Quanti sono (e chi sono) gli utenti di BlaBlaCar a Trieste e Fvg?
TRIESTE. Nato negli anni ’80, impiegato - ma anche manager o membro delle forze dell’ordine - uomo nella maggior parte dei casi e abituato ai viaggi di lunga distanza. È questo il profilo dell’autostoppista del nuovo millennio in viaggio da o verso Trieste. O, per meglio dire, è questo l’identikit del tipico utente di BlaBlaCar che si ferma o transita dal capoluogo giuliano. Lo conferma la stessa piattaforma dei viaggi condivisi, nata in Francia nel 2006 e diventata ormai popolare anche in Italia, dove è approdata nel 2012 e conta 2,5 milioni di utenti (a usare il servizio sono 40 milioni di persone in 22 Paesi).
I numeri in Fvg. Trieste, all’estremità di una delle direttrici di traffico più frequentate dal carpooling (la condivisione di auto private per ridurre i costi del trasporto) è la città che in Friuli Venezia Giulia attira più passaggi: sono 18mila ogni mese i posti in auto condivise, contro i 3mila di Gorizia, i 6.500 di Pordenone e i 13mila di Udine. Settimanalmente, per Trieste parliamo invece di 2mila posti auto (c’è chi ne offre uno solo sul suo automezzo, chi due, chi tre). Venezia, Padova, Milano e Bologna le mete più gettonate da chi parte dalle Rive.
Coloro che si spostano per rivedere la famiglia (35%), per lavoro (31%), incontrare il partner (17%) o per turismo (7%) hanno un’età media di 34 anni se donne e 36 anni se uomini. Quest’ultimo dato è nazionale, ma «le caratteristiche su tutto il territorio degli utenti di BlaBlaCar sono molto omogenee», fanno sapere dal quartier generale di Milano.
Le ragioni di utilizzo. La particolare posizione del capoluogo giuliano, unita alle condizioni del trasporto ferroviario o su gomma (si pensi al Flixbus), fanno sì che i viaggiatori più giovani diano volentieri una controllata all’offerta dei passaggi online da e per Trieste quando decidono di intraprendere un viaggio. La scorsa estate, stando sempre ai dati diffusi da BlaBlaCar, la metà dei viaggi condivisi ha avuto Trieste come destinazione finale, mentre la restante parte ha avuto il capoluogo regionale come tappa intermedia di un viaggio più lungo, anche e soprattutto verso l'estero: Lubiana, Budapest, Zagabria, Fiume, Maribor, Vienna e Monaco di Baviera. Due terzi degli spostamenti riguardano persone che compiono tragitti in auto superiori ai 100 chilometri, ma la piattaforma è usata anche per la mobilità interna alla regione. Trieste-Udine è la tratta più frequentata, con il 77% dei viaggi all’interno dei confini del Friuli Venezia Giulia, e una spesa media di 5,50 euro. I conducenti sono impiegati (35%), lavoratori con un ruolo manageriale intermedio (20%), ma una buona fetta è composta da militari o membri delle forze dell’ordine che approfittano del weekend per raggiungere la famiglia, gli amici o le fidanzate.
E una volta a bordo? Di cosa si discute? I passeggeri iniziano a conoscersi parlando di lavoro, dei luoghi di destinazione o provenienza ma anche - in maniera un po’ autoreferenziale - di BlaBlaCar. Il 42% degli argomenti di conversazione, stando a uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è proprio la piattaforma stessa. «Il vissuto comune dell’esperienza di servizio diventa la base su cui fondare la relazione tra gli utenti. La condivisione di tradizioni genera significati e affezione tra gli utenti, ne promuove la relazione ma soprattutto una coscienza di specie, ovvero un’identità legata al gruppo», scrivono gli autori di “Quando la sharing economy fa innovazione sociale. Il caso BlaBlaCar”. La fascia di utilizzatori è «ad alta alfabetizzazione digitale e molto istruita, che si informa prevalentemente online (i cosiddetti millennials o generazione Y)». La quasi totalità dei viaggi offerti è occasionale, rivela un altro studio a cura di Traspol, Politecnico di Milano.
Il problema del "sommerso". Uno dei problemi che deve affrontare la piattaforma, la cui valutazione supera il miliardo e mezzo di dollari e finora ha raccolto oltre 330 milioni di investimenti, è la fidelizzazione di chi percorre le stesse tratte in maniera regolare. Spesso infatti i viaggiatori che già si conoscono si accordano privatamente, al di fuori del Blablacar, per evitare di pagare le commissioni introdotte in Italia dal maggio 2015.
La vittoria in tribunale. Proprio su questo tema, BlaBlaCar, una delle app meno controverse della sharing economy, ha fatto valere le sue ragioni in un tribunale spagnolo dove è stato respinto l’appello della Confebus, la confederazione iberica dei trasporti in autobus, che aveva citato in giudizio la casa madre, Comuto S.A., per concorrenza sleale. L’argomento della Confebus è stato proprio quello dei costi per il servizio, che giustificherebbero un business teso al guadagno, ma l’azienda francese ha ribattuto che la “commissione” è una compensazione monetaria “insignificante” dovuta alle spese per il mantenimento della piattaforma. La Corte le ha dato ragione, aggiungendo che i prezzi praticati rimangono al di sotto di quelli fissati per il servizio di trasporto passeggeri.
Concorrenza in arrivo? Se finora BlaBlaCar ha evitato la concorrenza con Uber, l’altro gigante della mobilità condivisa, concentrandosi sui servizi extraurbani, le cose potrebbero cambiare presto dopo il lancio di un nuovo servizio (non ancora in Italia), BlaBlaLines, dedicato ai tragitti più brevi e ai pendolari che usano la macchina quotidianamente.
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