Quando le parole di un ciarlatano oscurano la ricerca
La condanna, perentoria e definitiva, del cosiddetto metodo Stamina da parte della Corte di Cassazione segna l'ultimo atto di uno dei più gravi episodi di barbarie culturale che ha visto protagonista il nostro Paese. Era il 2009 quando il caso Stamina fu portato alla ribalta dalla Procura di Torino. Di fatto, i presupposti della ciarlataneria c'erano tutti: la presunta scoperta veniva presentata come rivoluzionaria; venivano evocati i poteri forti delle multinazionali che ne bloccavano l'applicazione; l'efficacia era provata dall'aneddoto di un paio di individui anziché dalla sperimentazione scientifica; i testimonial erano cantanti e personaggi dello spettacolo e, infine, i protagonisti si atteggiavano a martiri incompresi. Ma allora perché ci sono voluti ben sei anni prima che venisse ora riconosciuto che al trattamento Stamina "non può annettersi alcuna validità scientifica" e che esso costituisce "medicinale tecnicamente imperfetto e somministrato in modo potenzialmente pericoloso per la salute pubblica"? Non era evidente sin dall'inizio?
Le risposte hanno radici culturali e psicologiche. Dagli aerei agli antibiotici, dalle comunicazioni all'energia, le ricadute della scienza hanno cambiato la nostra esistenza. In questo clima di euforia positivistica, come rassegnarsi che esistano malattie incurabili? E poi, truffatori e ciarlatani sanno bene che la percezione umana è più attratta dalle storie personali di quanto lo sia dai metodi della scienza: una bambina con un presunto miglioramento mostrata in tivù ha un valore comunicativo inconscio di gran lunga superiore a quello delle parole di un luminare.
Purtroppo, questa barbarie culturale è particolarmente grave in Italia, dove le istituzioni hanno progressivamente perso di credibilità e quindi abnegato il proprio ruolo di difesa del cittadino comune. L'Italia è il Paese del metodo Di Bella, il Paese dove un pannello di scienziati è stato portato a giudizio per non aver previsto il terremoto de L'Aquila, dove proprio in questi giorni, ricercatori di un istituto di ricerca del CNR e dell'Università di Bari sono sotto indagine per l'ipotesi di aver causato o consentito l'epidemia di Xylella che sta decimando gli ulivi della Puglia. L'Italia è anche il Paese dove diversi politici considerano i vaccini un inganno e la sperimentazione animale inutile. Difficile capire come invertire questa pericolosa deriva oscurantista, se non ripartendo dall'insegnamento della scienza nelle scuole e sperando in meglio almeno per le prossime generazioni.
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