Pubblico impiego, l'attacco di Tondo: stipendi più alti d’Italia

I sindacati protestano per la Finanziaria e confermano lo sciopero del 20 gennaio. Il presidente della Regione Renzo Tondo e l’assessore al Personale Andrea Garlatti spiegano che è arrivato il momento di dare uno stop alla «crescita esponenziale» del ”contrattone”
Garlatti e Tondo
Garlatti e Tondo
TRIESTE Renzo Tondo si appella alla responsabilità dei sindacati del pubblico impiego in tempi di crisi. Andrea Garlatti scolpisce i numeri, a partire dal tetto massimo, 19 milioni per il contratto a regime: oltre non si può andare. I sindacati protestano e confermano lo sciopero del 20 gennaio, tanto più dopo gli acconti infilati in Finanziaria «a scavalcare la contrattazione»? Il presidente della Regione e l’assessore al Personale si dicono disponibili a risedersi al tavolo di trattativa ma spiegano che è arrivato il momento di dare uno stop alla «crescita esponenziale» del ”contrattone”. Una partita che costa a ciascun cittadino del Friuli Venezia Giulia 560 euro.


I numeri li illustra Garlatti: al 31 dicembre 2008 servivano quasi 690 milioni per stipendiare i 16mila dipendenti di Regione, Province e Comuni. E ancora costi a regime esorbitanti (47,8 milioni di euro) per il biennio 2004-05; un costo medio unitario incrementato, dal 2000 al 2007, del 16,8% in Regione, del 36,8% nei comuni capoluogo, del 22,5% nelle Province, del 40,6% nei restanti comuni; una dinamica retributiva cresciuta in 12 anni, con 4 progressioni economiche, dal 74% della categoria A al 101% della D; maggiori compensi rispetto al resto d’Italia dal 7 al 23%, dai 116 euro mensili in più di un usciere ai 590 euro aggiuntivi di un funzionario.


Non basta. Garlatti, in un’«operazione chiarezza», ricorda che il dipendente pubblico del Friuli Venezia Giulia, sempre rispetto al collega italiano, ha il 40% in più di salario aggiuntivo (con le oltre mille posizioni organizzative, per circa 12 milioni, che pesano a parte), il 6% in più di ferie, il 12% in più di malattia e un mese in più di maternità al 100% dello stipendio. E allora, chiede Tondo, perché non accettare aumenti (da 55 a 75 euro medi mensili, Cgil, Uil, Ugl e Cisal ne chiedono da 62 a 86) pari al 3,16% della massa salariale 2007 (602.159.002 euro), con differenze medie mensili lorde da 6,5 a 13 euro? E perché non gradire l’autorizzazione del Consiglio ai datori di lavoro a erogare acconti sino al 90%? «I sindacati si sono divisi da soli, non ci abbiamo certo pensato noi - ribadisce Tondo -, e nemmeno intendiamo correre il rischio di rotture sociali tra lavoratori pubblici e privati. L’appello è a spegnere polemiche che non servono a nessuno, cogliere l’opportunità dell’acconto e riavviare la trattativa. Noi siamo pronti».


Di certo, altre risorse non spunteranno. «La massa salariale è calcolata in maniera trasparente - assicura Garlatti - e gli incrementi proposti raggiungono il termine massimo senza violare norme finanziarie e senza adottare comportamenti come quelli del 2006, quando la Corte dei Conti considerò il contratto incompatibile con le dinamiche di finanza pubblica. L’articolo in Finanziaria? È conseguente alla manovra 2010 e non fa altro che stabilire le somme disponibili per i rinnovi, rinviando alla contrattazione, senza disciplinare aspetti giuridici». Tondo, ma anche i consiglieri al suo fianco - Daniele Galasso che segnala come, riduzione dopo riduzione, lo stipendio dell’aula è all’altezza di quello del 2002, Alessandro Colautti, Roberto Asquini, Ugo De Mattia, Edoardo Sasco - si dicono convinti che la maggior parte dei dipendenti condivida la posizione della Regione. Gli altri? «C’è un po’ di esagerazione - commenta Colautti -: sul blackberry mi arrivano messaggi da black block». Non mancano ironie su Furio Honsell e il suo sostegno a Cgil, Uil, Ugl e Cisal. «Con un colpo di genio ha messo in difficoltà l’Anci», dice Garlatti. E Tondo: «Il sindaco di Udine non sa dove va: un giorno dice una cosa e l’altro ne fa un’altra».

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