Quei 20 milioni per le scuole di Trieste che nessuno riesce a utilizzare

Gli edifici sono in cattive condizioni e vanno restaurati. Appalti bloccati per carenza di personale tra Uti e Comune
Foto BRUNI 20.12.16 Liceo Dante-i lavori di ristrutturazione
Foto BRUNI 20.12.16 Liceo Dante-i lavori di ristrutturazione

TRIESTE Gli edifici delle scuole superiori di Trieste sono in cattive condizioni, ci sono venti milioni di euro per rimetterli in sesto, ma non si possono usare. Si può sintetizzare così la vicenda emersa nei giorni scorsi dal Consiglio comunale. Il problema riguarda l’area Lavori pubblici del Comune, in carenza di personale e quindi impossibilitata a realizzare gli appalti.

Un problema per cui l’assessore all’Istruzione Angela Brandi si dice «preoccupata» e auspica «un intervento da parte della Regione».

Ma andiamo con ordine. Tutto nasce da una mozione presentata in Consiglio comunale ancora nel marzo scorso dal capogruppo di Forza Italia Piero Camber, e firmata anche dagli altri capigruppo della maggioranza: Salvatore Porro per Fratelli d’Italia, Paolo Polidori (ora vicesindaco) per la Lega e Vincenzo Rescigno per la Lista Dipiazza.

Nella mozione si rileva come i 23 immobili sede di istituti scolastici che l’Uti ha ereditato dall’ormai defunta Provincia sono tutti situati nel territorio di Trieste: «Gran parte degli edifici scolastici superiori versano in cattive condizioni di manutenzione - vi si legge -, in particolare per quanto riguarda infiltrazioni, spandimenti, vetustà e mancato funzionamento dei servizi igienici e degli impianti di riscaldamento». La mozione chiede quindi che si arrivi a un accordo che consenta al Comune di prendere in gestione l’edilizia scolastica dell’Uti, in maniera da poter intervenire.

La risposta del direttore generale Santi Terranova, recapitata nei giorni scorsi al presidente del Consiglio Marco Gabrielli, è chiara: «La mozione trovava e trova il pieno consenso dell’esecutivo. Infatti gli edifici hanno già predisposto una bozza di convenzione che trova un condiviso consenso tecnico e politico». Il motivo per cui il provvedimento non è ancora arrivato in Consiglio, prosegue Terranova, è legato all’organico: «Non si è ancora riusciti a trovare una sostituzione tecnico-dirigenziale che, sopperendo ai pensionamenti dei dirigenti tecnici, ci dia una ragionevole sicurezza quanto ad un corretto presidio dell’importante tema sollevato». Conclude Terranova: «Si è infatti in attesa di comprendere quale sviluppo futuro avranno per questa giunta regionale i temi delle Uti e dell’albo unico della dirigenza».

Come spiega l’assessore ai Lavori Pubblici Elisa Lodi il problema è duplice: l’Uti al momento non ha una struttura adatta a gestire gli appalti e il Comune, causa pensionamenti, neppure. Quindi i soldi restano in sospeso.

Commenta Camber: «Le condizioni delle scuole sono molto problematiche, bisogna porre rimedio quanto prima e fare chiarezza su chi fa cosa».

L’assessore comunale all’Istruzione Angela Brandi, pur non essendo direttamente competente per la vicenda, commenta: «Non mancano solo i dirigenti, manca anche il personale. La mia preoccupazione è che i fondi, se attendiamo troppo a lungo, vadano perduti in qualche modo. Questo deve essere assolutamente evitato», conclude.

Il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Paolo Menis, il primo a sollevare il problema in questi giorni, spiega: «Questo è uno degli effetti deleteri della riforma degli enti locali. Anche per questo motivo la Regione deve mettere mano per evitare situazioni difficili. Le scuole superiori sono quelle che più hanno bisogno di interventi: Comune e Regione devono ridare dignità e sicurezza agli edifici quanto prima».

Così invece la capogruppo del Partito democratico Fabiana Martini: «Premesso che il problema del ricambio del personale è reale, lo abbiamo toccato con mano anche noi, chi amministra deve stabilire delle priorità. Ha il dovere di scegliere cosa viene prima. E mi pare che la sicurezza dei giovani debba venire prima di tutto, è una responsabilità primaria per chi, come va di moda sbandierare oggi, è stato eletto dal popolo». —


 

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