Quando l’itticoltura usa anche i robot
TRIESTE. Il pesce soprattutto in alcune zone d'Italia risulta sottoutilizzato sia a causa delle difficoltà di reperirlo di giornata, sia perché allo stato selvaggio ha raggiunto prezzi inaccessibili. Purtroppo, l'aumento della popolazione mondiale e il costante depauperamento delle risorse ittiche hanno fatto della pescacoltura un'alternativa sempre più efficace, e quasi obbligata. Gli esperti non hanno dubbi: sarà l'acquacoltura una delle principali fonti di approvvigionamento alimentare del futuro.
Lo sa bene Cromaris, premiata azienda di pescacoltura e mitilicoltura in acque profondissime, delle vicine Istria e Dalmazia. Visitare almeno uno degli allevamenti che si sviluppano lungo gli specchi d'acqua più azzurri del Quarnero è un'esperienza memorabile, magari accompagnati dall'affabile e esperto Klaudio, che racconta degli investimenti sui futuri allevamenti di rombi, e da Karmen, la responsabile commerciale, che spiega i valori aggiunti a determinare il successo crescente di Cromaris.
Cinque gli stabilimenti di cui tre zaratini (in quello di Zara si seleziona e si lavora il pesce che viene allevato negli altri due, al largo delle vicine isole). Degli altri due allevamenti, quello del Canal di Leme è forse il più piccolo, e il più suggestivo e soprattutto l'unico in Europa a vantare la certificazione bio.
Cromaris, specializzata nell'allevamento, lavorazione e vendita di pesce e molluschi autoctoni dell'Adriatico è nata nel 2009, grazie all’incontro fra i pionieri della maricoltura croata ed europea, che da oltre 35 anni, separatamente e con esperienze differenti, immettevano sul mercato europeo le specie più richieste, ovvero branzini e orate. Oltre alla bellezza del paesaggio, al nitore del mare, alla pulizia chirurgica delle barche da pesca, ciò che forse maggiormente sorprende è il metodo di allevamento, che unisce due sistemi teoricamente contrapposti, ma in verità perfettamente complementari.
Cromaris infatti è considerata la pescacoltura più innovativa del Mediterraneo, poiché dota gli stabilimenti di sistemi automatici per alimentazione, telecamere subacquee marine all'interno delle gabbie, robot per la pulizia delle reti e della più grande nave per maricoltura nel mare Adriatico, grazie alla nota esperienza cantieristica croata; ma nel contempo valorizza il lavoro manuale, a partire persino dalla tessitura delle reti da pesca, continuando per mezzo di palombari alla messa a mare in acque profonde (ciò che scongiura il rischio del "sapore di fango" che molti pesci allevati in vasche o in acquitrini denotano), per finire alla lavorazione, e arrivare sulle tavole, grazie alle ricette di marinatura, affumicatura, cottura, senza perdere di vista lo sviluppo di una maricoltura sostenibile nel rispetto dell'ambiente.
Fattore chiave nel processo di allevamento e raggiungimento di alta qualità del pesce è la qualità dell'avannotto. La riproduzione del pesce dura in media 4-5 mesi, dopo di che il pesce viene trasferito in uno degli allevamenti selezionati. Dopo la pesca, il pesce viene trasportato nello stabilimento di trasformazione e logistica per la selezione, quindi viene confezionato in casse di polistirolo e inviato fresco sul mercato, oppure sottoposto alla lavorazione.
Entro cinque-sei ore dalla pesca il pesce fresco è pronto per la consegna.
Più della metà dei mitili, delle ostriche e dei pesci allevati da Cromaris viene venduta all'estero. L’azienda, con i suoi trecento dipendenti, ha fatturato nel 2014 circa 30 milioni di euro con 5.500 tonnellate di pesce vendute. Il piano di vendita per l’anno in corso prevede invece 6.200 tonnellate.
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