Quel mistero della Villa delle Cipolle, un frammento di Russia a Barcola

La costruzione fu voluta dal croato Anton Jakić, ex pope diventato giornalista, autore di fogli di propaganda panslava

Zeno Saracino
La villa delle cipolle a Barcola (Lasorte)
La villa delle cipolle a Barcola (Lasorte)

«Fra le tante brutture non ci mancano nemmeno le cipolle moscovite, che qualche sognatore di siberiani amplessi cerca di educare in questo suolo». Il conservatore del Civico museo di antichità Alberto Puschi si sfogava così, sull’Archeografo Triestino, nei confronti delle nuove ville borghesi che qui e lì sorgevano sull’orizzonte in precedenza campagnolo di Barcola.

Se oggigiorno la calvizie verde dello skyline di Barcola peggiora a causa del moltiplicarsi di ville moderniste che trasformano l’affaccio sul mare della pineta e dei Topolini, all’epoca il bersaglio polemico era la prima generazione di ville costruite dalla borghesia triestina: palazzi eclettici, veneziani o, come nel caso in questione, dalla netta ispirazione russa.

La doppia anima di Barcola: mare e borgo rurale
Una carrellata di foto che riflettono le due anime di Barcola (Lasorte)

Puschi si riferiva infatti alla villa di Anton Jakić, oggigiorno al civico 229 di viale Miramare, costruita nel 1897: una scheggia impazzita del gusto eclettico dell’epoca, teso all’imitazione e al riutilizzo disinvolto di modelli di altre nazioni ed epoche storiche. In questo caso il riflesso delle cupole dorate reminiscenza delle chiese russe determinò l’inevitabile nomignolo di “villa delle cipolle” o, in dialetto, delle zivole.

Il riferimento a Mosca non è casuale, perché la villa era espressione delle convinzioni panslave del giornalista Anton Antonio Antun Jakić (1860-1942).

Originario di Spalato, Jakić era di mestiere sacerdote, ma la sua reale passione era politica, espressa grazie all’attività giornalistica: il periodico Il diritto croato, pubblicato a Pola nel 1888, fu il primo di una catena di fogli autoprodotti dove Jakić scriveva di notizie locali e internazionali con un occhio panslavista. La simpatia verso la Russia zarista, all’interno dei suoi scritti, appare evidente; e non a caso il giornale, più volte censurato, proseguì con Il pensiero slavo, La pensée slave e infine, in lingua croata, con lo Slavenska Misao.

Tutt’oggi non è chiaro quali fossero le fonti di finanziamento del giornale, in larga parte scritto di suo pugno dal sacerdote. Lo spostamento a Trieste, città dove Jakić sperava di trovare una minore censura dalle autorità austriache, si accompagnò al progetto della villa: l’ex pope comperò lo spazio nel febbraio 1895 e l’anno successivo sottopose il progetto dello scultore croato Ivan Rendić al Comune di Trieste, spostandosi nella nuova abitazione nel 1898.

La generosità dell’anonima fonte per i giornali dell’ex pope non si allargava però alla villa stessa, per la quale Jakić aveva siglato due prestiti bancari con le banche slovene, i cui interessi lo obbligarono nel 1904 a svendere l’edificio.

La presenza del primo proprietario compare nell’opera “I Croati a Trieste” dove si riporta la testimonianza di un’adolescente che portava il latte fresco: «Nella villa delle Cipolle abitava un uomo di media altezza, distinto di comportamento signorile e che parlava croato. Di lui si diceva che era stato un pope e dopo aver conosciuto una dama russa lasciò il sacerdozio. Sarebbe stata lei a dargli i soldi per costruire la villa, ma a lavoro finito non era soddisfatta e si lasciarono».

La studiosa Margherita Tauceri, con una disamina su “Trieste Segreta”, osservava invece che non vi sono prove dell’utilizzo della villa quale bordello nel Novecento.

Oggigiorno la villa, trasformata in un condominio con quattro appartamenti, si presenta con le stesse forme dell’epoca, complice un restauro conservativo: le cupole dorate scintillano al sole, riflettendosi nei mosaici della parte superiore della facciata, contornati di finestre di gusto orientaleggiante. L’impianto di derivazione bizantina si prolunga, nel lato a sinistra, con un’ampia terrazza da cui ammirare il golfo.

Una torricciuola vezzosa completa l’angolo a sinistra e, nella parte inferiore, è presente un baldacchino con un piccolo giardino. All’interno di quella ricerca dell’opera d’arte totale caratteristica di fine Ottocento, la villa presenta negli interni pregiati affreschi del pittore di Spalato Paško Vučetić.

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