Quando Ottavio Missoni spinse in scena Magris

Al teatrino di Palazzo Grassi a Venezia un ricordo dello stilista dalmata nel giorno del suo compleanno

di Arianna Boria

L’amicizia tra Ottavio Missoni e Claudio Magris nacque vent’anni fa, dietro le quinte del Rossetti, dove entrambi aspettavano di uscire in palcoscenico per ricevere il premio la Rosa d’Argento dei commercianti al dettaglio. Non è difficile immaginarli in quei pochi minuti che precedono la cerimonia di consegna, il professore serio e compito, lo stilista colorato e mattacchione, che si scambiano qualche battuta in triestino in attesa di essere chiamati sotto i riflettori. Fino all’ultimo istante non si doveva assolutamente sapere chi erano i due destinatari del riconoscimento. «Mentre la presentatrice e il presentatore - racconta Magris - stavano dicendo che era ancora un mistero l’identità dei premiati, improvvisamente Ottavio, alle mie spalle, mi ha dato uno spintone che mi ha scaraventato in mezzo al palcoscenico, davanti al pubblico, dicendo a voce alta: “Ecco uno!”. Al che io ho detto: “È stato Ottavio Missoni che mi ha sburtato!”. E così abbiamo per alcuni guastato la festa, ma noi abbiamo avuto, già in quel primo incontro, un aperitivo di quello che sarebbe stato il tono del nostro legame, della nostra amicizia».

Questo ricordo di Claudio Magris sarà letto stasera dalla figlia di Tai, Angela, al Teatrino di Palazzo Grassi, a Venezia, dove, dalle 21, per la Giornata del ricordo, il comitato di Venezia dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia e il Comune hanno organizzato una serata-tributo allo stilista, scomparso nel maggio scorso, a 92 anni. Un omaggio speciale, che cade proprio nel giorno del suo compleanno, l’11 febbraio e che, attraverso un mosaico di contributi e testimonianze, intreccia il Missoni artista e creativo al Missoni dalmata, sindaco del libero Comune di Zara in esilio, appassionato e instancabile “testimonial”, come si direbbe nel linguaggio fashion, dello strappo dell’esodo.

«Sono turbato e mi sento inetto a parlare di Ottavio, della sua irripetibile, grande, generosa, sanguigna personalità, insieme affettuosa e tagliente», scrive ancora Magris nel testo affidato alla voce della figlia, oggi direttore creativo della casa di moda. «Quel suo ridere che era spesso un modo di stemperare quasi un eccesso di retorica nelle dichiarazioni di affetto, il che le rendeva ancora più intense, come quando mi telefonava, dopo aver letto un mio articolo o qualcosa di mio, con grande generosità ed entusiasmo, naturalmente quasi sempre con l’inciso “No lo go leto tuto”...».

In sala, al Teatrino di palazzo Grassi, ci saranno i figli di Tai, Angela e Luca, e una folta rappresentanza di nipoti, Ottavio junior, primogenito di Vittorio (la cui tragica fine - disperso nel mare di Los Roques con la moglie, in un incidente aereo durante la vacanza di Capodanno - ha piegato per sempre il cuore del padre), il fratello Giacomo e il cugino Francesco, quest’ultimo figlio di Angela. L’«altra metà» di Ottavio Missoni, Rosita, in un dialogo con l’assessore comunale alle attività culturali di Venezia, Angela Giovanna Vettese, racconterà l’avventura creativa e imprenditoriale dei Missoni, lunga sessant’anni e ancora viva e vitale con i giovani della terza generazione.

A parlare di Tai, con il coordinamento del giornalista Edoardo Pittalis, interverranno anche Paolo Scandaletti, co-autore della biografia dello stilista, “Una vita sul filo di lana”, e Maria Luisa Frisa, direttore del corso di laurea in Design della moda e arti multimediali all’Università Iuav di Venezia. L’impegno di Ottavio nel preservare e trasmettere le memorie della sua terra, la natia Ragusa, la città dov’era cresciuto, Zara, sarà affidato alle parole di Alessandro Cuk, presidente del comitato veneziano dell’Anvgd, e di Giorgio Varisco, in rappresentanza dei dalmati italiani nel mondo, mentre a materializzare i colori della Dalmazia, verrà proiettata l’intervista fatta a Tai nel 2010 da Rosanna Turcinovich Giuricin.

«È una bellissima maniera per festeggiare il compleanno di mio papà» si emoziona Angela. «Da parte mia, non potrò che ricordarlo con le stesse parole che ho pronunciato al suo funerale, parole di gratitudine per averci cresciuti liberi, per averci sempre sostenuto, stimandoci senza mai giudicarci. Ottavio ci ha dato la massima libertà e ci ha aiutato per la persona che era, con la sua visione allargata e disincantata della vita, ma sempre a misura del reale. Mio padre non aveva bisogni materiali. Gli bastava un libro, una tavolata di amici, un bicchiere di vino e una sdraio per prendere il sole. Le sue battute sulla moda? Per forza - continua Angela - lui non si occupava di moda, lui era un artista, era mia mamma a curare tutta la parte stilistica. Quando, vent’anni fa, ho raccolto il suo testimone, Ottavio mi ha detto quello che diceva a lei: “Adesso sono al tuo servizio”».

Scrive ancora Claudio Magris, nel suo omaggio: «La creatività artistica di Ottavio Missoni non si limitava al mondo dei colori. Era uno straordinario narratore epico orale, come gli antichi; c’era qualcosa di omerico in lui, l’immediatezza incancellabile della vita che si racconta». E ricorda il modo in cui Tai rievocava la giornata in cui fu preso prigioniero, in Egitto, il primo giorno dei quattro anni successivi che trascorrerà come “ospite di sua maestrà britannica”. «La sua rievocazione personalissima della sventurata giornata di El Alamein è un capolavoro - annota Magris - in cui, anche in questo caso, nel piglio sanguigno, negli incidenti anche drammaticamente buffi, passa, ma in modo contenuto e assolutamente sobrio, l’eco di un pianto per il nostro paese».

Una vita “a misura del reale”: così Angela Missoni ha definito l’eredità che il patriarca ha lasciato a figli e nipoti. E, con questo spirito, nell’anno del primo anniversario della sua scomparsa, la famiglia guarderà avanti: «Dobbiamo festeggiare i sessant’anni dell’azienda, ancora non lo abbiamo fatto», anticipa Angela. Purtroppo, aggiunge, il congedo da Vittorio è ancora in sospeso, ma c’è una festa in arrivo, quella per la quarta generazione Missoni, rappresentata dal primogenito di Margherita, il piccolo Otto, che il bisnonno non ha fatto in tempo a conoscere: «Avremo un battesimo con la bella stagione».

Anche nelle parole di Magris ritorna il senso del “reale” dell’amico Ottavio. Il suo impegno per strappare all’oblio il dramma degli esuli, per protestare contro assurdi e codardi silenzi, «e tutto questo senza mai perdere il senso realistico, ossia umano, di ciò che è possibile o impossibile, di ciò che bisogna accettare e di ciò che non si può e non si deve accettare». «È stato giustamente pugnace - chiude Magris - nel rivendicare la memoria obliata e lacerata, ma non ho mai sentito da lui una parola di rifiuto pregiudiziale, di enfasi nazionalista nei confronti dell’altra componente, slava, del nostro mondo istriano e dalmata. Sono fiero di aver ricevuto da lui, anni fa, quel fazzoletto blu che simboleggia questa fraternità».

@boria_A

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