«Punto franco sparito, non è disattenzione»

Il riferimento mancante nella bozza della nuova legge sui porti. Boniciolli: il regime speciale dà fastidio ad altri scali, anche lo spostamento delle Dogane fa pensare
TRIESTE
. «Prendo atto di quanto affermato dal senatore Luigi Grillo, ma reputo che la vicenda non sia casuale». L’apprensione del presidente dell’Autorità portuale, Claudio Boniciolli, rimane graniticamente intatta anche di fronte alle rassicurazioni fornite il giorno prima dal presidente dell’ottava Commissione del Senato, dove si sta discutendo della bozza della riforma nazionale al sistema portuale. Un testo che - nella sua futura versione definitiva - andrà a modificare la legge 84/94 e da cui, al momento, risulta sparito ogni riferimento allo speciale status del porto franco di Trieste, sancito dal Trattato di pace del 1947. Riferimento che nella versione datata 1994 della legge c’era, al comma 12 dell’articolo 6. Grillo l’altro ieri aveva assicurato: «Rimedieremo».


Il sottosegretario Roberto Menia aveva parlato di semplice «dimenticanza».


A Boniciolli, che recentemente ha scritto anche al ministro Matteoli per tentare di fare chiarezza sul caso, qualcosa continua però a non tornare: «Altri porti ritengono di soffrire il fatto che a Trieste ci sia un regime speciale nei cinque punti franchi del suo porto franco. Penso a Venezia, dove all’epoca ero stato io stesso a ridurre ma comunque a mantenere un punto franco di normativa comunitaria di cui non interessava a nessuno. O - prosegue Boniciolli - a Capodistria dove la zona franca ha un’elasticità particolare, che è uno dei motivi di confronto con il nostro scalo. Ma c’è anche Gioia Tauro, per fare ancora un esempio, che chiede la costituzione di punti franchi».


Il ragionamento non è chiuso qui, Boniciolli somma un elemento in più: «Il fatto che si voglia spostare la Direzione regionale dell’Agenzia delle dogane da Trieste a Venezia e nel contempo scompaia nelle ultime versioni della bozza di legge il riferimento al porto franco di Trieste, mi fa pensare che quest’ultima non sia una disattenzione. Anche se prendo atto che il senatore Grillo ha affermato che ripristineranno il tutto. Peraltro - prosegue il presidente dell’Authority - la decisione sulle Dogane arriva proprio in un momento in cui sta partendo la sperimentazione del Black box, grazie proprio al lavoro svolto con Dogane, spedizionieri e terminalisti». Si tratta del sistema che permetterà di inserire nella rete informatica europea e nazionale i particolari contenuti e le procedure doganali locali, mantenendone la specialità dettata dallo status di porto franco anche al momento dell’entrata in vigore del nuovo Codice comunitario doganale, prevista per il 1° gennaio del 2011.


«Ha ragione l’avvocato Enzio Volli - prosegue Boniciolli -. Quanto previsto dal Trattato del 1947 resterà comunque in vigore, ma l’assenza di riferimenti specifici nella riforma nazionale potrebbe innescare un contenzioso permanente. Una situazione assurda, con il rischio che un funzionario doganale blocchi delle merci quando non necessario. Il ministero degli Esteri e la locale prefettura ci hanno sempre garantito appoggio. Ma l’attuale sordità del governo nazionale verso Trieste è grave». Sulle mancate risposte del senatore Luigi Grillo (Pdl) alle tre lettere inviategli, Boniciolli preferisce evitare ogni tipo di polemica: «Probabilmente - dice - non mi ha scritto perché dovevano lavorare sul testo in commissione. Attendo quindi nuove bozze e se il richiamo ai nostri punti franchi dovesse mancare ancora continueremo a protestare. Ricordo che a Trieste arrivano alcuni operatori solo per la presenza dei punti franchi».


Nel dibattito, interviene anche l’ex assessore comunale Franco Bandelli, presidente dell’associazione Un’altra Trieste: «Tutti quelli che ora agitano le acque - afferma -, potrebbero cogliere invece l’occasione di inserire nel disegno di legge in corso di approvazione una norma che chiarisca, finalmente, chi può trasferire i punti franchi stessi e dove. Così la trasformazione del Porto Vecchio potrebbe divenire una realtà cancellando tutte le disquisizioni accademiche in cui si diletta parte della politica triestina».


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