“Quattro continenti”: fontana all’asciutto da ormai dieci anni

Piazza Unità ha perso un’attrazione da quando ha traslocato Omero: «Acqua a perdere e non a riciclo. È dispendiosa»
Silvano Trieste 05/08/2011 La Fontana di Piazza Unita', senza acqua
Silvano Trieste 05/08/2011 La Fontana di Piazza Unita', senza acqua

TRIESTE. Evoca ben quattro continenti. Ma non è capace di replicare neanche un goccio degli oceani che li separano. Come se, su quei quattro continenti, fosse calato idealmente l’eterno grande secco. Un biglietto da visita paradossale per il salotto buono di una città che sbatte promettenti risultati turistici in faccia alla crisi. Già perché la fontana monumentale di piazza Unità, che di nome fa appunto fontana dei Quattro continenti, non è che sia fuori uso da qualche mese appena, cosa che permetterebbe ancora d’armarsi di ragionevole pazienza prevedendo che dell’acqua, prima o poi, la si vedrà tornare a sgorgare dalle statue. È fuori uso da anni e anni.

Quelle fastidiose pozzanghere. Udite udite: addirittura da un decennio, o giù di lì, se è vero che la sintesi tra i ricordi di più d’un addetto ai lavori colloca la fine degli zampilli sistematici tra l’autunno del 2001 e la primavera del 2002. Una fine cui è seguita per lungo tempo la sola presenza di mera acqua stagnante nella vasca principale, diventata a sua volta un problema da eliminare a causa di perdite, alla base del monumento, tali da creare fastidiose pozzanghere tutt’attorno.

Dopo il restyling di piazza Unità. La chiusura dei rubinetti risale dunque agli albori del Dipiazza I, e costituiscono un’eredità dell’Illy II. La struttura ha perso gradualmente la propria funzionalità proprio in seguito allo spostamento della fontana dal lato Cavana verso il centro, disposto contestualmente alla ripavimentazione in arenaria di tutta piazza Unità, inaugurata nella prima parte del 2001 alla vigilia delle elezioni poi vinte da Dipiazza.

Le ipotesi del guasto. Spostamento che consentiva, per inciso, il ritorno alla location originaria al centro della piazza sotto il Municipio, da dove mancava dai tempi del discorso del Duce a Trieste del ’38. C’è chi dice che nel trasferimento del blocco si sia tombata una vasca sotterranea che garantiva l’armonico riciclo dell’acqua, chi invece sostiene che il macchinario che quell’acqua faceva girare si sia incancrenito coi sali rilasciati dalle infiltrazioni del mare sotto la piazza, chi ancora ricorda che i tubicini che facevano risalire l’acqua da sotto fin all’altezza delle statue non erano stati adeguatamente cambiati nell’occasione, e chi infine individua anche un problema di “incontinenza”, nel senso che quando la fontana zampillava l’acqua passava da sotto la base monumentale e si spargeva pericolosamente verso i piedi dei turisti.

Riparazione con più incognite. Al di là delle interpretazioni la certezza è: qualcosa, all’epoca del trasloco, non ha funzionato a dovere. A livello strutturale e pure progettuale. La conferma si è avuta dalla scomparsa degli spruzzi che viene fatta risalire, da chi allora sulle fontane cittadine ci metteva le mani, tra i sei e i dodici mesi successivi al taglio del nastro della nuova piazza Unità. E certa è, nel contempo, anche un’altra lettura: se un’amministrazione attenta alle piazze com’era quella Dipiazza non è intervenuta - un’amministrazione di manica larga per le piazze, addirittura, secondo le critiche dell’opposizione dell’epoca - vuol dire che il ripristino totale costa follie innominabili.

Intervento in piazza Garibaldi. «Una fontana senz’acqua è come un orologio senza lancette, però noi abbiamo lavorato per priorità e progetti economicamente realizzabili, e l’ultima riqualificazione, quella della fontana di piazza Garibaldi da 50mila euro, lo era», sibila a questo proposito Paolo Rovis da ex assessore con delega alle partecipate, posto che la competenza delle fontane è in capo, per l’appunto, ad AcegasAps.

Soluzione-tampone “a ore”. Che la soluzione del problema, al 100%, sia per così dire complicato, lo lascia intendere anche il successore di Rovis in giunta, Fabio Omero. Il quale, però, tiene aperto qualche spiraglio per una possibile soluzione parziale - ma, si badi, comunque non al 100% - e in tempi ragionevolmente brevi: «Il vero problema della fontana dei Quattro continenti è che utilizza acqua a perdere e non acqua a riciclo come le altre fontane monumentali. Il che rende il suo funzionamento 24 ore su 24 molto dispendioso, impraticabile.

È per questo in atto un ragionamento da parte degli uffici comunali per verificare se sia invece percorribile una riapertura a fasce orarie, magari al pomeriggio, alla sera. Di sicuro una buona occasione per provarci poteva essere il giorno del battesimo di Costa Favolosa, nel quale invece furono messe sulla fontana delle fioriere che, per fortuna, ora non ci sono più...».

Mancati spruzzi e vandalismo. La fontana dei Quattro continenti non viene infine risparmiata da quello che è un altro problema, odioso, dei nostri tempi, che nulla c’entra con l’acqua: gli atti di vandalismo che deturpano, producendo costi supplementari in carico alla collettività per il ripristino, un po’ tutti i tipi di monumenti.

«Adesso a una delle quattro statue manca un braccio, è uno stillicidio», conferma Adriano Dugulin, da direttore dei Civici musei di storia e arte, da cui dipende appunto la pulizia dei monumenti in caso di sfregio.

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