Punto nascita, no al presidio a Gorizia
GORIZIA. «Perché non si prepara il personale del Pronto soccorso di Gorizia ad affrontare questo tipo di emergenze in modo specifico?». La domanda, che era più una proposta, l’ha formulata nei giorni scorsi Adnan, il padre del bambino nato a Ronchi dei Legionari a bordo di un’ambulanza del Sistema 118 e ha trovato più di qualche sostenitore a Gorizia. Potrebbe essere l’uovo di colombo. Semplice il ragionamento: siccome il Punto nascita non c’è più, meglio attrezzare l’Astanteria (parliamo sia di personale che di strumenti) per gestire eventuali parti d’emergenza in maniera da evitare il disagio di un parto in ambulanza, o «mobile» come l’ha ironicamente definito l’assessore comunale Francesco Del Sordi.
La risposta? «È una proposta d’impossibile attuazione - spiega Giuseppe Giagnorio, primario del Pronto soccorso di Gorizia -. Il nostro reparto è già sotto pressione. E poi, scusate: il Punto nascita è stato chiuso perché, pur avendo medici specialisti, non raggiungeva i 500 parti all’anno e, per questo motivo, veniva a mancare un parametro di sicurezza. Come può un medico del Pronto soccorso, che si occuperebbe forse due o tre volte di un parto in un’intera vita professionale, garantire la sicurezza se la discriminante numerica è decisiva?». Ecco perché la proposta viene rispedita al mittente: non per il gusto di farlo ma sulla base di motivazioni di carattere sanitario e medico.
Intanto interviene nella polemica del parto in ambulanza l’assessoree regionale alla Salute Maria Sandra Telesca. Sottolinea che un simile evento non è affatto anomalo. «Può succedere che alcuni bambini abbiano fretta di nascere. Un parto in ambulanza può verificarsi e si è verificato anche a Trieste, dove c’è il “Burlo Garofolo”, e in altre città dotate di un reparto materno-infantile. A Venezia un bambino ha visto la luce anche in vaporetto: questo per dire che si tratta di una situazione normale. Non si può mica pensare di avere un Punto nascita a disposizione in ogni angolo delle città...».
Telesca sottolinea che «un parto in ambulanza è un parto sicuro. C’è il personale del “118” che è istruito e preparato ad affrontare quest’emergenza. Collegare la questione alla chiusura del Punto nascita mi sembra davvero demagogia».
Maria Sandra Telesca è un fiume in piena e risponde alle polemiche seguite alla nascita, nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, di un bimbo nell’autoambulanza che stava trasportava la partoriente all’ospedale. «Ritengo - conclude Telesca - che strumentalizzare un lieto evento per riaprire le polemiche sulle chiusure dei centri nascita sia fuorviante; credo invece sia necessario che tutte le componenti collaborino all’affermazione della riforma che si pone l’obiettivo di avvicinare il sistema della salute alle esigenze di tutti i cittadini».
Di tutt’altro parere Fabrizio Oreti, consigliere comunale della civica “Per Gorizia”. «In Consiglio comunale - tuona - avevo chiesto alla presidente della Regione chi si sarebbe assunto la responsabilità politica e morale nel caso in cui una mamma avesse partorito in auto nel tragitto Gorizia-Monfalcone: in quella sede non ho avuto risposta, chissà ora se vorranno trovare giustificazioni sull’accaduto? Va ricordato che la Regione non ha mai comunicato i dati sulla sicurezza dei Punti nascita in Regione e resta il fatto che Gorizia, con circa 4mila bambini (da 0 a 14 anni) iscritti all’Anagrafe, non può essere priva di un Punto nascita italiano, Stato in cui viviamo e paghiamo le tasse, con i reparti di ginecologia e pediatria non operativi nella fascia serale e notturna».
«Spero vada sempre tutto bene - termina Oreti - ma 30 minuti di macchina o ambulanza in caso di reale emergenza, sia per le mamme che per i bambini sono troppi, come dimostrato dal caso della mamma che ha partorito in ambulanza».
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