Pubblico impiego, si riparte da 65 euro
TRIESTE. Dopo sette anni di blocco contrattuale i dipendenti comunali, quelli regionali e i provinciali “sopravvissuti” soprattutto a Udine dove palazzo Belgrado e Pietro Fontanini resisteranno fino al 2018 nonostante l’abolizione delle Province fissata ora in statuto, potrebbero portare a casa altri 65 euro medi al mese in più. Un dato certo per una trattativa in realtà molto incerta. Al punto che, dopo che sembrava arrivata l’ultima curva, i sindacati non scommetterebbero oggi su una conclusione imminente.
L’appuntamento con la delegazione trattante è fissato giovedì 28 luglio, il primo vertice dopo i ballottaggi del 19 giugno. Le parti, messi alle spalle i rinvii di fine mese scorso, si sarebbero dovute rivedere il 13 luglio (la convocazione del giorno 12 non aveva trovato l’accordo dei sindacati) ma Luca Tamassia, il referente dei datori di lavoro, ha comunicato un impegno inderogabile e si è dunque spostato tutto a giovedì prossimo.
Già domani, peraltro, le organizzazioni sindacali si incontreranno con l’assessore alle Autonomie Paolo Panontin per fare il punto sulle relazioni sindacali. «Mi aspetto che si chiarisca il fatto che tutte le parti al tavolo hanno pari dignità - incalza Mafalda Ferletti, segretaria regionale della Cigl Fp - perché non ci è piaciuto l’atteggiamento unilaterale delle precedenti chiamate».
Risolti i problemi formali, il 28 si dovrebbe ritornare a parlare di aumenti per i 13.800 dipendenti regionali e comunali (2mila in meno rispetto al rinnovo del 2010), una partita che era sembrata bene avviata alla vigilia del secondo turno elettorale, quando il centrodestra manifestò il sospetto di un’accelerazione motivata dalle esigenze di un centrosinistra in difficoltà a urne aperte. La Regione, alla vigilia dei ballottaggi, si era detta intenzionata a mettere a disposizione per il 2016-18 quasi 15 milioni di euro per i lavoratori del comparto e altri 925mila per l’area dirigenziale.
Soldi che, per i non dirigenti, serviranno alla conferma della vacanza contrattuale, circa 15 euro lordi al mese conseguenti al perdurante blocco degli stipendi, e a un incremento medio mensile di circa 50 euro. Un totale dunque di 65 euro medi.
A essere sin qui mancate sono però le cifre nel dettaglio. Ed è di questo punto che si tratterà il 28, quando andrà messa nero su bianco la proposta regionale di aumento, sulla base dell’Ipca, l’indice dei prezzi al consumo, pari al 2,7% nel triennio (il 3,1% aggiungendo lo 0,4% della vacanza contrattuale).
Molto più di quanto la parte datoriale aveva posto sul piatto in precedenza: 0,4% all’anno fino ad arrivare a un incremento complessivo dell’1,2%. Un ritocco al ribasso che aveva portato il sindacato allo sciopero del 25 maggio. Il nodo chiave rimane quello delle “teste”, vale a dire il computo preciso di quanti dei 13.800 interessati lavorano a tempo pieno e di quanti hanno invece un inquadramento part-time. Servirà inoltre un quadro preciso dei futuri pensionamenti in Regione e negli enti locali. «Quello che ci aspettiamo dal confronto del 28 - dice Ferletti - è che nessuno si presenti con l’orologio in mano e abbandoni il tavolo dopo poco. Servono informazioni dettagliate e tempo per concretizzare l’intesa preliminare di un mese e mezzo fa».
Di certo, aggiunge Massimo Bevilacqua, segretario regionale della Cisl Fp, «la parte datoriale non potrà mettere tutte le risorse sul tabellare. Andrà prevista una quota per il salario accessorio. Per questo abbiamo la necessità di sapere con precisione se i part-time sono il 5% o il 10%. A quel punto si faranno i conti». L’intenzione, ferma restando la richiesta di attenzione soprattutto per le fasce medio-basse, pare essere quella di alzare la retribuzione di tutti gli interessati. «Non ci convince per nulla - fa sapere Ferletti - l’ipotesi avanzata dal ministro Madia di concedere gli aumenti tabellari di stipendio soltanto a chi guadagna meno di 26mila euro all’anno». A livello nazionale, una simile soluzione farebbe crescere le buste paga di 800mila dei poco più di 3 milioni di statali. Il governo ha messo a disposizione del rinnovo del contratto nazionale 300milioni, una dote che comporterebbe un aumento di una trentina di euro al mese.
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