Pulizia in galleria Bombi a Gorizia: poi la pioggia riporta tutti dentro
GORIZIA. «Dovete, per favore, spostarvi: non potete stare qui seduti o sdraiati per terra». Il maresciallo della polizia municipale di Gorizia lo dice una, due, tre volte: lo ripete tante volte quanti sono i gruppi di richiedenti asilo ancora accampati all’interno della galleria Bombi. Lo fa in modo garbato mentre alle sue spalle arriva un’operatrice di Isontina Ambiente con uno spruzzatore: irrora senza soluzione di continuità le caditoie con un disinfettante. Va avanti con decisione e chi non si sposta in tempo rischia di essere innaffiato.
È così determinata che molti si spostano spontaneamente. Come annunciato giovedì dal Comune, dopo il parco della Valletta del Corno e dopo il posteggio di viale Oriani, le operazioni di pulizia e sanificazione hanno toccato ieri anche il tunnel sotto il colle del castello di Gorizia. Qui, da un paio di settimane, si rifugiano i migranti fuori convenzione, quelli privi di un posto nel sistema di accoglienza governativo.
Nel collegamento tra piazza Vittoria e via Giustiniani le operazioni di igienizzazione sono iniziate intorno alle 8.30 e, anche in questo caso, la presenza delle forze dell’ordine è servita solo di supporto. Gli agenti della municipale si sono limitati a fornire informazione agli stranieri e sicurezza psicologica agli operatori di Isontina Ambiente. Come era già successo nell’area verde di via Italico Brass e nel parcheggio limitrofo all’istituto professionale “Cossar-Da Vinci” non è stato necessario ricorrere alle maniere forti.
L’attività si è svolta in modo regolare e, alla fine, dopo il passaggio della macchina spazzatrice e la sanificazione, la galleria profumava addirittura di fresco. Chiudendo gli occhi, si poteva quasi credere di trovarsi a casa. L’iniziativa legata all’ordinanza anti-bivacchi firmata dal sindaco Rodolfo Ziberna subito dopo il suo insediamento è tesa a evitare che il capoluogo isontino diventi un dormitorio diffuso, ma mentre alla Valletta del Corno l’operazione ha effettivamente portato al risultato sperato dall’amministrazione di centrodestra, nella galleria Bombi gli effetti sono durati solo una manciata d’ore.
Nella tarda mattinata ha cominciato a piovere e i migranti, dopo essersi temporaneamente trasferiti - di nuovo – nel posteggio di viale Oriani, sono tornati a ripararsi all’interno della galleria. Sono arrivati a piccoli gruppi, hanno steso cartoni e coperte e tutto è tornato come prima; o quasi.
«Dormiranno tutti lì anche stanotte», è stata la previsione di uno dei mediatori culturali che fanno da interprete. Sulla questione Ziberna ha un’idea precisa: «Il problema viene alimentato quotidianamente dai volontari che aiutano queste persone. Non credo siano in cattiva fede, ma non fanno il bene di nessuno: più se ne aiutano, più ne arriveranno».
«Sapevamo che sarebbero tornati in galleria – ha invece rilevato l’assessore comunale al Welfare Silvana Romano - , ma era importante igienizzare l’area proprio come abbiamo già fatto in altre parti della città. Dobbiamo tutelare la salute di tutti, sia la loro, sia quella dei nostri concittadini». Commentando giovedì le operazioni in viale Oriani, la stessa esponente della giunta Ziberna aveva precisato: «Igienizziamo perché siamo consapevoli del fatto che questa situazione è pericolosa tanto per i migranti, quanto per i goriziani. La gestione di queste persone è un problema che riguarda i livelli superiori, non la si può scaricare sui Comuni. Non si possono lasciare questi ragazzi in questa situazione. Si deve dare loro una risposta, ma non siamo noi a doverlo fare. Noi non siamo in grado di dare risposte neppure ai nostri concittadini.
Dopo mesi e mesi di attesa, per esempio, siamo riusciti soltanto adesso a sbloccare i circa 200mila euro per i contributi Mia e Sia; e questi fondi non bastano, comunque, per aiutare tutti i goriziani in difficoltà». Intanto, ieri pomeriggio, i 409 pachistani e i 92 afghani ospitati al Cara di Gradisca hanno organizzato nella struttura di via Udine una festa per celebrare il novantottesimo anniversario dell’indipendenza dell’Afghanistan. Oltre a indossare delle magliette su cui è stato scritto con lo spray “Afg-Ita 1919” i migranti hanno simbolicamente legato le bandiere dei loro Paesi con il tricolore italiano.
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