Quanti “veleni” dall’inceneritore? I dati sono pubblicati online
«Siamo trasparenti e non abbiamo alcuna difficoltà a render note le emissioni delle tre linee del termovalorizzatore di Trieste come richiesto dal Comune, anche perché nulla c’è da nascondere, l’impianto ha emissioni di gas nocivi infinitamente inferiori ai limiti di legge, tutti i cittadini lo potranno controllare sul nostro sito». Lo dice Roberto Gasparetto, alto dirigente del gruppo Hera che controlla AcegasAps, di cui è direttore generale, nel corso della conferenza stampa voluta dall’assessore all’Ambiente Umberto Laureni, che con questa iniziativa (un “click” e leggi le emissioni dell’impianto di via Errera) “spunta” un impegno preso con la delibera del giugno 2013, fitta di obiettivi da raggiungere.
Si sta già lavorando, ha annunciato ieri Laureni, al Piano acustico per la città (sarà legittimo poi definire i livelli di rumore pubblico), è in allestimento un sistema di controllo dell’inquinamento all’interno in ogni azienda («quando la Ferriera avrà un nuovo proprietario saremo attrezzati per migliori monitoraggi») e anche stanno per passare tutte all’Arpa le centraline di rilevamento della qualità dell’aria, cioé al pieno controllo pubblico.
In arrivo anche la formalizzazione di un’altra promessa: «Faremo studi sanitari sullo stress da inquinamento in certe zone della città». E si capisce quali.
Ma intanto ieri il termovalorizzatore che brucia le immondizie, tranne quelle (ancora sotto il 30%) che vanno alla “differenziata” è diventato un libro aperto, i dati sono raccolti automaticamente dai camini e messi on-line (Provincia e Arpa li potevano vedere già dal 2006). Basta consultare il sito AcegasAps e di seguito la voce “emissioni termovalorizzatori” che appare in un quadrato grigio in cima alla pagina a destra, poi scegliere “Trieste”, altrimenti “Padova”. È il secondo velo che cade dopo che è stato aperto l’accesso alle visite all’impianto nel 2012 (600 ingressi). I dati pubblicati non sono passati per alcuna “validazione”, sono nudi e crudi come rilevati. Se per caso le strumentazioni fossero guaste, lo si saprebbe dopo. Viene pubblicato anche un valore di emissioni ogni mezz’ora. Ma gli esperti avvertono: «Questo non è di lettura immediata come il superamento di un limite di velocità, la situazione va esposta a consuntivo».
«Chi ci ha affidato questo impianto - ha detto ancora Gasparetto facendosi interprete della “qualità Hera” - può a sua volta fare affidamento su di noi, Hera ha uno stile di grande responsabilità sociale e gestiamo con la massima diligenza». I dati sui diversi inquinanti sono leggibili per fasce, dal livello più basso al medio e alla “zona rossa” che indica il superamento dei limiti di legge, graduato per quantità altrettanto indicate. Ieri la massima parte delle sostanze che ha limite 10 microgrammi per metro cubo era attorno all’1, anche l’acido cloridrico «che una volta era l’inquinante-tipo di un impianto di combustione perché si bruciava la plastica - ha spiegato Paolo Dal Maso, l’ingegnere a capo della divisione Ambiente di AcegasAps -, un veicolo di tipo non Euro 5, un caminetto acceso in casa, una caldaia del riscaldamento ne buttano fuori di più». Nessuna sostanza era nemmeno in prossimità dell’area “rossa”.
Questione diossina, però, non citata. Possibile che sia scomparsa? «Non è misurabile in continuo - ha aggiunto Dal Maso -, si fanno campionamento e analisi ogni 8 ore perché le molecole sono poche, e scriviamo i dati nel bilancio. Siamo comunque al 10% dei limiti di legge». Laureni ha chiesto la pubblicazione del dato storico sullo stesso sito. Uno studio dell’Arpa sulla diossina trovata a terra dimostrò anni fa, ha riferito AcegasAps, che le sue componenti non derivavano però dall’inceneritore. Diossina infatti si crea ogniqualvolta brucia qualcosa, specie il legno, e i roghi estivi pertanto ci inondano.
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