Punto franco a Fernetti, giallo sui numeri
TRIESTE Agosto caldo anche sull’Altipiano, nonostante la pioggia di punti franchi. Per l’amor del cielo, piena volontà di collaborare con l’Autorità portuale per agevolare il trasferimento, ma attenzione alle misure e agli eventuali corrispettivi: all’Interporto di Trieste, nuova denominazione dell’ormai storico Autoporto di Fernetti, c’è un filo di stupore sulle dimensioni del trasloco annunciate ieri dal segretario dell’Ap Mario Sommariva. Il direttore Oliviero Petz fa un po’ di conti sulle metrature anticipate e ragiona su come sia possibile arrivare alla quota di 55 mila metri quadrati di punto franco da collocare sull’Altipiano al confine con la Slovenia.
«Abbiamo proposto all’Autorità - riflette Petz - circa 10 mila metri quadrati tra magazzinaggio e zone recintate. Ad essi si possono aggiungere ulteriori 30 mila metri quadrati all’interno del perimetro della struttura, che però debbono essere sistemati. Forse Sommariva arriva a 55 mila mq, sommando la corsia utilizzata dai Tir turchi nell’ambito interportuale».
Comunque Fernetti preferisce coltivare buone relazioni con l’Ap e così il presidente Giacomo Borruso smorza con l’abituale aplomb: «Con il principio dell’estensibilità dei punti franchi, i 10 mila metri quadrati iniziali potranno essere implementati, tenuto conto delle esigenze che dovessero manifestarsi».
Poi sarà necessario capirsi sulla gestione operativa e finanziaria relativa alle aree interessate al trasloco. Ricordiamo che l’Autorità è socia con una quota del 6%, la Provincia ha il 36%, il Comune di Trieste il 24%, la Camera di Commercio il 18%, il Comune di Monrupino il 13%, Friulia il 3%. L’area di 30 mila mq, da spianare e asfaltare, rappresenta uno di quei tipici dossier triestini a periodica ribalta: successe, alcuni anni addietro, con Antonio Paoletti quando aveva pensato di trasferire il mercato ortofrutticolo proprio a Fernetti.
Tra l’altro l’Interporto progetta di ampliare l’attuale disponibilità di spazi: non è andata a buon fine l’operazione Tergestea, allora si testano altre possibilità in Punto franco nuovo. E si guarda con attenzione al terminal ex Prioglio di Prosecco, oggi condotto dall’Autorità portuale che, sempre secondo i programmi di Sommariva, pensa di sistemarvi 27 mila mq di punti franchi.
L’Interporto ha investito 2,7 milioni indirizzati a rafforzare le due vocazioni sulle quali ha deciso di ritagliare una buona fetta del suo futuro: la ferrovia e il deposito delle merci. I camion sono sempre importanti ma non sono più l’unica dimensione su cui il microcosmo logistico di Fernetti gioca la sua ragione di essere. Borruso, in carica da poco più di un anno, insieme a Petz e al responsabile del marketing Fabio Predonzani, spiega come Fernetti ambisca a essere qualcosa di più di un grande parking per autocarri, strada già indicata dalla precedente gestione Maranzana-Maraspin.
E lo spiega partendo proprio dalla tipologia dei maggiori investimenti che saranno completati nei primi mesi del 2016: «Un nuovo magazzino da 1,7 milioni, l’elettrificazione del raccordo ferroviario con 600 mila euro, l’automazione dei varchi con 400 mila euro. Con mezzi finanziari nostri». In particolare, l’intervento ferroviario consentirà al locomotore di operare negli spazi di Fernetti senza dover andare avanti/indietro dalla stazione di Opicina. Attualmente la movimentazione di treni riguarda due servizi: i RoLa, che trasportano i camion turchi verso l’Austria, e il collegamento con l’Interporto rumeno di Curtici, che promuove un traffico di 50 mila tonnellate di pallet composto da prodotti forestali per l’austriaca Schweighofer.
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