Quali e come: ecco l’identikit dei nuovi vaccini
La cosa più stupefacente della discussione attuale intorno ai vaccini per il coronavirus è che tutti ne parlano (da non-vedo-l’ora-di-vaccinarmi a io-non-mi-vaccino-perché-non-mi-fido) ma pochissimi sanno di cosa stanno parlando. Nessuna colpa, s’intende, anche perché questi vaccini sono veramente nuovi per tutti. Cerchiamo allora di capire meglio come sono fatti.
I vaccini più avanzati vogliono stimolare il sistema immunitario a riconoscere la proteina Spike, che il virus utilizza per entrare nelle cellule. Sono due le modalità utilizzate. I vaccini di Moderna e Pfizer contengono l’RNA messaggero che codifica Spike. In biologia, l’informazione del DNA viene copiata in una molecola di RNA messaggero, dalla sequenza identica, e su questa vengono sintetizzate le proteine. Questi vaccini sono basati sull’RNA messaggero di Spike, inserito all’interno di una sferetta di grassi (tecnicamente, una nanoparticella lipidica) per facilitarne l’ingresso nelle cellule.
Non si era mai visto in medicina un vaccino fatto in questa maniera e i risultati sono a dir poco stupefacenti. Nel caso di Moderna, sono state vaccinate 30 mila persone, metà con il vaccino metà con un placebo. Nel complesso, sono stati registrati 95 casi di Covid-19, di cui 90 nel gruppo con il placebo e 5 in quello col vaccino. Analoghi risultati per Pfizer. La principale differenza tra i due è nella formulazione farmaceutica: quello di Pfizer deve essere conservato a bassissime temperature (-70°C), quello di Moderna resiste per un mese in frigorifero e sei in freezer. Una differenza che può risultare sostanziale nella distribuzione nei Paesi meno sviluppati.
Il vaccino russo (Sputnik) e quelli di Oxford/AstraZeneca e Cansino (gli ultimi due in arrivo) sono invece costituiti da un altro virus, un adenovirus, modificato per contenere il gene di Spike. Gli adenovirus sono virus molto diffusi, responsabili di molte delle malattie infettive respiratorie dei periodi invernali. Con l’ingegneria genetica, sono stati eliminati un paio di geni di adenovirus responsabili della sua patogenicità e sono stati sostituiti con il gene di Spike. Una volta entrato nelle cellule, questo vettore virale a sua volta produce l’RNA messaggero per la proteina. I dati finora presentati per Sputnik indicano che protegge altrettanto bene quanto i vaccini a RNA.
In tutti i casi, sia l’RNA messaggero sia l’adenovirus persistono solo per qualche giorno e poi vengono eliminati. Sufficiente per stimolare il sistema immunitario ma del tutto rassicurante dal punto di vista della sicurezza. Nessuno di questi vaccini va a toccare in alcuna maniera l’informazione genetica della persona vaccinata. –
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