Qualità della vita a Trieste, Niola: «La sicurezza in calo? Attenzione alla differenza fra realtà e percezione»

TRIESTE «Per interpretare correttamente i fenomeni è necessario distinguere tra le cause reali del disagio e l’insicurezza percepita». È l’avvertimento dell’antropologo Marino Niola, esperto di paure dell’immaginario contemporaneo, a commento dei dati sulla sicurezza, in calo, in Friuli Venezia Giulia.
Se infatti i capoluoghi provinciali sono in vetta alle classifiche nazionali per la qualità della vita, i numeri concernenti nello specifico la sicurezza sembrano invece stridere con l’andamento generale. Trieste e Gorizia scivolano rispettivamente al 55esimo e al 25esimo posto: un netto peggioramento rispetto al 2017, quando il capoluogo giuliano si era piazzato 48esimo e quello isontino addirittura settimo. Udine, pur essendo in settima posizione, è comunque in calo rispetto alla sesta dell’anno scorso. Tra i dati che più balzano all’occhio, vi sono quelli relativi alla litigiosità: nel 2017 Trieste si piazzava 70esima, mentre adesso è penultima, al 106esimo posto. Ciò significa che sono aumentati i contenziosi civili: ve ne sono 3688 ogni 100 mila abitanti. Analogamente Gorizia è scesa dalla 24esima all’81esima posizione. «L’aumento dei contenziosi, ad esempio, non implica automaticamente un aumento de facto degli illeciti – commenta l’esperto –. Le cause possono essere intraprese, ad esempio, da persone portate a dare importanza a certi dettagli. Azzardo un’ipotesi, senza voler generalizzare. Trieste è una città anziana; gli anziani sono mediamente meno tolleranti e con più tempo libero: potrebbe essere una parte della spiegazione».
A Gorizia sono inoltre aumentate le denunce per rapina (la città è scesa dalla seconda alla 12esima posizione), mentre sono in calo quelle per scippo. Simili reati sono molto più diffusi a Trieste, pur essendo qui in diminuzione rispetto al passato. Il capoluogo giuliano è infatti 79esimo per rapine e addirittura 98esimo per scippi: nel 2018 sono stati denunciati 480 borseggi ogni 100 mila abitanti. «Questi numeri stupiscono anche me – prosegue Niola –. Per un’analisi approfondita delle cause, sarebbe però necessario consultare le statistiche delle forze dell’ordine e della magistratura, e operare un confronto con l’andamento degli anni precedenti. Tante sono le domande. Si tratta di un fenomeno momentaneo, legato magari al transito temporaneo di bande criminali, o il peggioramento della sicurezza è stato costante negli ultimi dieci anni? Chi delinque e in quali occasioni? La posizione geografica del territorio è correlata? Le dotazioni delle forze dell’ordine sono sufficienti?».
L’esperto sottolinea infine la differenza tra le reali cause di delinquenza e l’insicurezza percepita dalle persone. «Alla base di molte paure personali – conclude – c’è l’incontrollabilità della realtà, ovvero la paura per eccellenza del cittadino globale: nel mondo iperconnesso e globalizzato, ci sfugge il controllo sugli eventi. Ecco perché questi sentimenti vengono di volta in volta canalizzati su soggetti diversi. Ci sono stati gli allarmi sanitari, dalla mucca pazza ai no vax, passando per gli ogm. Adesso i migranti, dal momento che sono in carne e ossa persone che vengono da fuori, sono diventati il simbolo della paura del contagio». —
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