandissimo, il dispiacere».
Cordoglio diffuso nella categoria. Così il segretario dell’ordine notarile isontino, che pure aveva conosciuto la 37 veronese, Michele Furlani, con studio a Staranzano: «Era in gamba, conosceva la materia. Chiaramente giovane e alla prima esperienza, ma con tanta voglia di fare. E tutti sappiamo quanto non sia facile nei primi tempi dell’attività». Appassionato di vela, Furlani aveva condiviso con la vittima un’uscita nel golfo in barca. «Ho appreso la notizia da mia sorella - conclude - sono rimasto malissimo. Era così giovane e non so proprio darmi una spiegazione per come tutto ciò sia potuto accadere».
Alessia Fabbri, il 5 settembre 2012, nonostante la positiva esperienza a Monfalcone, una città che comunque - stando alle testimonianze - le era piaciuta, aveva colto l’occasione di un concorso in Veneto e aveva accorciato le distanze con la famiglia, prendendo studio a Castelnuovo. Sotto choc, ieri, l’ufficio: «Lo abbiamo saputo appena questa mattina - ha spiegato una segretaria -, non possiamo rilasciare dichiarazioni. È troppo presto. Nei prossimi giorni, forse, parleranno i colleghi».
Eppure tutto era partito, martedì, come una della tante avventure in mare. Da un cantiere di Marina di Ravenna, dove il Di Più aveva appena subito un completo refitting, la barca era salpata con destinazione Trapani. «Dove andate con questo tempo?», la domanda che al cantiere qualcuno aveva rivolto al team. C’era la convinzione, nell’equipaggio del Bavaria, di poter approdare in Sicilia col vento in poppa. Si trattava, invece, di un vento di morte.
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