Quattromila firme per la sanità triestina

La raccolta delle sigle, iniziata a gennaio, continuerà anche oggi. Su tema attacca anche la deputata di Forza Italia Sandra Savino: “La città viene depauperata nel silenzio delle istituzioni”

TRIESTE. «Alla cortese attenzione della Presidente della Regione Debora Serracchiani: noi sottoscritti cittadini di Trieste, preso atto della riforma da Lei voluta, Le diciamo che è una vergogna e chiediamo l'abolizione della cosiddetta “riforma sanitaria” come da Lei voluta». Questo a chiare lettere è il messaggio del Comitato di cittadini per la difesa della sanità triestina indirizzato alla presidente e sottoscritto già da 4mila persone. La raccolta firme, iniziata a gennaio, ha avuto luogo anche ieri davanti a un affollato banchetto in viale XX Settembre a Trieste e proseguirà anche oggi, dalle 16 in poi, in via Dante.

Quattro i punti che proprio non vanno giù al Comitato: l’enorme taglio dei posti letto ospedalieri di Trieste (quelli ordinari passano da 764 a 608, quelli in day hospital da 79 a 44 ndr); l'impossibilità di ricovero a Trieste in molti casi; il ricovero ospedaliero a Udine in molti casi; i tempi di attesa insostenibili. Alessia Favretto membro del Comitato spiega: «Il nostro è uno scopo molto ambizioso, noi chiediamo l'abolizione della riforma sanitaria regionale. Vogliamo essere ascoltati e chiediamo che si parta dalle esigenze del cittadino. Sappiamo - prosegue - che l'obiettivo è difficile da raggiungere ma dovrebbe esserci almeno una revisione delle decisioni che sono state prese e che non accontentano i 4mila cittadini che in maniera consapevole hanno già firmato». Il comitato cerca di sensibilizzare e informare soprattutto i giovani «perché - commenta Favretto - prima o poi, tutti avremo bisogno di cure».

Cosa fa più paura della riforma sanitaria regionale? «Lo slogan di questa riforma doveva essere “meno ospedale più territorio” - continua Favretto -. Il territorio non è pronto, finora abbiamo visto solo tagli delle risorse economiche e umane, di attrezzature e anche di strutture e non abbiamo visto fiorire nulla sul territorio in termini di distretti e altre strutture di accoglienza. Credo che l'epilogo sarà “arrangiatevi” e questo non è il futuro che voglio per me e le generazioni future».

Oltre ai cittadini che nulla hanno a che fare con alcun schieramento politico, anche l'opposizione attacca la riforma. «Trieste - dichiara Sandra Savino, deputata e coordinatrice regionale di Forza Italia - viene amputata di due strutture sanitarie basilari, come la Medicina d'urgenza e la Prima Chirurgica, e nessuno dei rappresentanti istituzionali della città, sindaco e presidente di Provincia, ha il coraggio di alzare la voce contro una scelta che penalizza la qualità dei servizi offerti ai cittadini. In questo caso a coloro i quali sono colpiti nel loro momento di fragilità: la malattia. A parte la surreale difesa d'ufficio del segretario provinciale Pd Nesladek, arrivato a sostenere un provvedimento che taglia 240 posti letto a Trieste, dagli enti locali si registra un'arrendevolezza sconfortante - conclude Savino -, perché questo tipo di scelta significa la dispersione di team medici e chirurgici nati dopo anni di studio, lavoro ed esperienze».

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