Quel posto barca quasi gratis per i ”fortunati” di Porto Vecchio
All’ormeggio le barche della società Athena, i soci pagano dai 200 ai 300 euro l’anno. Il presidente di Athena Elio Melon: "Siamo dei precursori". Davanti a ogni barca ci sono anche le passerelle che consentono l’accesso a bordo. Marino Conticelli, segretario generale del Porto: "Quella concessione risale a molti anni fa. Viene rinnovata di sei mesi in sei mesi"

Una decina di barche tutte in fila, legate agli ormeggi. Ci sono pilotine, motoscafi, imbarcazioni anche a vela. A terra sulla banchina, sistemate sopra i supporti, ne sono depositate altre dodici. Ma questo marina non è accessibile ai comuni cittadini. Per andarci bisogna attraversare il check point del Porto Vecchio presentando il permesso o i documenti ai finanzieri e arrivare seguendo le strade piene di buche fino al Molo Zero. Lì davanti, vicino all’area Crismani, c’è l’incredibile darsena. Tanto incredibile che dopo aver letto il piano regolatore portuale in vigore fino a pochi anni fa si scopre che quell’area era stata destinata alle merci pericolose infiammabili. Insomma, un posto da cui sarebbe bene star lontani.
La scena è eloquente. Da una parte c’è il mercantile Daytona, poco oltre altre navi da trasporto. Sulla banchina una fila di camion cisterna. Ed ecco, a poche decine di metri, la fila di barche da diporto. Sulla banchina, a distinguere la zona portuale da quella diportistica, un paio di transenne e di jersey posizionati alla buona. Eppure la società nautica sportiva Athena, che è titolare della concessione, ha ottenuto da tempo da parte dell’Autorità portuale - a fronte di un canone semestrale di 485 euro e 75 centesimi - la possibilità di mantenere vicino alle navi mercantili «gli ormeggi per le unità da diporto dei propri soci» con l’obbligo ovviamente di pagare la somma pattuita.
L’ultimo atto è stato firmato dall’attuale presidente della fondazione Porto Vecchio, già funzionario dell’Authority, Aldo Cuomo. Davanti a ogni barca ci sono anche le passerelle che consentono l’accesso a bordo. «Quella concessione risale a molti anni fa. Viene rinnovata di sei mesi in sei mesi», ricorda Marino Conticelli, segretario generale del Porto. «L’aveva disposta Marino Zanetti, durante la sua presidenza», ricorda Cuomo.
Dai numeri delle immatricolazioni scritte sulle fiancate dei natanti non è difficile arrivare all’identità di qualche socio. Per esempio una bellissima barca a vela risulta intestata a Loreta Duca in Cargnello, moglie dell’ingegner Fabio Cargnello. Un’altra, vicino, è targata Napoli. Per l’esattezza 3N2801D. Ecco poi una simpatica pilotina di nome Charlie. E poco più in là un paio di motoscafi con il motore da 25 cavalli.
«Non abbiamo fatto nulla di male. La nostra associazione è lì da molti anni. Tra i nostri soci, che sono una trentina, c’è anche il commendator Primo Rovis. Ha sempre ormeggiato la sua barca su queste banchine. Paghiamo regolarmente la concessione e in pratica siamo dei precursori del riuso del Porto Vecchio. Perché proprio in quest’area sorgeranno i marina. Noi insomma ci abbiamo pensato prima», dice Elio Melon, presidente della società Athena, sindacalista dell’Acegas e appassionato di nautica da diporto.
«È un posto sicurissimo», aggiunge: «Infatti non abbiamo bisogno di guardie giurate. Spesso davanti alle nostre barche ormeggiate passano poliziotti, carabinieri e finanzieri. Più sicuri di così non possiamo essere». Spiega ancora Melon: «Per entrare in Porto Vecchio (una zona doganale, ndr) occorre un permesso e gli ospiti possono accedere solo assieme ai proprietari delle barche, insomma con i soci». E i soci, appunto una trentina, pagano fino a 200, 300 euro all’anno per una barca di otto metri, security compresa. Normalmente in un marina a Trieste si paga dai 1300-1500 euro all’anno.
Ma ora non c’è più posto. «Abbiamo anche dovuto spostarci», spiega ancora Melon. Prosegue: «La nostra associazione non è mica composta da ricconi. Qui ci sono pensionati, gente che non ha grandi possibilità economiche. Non ci vedo nulla di male nell’ormeggiare la barca in porto. Infatti ce lo hanno concesso».
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