Quei 90 milioni congelati da anni che ora Roma vuole incassare

Si tratta dell’eredità finanziaria del Trattato di Osimo, al netto degli interessi maturati
La firma del Trattato di Osimo in una foto d'epoca
La firma del Trattato di Osimo in una foto d'epoca

Vale oggi poco meno di 90 milioni di dollari, al netto degli interessi maturati in oltre vent’anni, l’eredità finanziaria del Trattato di Osimo. Un’eredità - ricorda Giuseppe de Vergottini, professore emerito di diritto costituzionale dell’Università di Bologna, originario di Sebenico -, messa nero su bianco dall’Accordo di Roma siglato nel 1983 da Italia e Jugoslava. L’accordo fissava in 110 milioni di dollari la cifra originaria dovuta dall’allora Repubblica federativa a titolo di indennizzo per la cessione della zona B e di tutti i beni un tempo di proprietà degli esuli, e concedeva al governo del maresciallo Tito 7 anni di tempo per versare l’intera somma. Somma che l’Italia stabilì anche potesse essere versata in 13 rate a partire quindi dal 1990.

Soltanto due delle 13 rate in questione, però, sono state effettivamente versate: una dell’importo di circa 12 milioni di dollari, l’altra di poco superiore agli 11 milioni. Lo scoppio della guerra e il dissolvimento della Jugoslavia hanno poi di fatto bloccato i pagamenti. In seguito, ricorda ancora de Vergottini, i Paesi nati dalle ceneri della Repubblica federale, vale a dire Slovenia e Croazia, si sono autonomamente spartiti il debito nei confronti dell’Italia, stabilendo che Lubiana avrebbe versato circa il 60% dei 90 milioni dovuti a Roma a fronte del 40% spettante a Zagabria. Un impegno a cui la Slovenia ha dato concreto seguito, depositando la cifra di competenza sul conto di una banca del Lussemburgo, mentre la Croazia si è limitata finora ad una “promessa” solo verbale.

Fin qui il passato. Il futuro dipende invece dal governo italiano che, dopo anni di stand by, pare ora deciso ad incasso i 90 milioni. Cifra a cui andranno poi aggiunti gli interessi: un’altra partita tutta da negoziare però con Lubiana e Zagabria.

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