Quel nuovo farmaco che soccorre il cuore malato

John McMurray, dell’Università di Glasgow, ha presentato i risultati di una sperimentazione clinica con un nuovo farmaco contro lo scompenso cardiaco. E i risultati gli hanno valso un applauso a scena aperta.

TRIESTE Mi è capitato poche volte, nella mia carriera, di avere la sensazione di essere di fronte a una scoperta epocale sentita in diretta a un congresso. Una di queste è stata la scorsa settimana a Parigi, al meeting della European Society of Cardiology – congresso monstre quest’anno, con oltre 33 mila partecipanti. Di fronte a una platea gremita, John McMurray, dell’Università di Glasgow, ha presentato i risultati di una sperimentazione clinica con un nuovo farmaco contro lo scompenso cardiaco. E i risultati gli hanno valso un applauso a scena aperta.

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Il farmaco si chiama dapagliflozin, e in realtà non è del tutto nuovo, in quanto fa parte di una famiglia di 4 molecole già approvate per il trattamento del diabete. Erano state sviluppate una decina di anni fa per la loro proprietà di inibire una proteina espressa nel rene, Sglt2, che stimola il riassorbimento del glucosio secreto nell’urina. Bloccando Sglt2, la glicemia diminuisce, da cui l’effetto terapeutico per i pazienti diabetici. Ma quando il dapagliflozin e i suoi analoghi sono stati introdotti nella pratica clinica negli ultimi cinque anni, ci si è resi subito conto che questi, oltre a ridurre la glicemia, avevano anche un effetto benefico sulla patologia cardiovascolare dei pazienti. Niente di sorprendente, si era pensato, dal momento che di fatto cuore e vasi sanguigni, insieme al rene, sono i primi organi a essere danneggiati dal diabete.

La grande novità ora mostrata a Parigi, invece, è che questi farmaci funzionano sul cuore indipendentemente dal diabete. Una sperimentazione su 4.744 pazienti con scompenso cardiaco ha mostrato che dapagliflozin ha un effetto benefico su mortalità, ospedalizzazione e qualità di vita anche quando associato alle migliori terapie attualmente disponibili. Era originariamente previsto che McMurray mostrasse i risultati di questa sperimentazione al meeting dell’American Heart Association il prossimo novembre a Chicago, ma la portata dell’effetto del farmaco è risultata talmente importante che per motivi etici la presentazione è stata anticipata a Parigi. Sono 25 milioni i pazienti con scompenso cardiaco in tutto il mondo, e la maggior parte dei farmaci oggi disponibili per loro sono stati sviluppati più di 20 anni fa.

Dapaglifozin e i suoi analoghi, ora, potrebbero cambiare completamente lo scenario terapeutico per questi pazienti, andando ad aggiungersi ai farmaci esistenti o forse anche sostituendoli. «Sarà stato scoperto per il diabete, ma questo è sostanzialmente è un farmaco che cura il cuore» era la voce che circolava tra i partecipanti al meeting. Proprio così: ancora una dimostrazione di come le grandi scoperte nascono spesso in maniera inaspettata. –

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