Quegli sci in legno a due passi dal mare

L’azienda di “Sandy” Marchi fabbrica attrezzi sportivi artigianali: clienti dall’Europa al Giappone

Produrre sci sul Carso, a due passi dal mare, può sembrare un ardito paradosso. Eppure è proprio ad Aurisina che è nata e cresciuta la Foil Handmade Skis, azienda giovane e molto promettente che si occupa dell’ideazione e della fabbricazione di sci artigianali in legno.

L’idea è venuta al goriziano Alessandro Marchi, in arte Sandy, 39 anni e un passato da sciatore prima e snowboardista poi, che l’ha portato ad allenare per quattro anni la nazionale slovena di snowboard. Nata quasi per gioco nel 2010, la Foil Handmade Skis oggi ha clienti in Giappone, negli Stati Uniti, in Svezia, in Austria e in Germania. E proprio in questi giorni rappresenta l’eccellenza triestina all’Ispo di Monaco di Baviera, la più importante fiera europea dedicata agli sport invernali.

«Quando sono partito, quattro anni fa, l’ho fatto quasi per scherzo: ho iniziato a disegnare e costruire prototipi di sci in legno facendoli testare ad atleti, ex allievi e turisti. Chi li provava tornava soddisfatto: sono manufatti unici che rendono la sciata ancora più piacevole rispetto a uno sci in plastica». Il segreto, dice Sandy, sta nell’attenzione posta sui materiali: si utilizzano listelli di bambù, la leggerissima paulonia e il frassino, famoso per la sua elasticità, che a seconda del modello sono mescolati in maniera diversa. Lo sci, diversamente da quelli prodotti in serie, viene pressato per ben quattro ore a temperature molto basse: questo garantisce una maggior morbidezza nella sciata e una maggiore durata dell’attrezzatura. La lavorazione e il tipo di materiali impiegati condiziona il costo: «La spesa è mediamente di 1200 euro, mentre per uno sci prodotto in serie se ne possono spendere anche 600. Ma - sottolinea Sandy – non si tratta neppure di un prodotto luxury, che può arrivare a costare dai 3000 ai 6000 euro».

Certo, avviare un’impresa del genere ad Aurisina non è stato semplice: «Ho dovuto portare avanti contemporaneamente più attività perché per questo progetto servivano fondi e nelle banche, quando spiegavo che la mia impresa avrebbe prodotto sci a Trieste, l’ilarità era la reazione che andava per la maggiore», spiega l’imprenditore goriziano. Nonostante ciò, dopo aver provato per tre inverni nuove geometrie e materiali e aver raggiunto gli standard qualitativi desiderati, l’anno scorso Sandy ha deciso di fare sul serio, mettendosi sul mercato con un’intera collezione e sfruttando i social network per farsi conoscere in tutto il mondo.

Ha funzionato, pur partendo da Aurisina. Ma anche se la vicinanza al mare finora non si è rivelata un limite, Sandy confessa che quando si tratta di disegnare uno sci preferisce ritirarsi, per l’ispirazione giusta, nel suo studiolo a Passo Pramollo. E poi bisogna stare a contatto con le piste e con gli sciatori e avere un occhio speciale per le novità: «Per capire quali saranno le tendenze dei prossimi anni – racconta – d’estate cerco di stare almeno un mese in California: è da lì che parte l’innovazione di prodotto. E in vista dell’allargamento dell’azienda ho preso un magazzino nel manzanese: dal prossimo anno servirà più spazio».

Ma intanto le cento paia di sci usciti dalla Foil Handmade Skis quest’anno sono state quasi completamente prodotte ad Aurisina. E anche i materiali, dice Sandy, potrebbero essere prodotti localmente: «Il bambù finora mi è arrivato dall’Oriente, ma di recente ho comprato dei semi online. Ne ho piantato uno in una dolina ad Aurisina ed è cresciuto: l’obiettivo ora è dar vita a una piccola piantagione di Phyllostachys, un genere di bambù che in due anni raggiunge i 20 centimetri di diametro per 11 metri d’altezza. Se riusciremo a far crescere le nostre piante in loco, ridurremo significativamente la filiera».

Giulia Basso

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