Punti franchi di Trieste: l’informatica taglia i tempi di transito delle merci

Nuova intesa tra Autorità portuale e Dogane Boniciolli: «Riconosciuta la nostra specialità»
di Giulio Garau
Claudio Boniciolli, presidente dell’Autorità portuale
Claudio Boniciolli, presidente dell’Autorità portuale
Sessant’anni dopo riconosciute, una dopo l’altra, tutte le prerogative dei punti franchi in Porto e il regime di internazionalità ed extradoganalità. Sta dando frutti concreti il lungo e intenso lavoro di confronto tra l’Autorità portuale e l’Agenzia delle Dogane. Prima dell’estate si è raggiunta un’intesa storica per l’inserimento del regime giuridico dei punti franchi (e dunque tutti i privilegi, unici al mondo) nel Codice doganale comunitario in fase di preparazione e che dovrebbe essere pronto nel giro di due anni. Nei giorni scorsi l’ulteriore importante passo con le Dogane: «Per la prima volta – annuncia e spiega lo stesso presidente dell’Autorità portuale, Claudio Boniciolli – nei programmi informatici si inseriscono le problematiche e i privilegi dei punti franchi di Trieste. Questo passo è importante perchè è la premessa per l’inserimento nel Codice doganale europeo, ma anche se così non fosse restano validi i principi riconosciuti da tutti e restano valide le procedure previste dal programma Cargo dell’Ue».


È ancora una fase sperimentale, ma è un passaggio che tra pochi mesi diventerà fondamentale e favorirà in maniera evidente il porto di Trieste. Il primo luglio del 2009 infatti entrerà in vigore la norma comunitaria sulla sicurezza in tutti i porti dell’Unione europea. In poche parole ancora più controlli e soprattutto molta più burocrazia per il traffico della merce. A Trieste, dove già le procedure, grazie al riconoscimento delle prerogative dei punti franchi (dopo il lavoro fianco a fianco dell’Ap con le Dogane iniziato 5 anni fa e che ora vede i primi frutti), permettono agevolazioni, se tutto procede, non ci saranno ulteriori aggravi.


Non solo per le merci estero su estero (in particolare provenienti e diretti da paesi extra Ue dopo una sosta in porto) che godono di extraterritorialità ed extradoganalità (nessun controllo, nessuna ispezione), ma anche per quelle che arrivano dall’Italia con i Tir ed entrano nel territorio extradoganale del Porto per essere imbarcati. «Non sarà abbassato il livello di sicurezza, i controlli resteranno, ma contiamo di ridurre al minimo la burocrazia» spiega Guido Valenzin, amministratore delegato della Tergestea e vicepresidente degli Spedizionieri che ha partecipato in prima persona ai lavori con le Dogane come presidente del Comitato di coordinamento dell’Utenza portuale.


La questione è tanto complessa quanto importante per gli operatori. Da anni infatti in molti tentano di scegliere Trieste, non solo per i transiti estero su estero, ma anche per quelli diretti nelle zone extra Ue attraverso Trieste. Questo per le peculiarità dei punti franchi e l’ipotetica agevolazione dei passaggi e la libertà di transito, una volta entrati in porto. Carichi e container però, molto spesso, nonostante l’extradoganalità e l’extraterritorialità (i controlli sarebbero vietati) sono stati ispezionati. Anche perchè sono ben tre le istituzioni che vigilano nello scalo, la Finanza, le Dogane e il Servizio antifrode delle Dogane stesse. E non sono mancati i problemi con carichi bloccati anche per un mese.


I contenziosi spesso sono finiti davanti al magistrato costretto poi a riconoscere i diritti degli spedizionieri e a dissequestrate merce e carichi. Ma il danno è stato fatto. La situazione infatti ha portato gli operatori a spostare i traffici su altri porti, per primo Capodistria, molto più «morbido e veloce» nelle procedure.


Ma ora non dovrebbbe accadere più. Cosa accadrà dunque dal primo luglio 2009? «Semplicemente anche noi aderiremo al codice di sicurezza, daremo qualche informazione in più sui carichi soprattutto su quelli che entrano in Porto con i camion diretti all’imbarco – spiega Valenzin – ma se tutto procede come deve manterremo intatte le peculiarità del regime dei punti franchi. Il problema è che l’entrata in vigore della norma sulla sicurezza nei porti entrava in contrasto con il regime di punto franco e noi, dopo aver creato un gruppo di lavoro, grazie alle Dogane, abbiamo trovato una soluzione semplificata senza per questo diminuire la sicurezza. Semplicemente dovremo dare qualche informazione in più sui carichi rispetto a quelle che diamo ora».


Un lavoro lungo, difficile che è stato portato avanti con pazienza certosina e che nei giorni scorsi ha visto a Roma la presenza dello stesso Boniciolli, del segretario dell’Ap Martino Conticelli, del direttore dell’Agenzia delle Dogane Peleggi, accanto ai dirigenti dell’area tributi, le Dogane di Trieste e gli spedizionieri con Valenzin. Ed è stato deciso di avviare la sperimentazione, lo precisa una nota scritta nero su bianco, «di quello che è stato simpaticamente definito Cargo light per i minori oneri amministrativi a carico dell’utenza derivanti dal principio di non ingerenza della Dogana all’interno dei punti franchi internazionali di Trieste». Una rivoluzione. Cosa significa? Già ora quando una nave arriva a Trieste gode di procedure semplificate e mentre negli altri scali (Venezia ad esempio), appena ormeggiata, sale il personale delle Dogane o la Finanza, da noi non accade. Ci sono comunque dei controlli e scambi di informazioni con gli spedizionieri sui carichi.


«Dal primo luglio 2009, quando in teoria dovrebbero scattare misure burocratiche più pesanti, da noi resteranno le procedure semplificate e l’ipotesi è di affidare all’Autorità portuale di Trieste, quale garante delle informazioni ricevute dagli spedizionieri, il sistema informatico utilizzato dalle Dogane che potranno, quando vorranno, attingere informazioni e dati in tempo reale su traffici, merci e carichi. L’obiettivo, visto che il sistema non è ancora stato attivato, è di tentare di unificare i controlli in un unico passo, evitando di aumentare la burocrazia per velocizzare i traffici».

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