Psicoterapia e ascolto per vincere il dolore

Il premio della Società italiana cure palliative assegnato al progetto della psicologa triestina Paoletti
Di Patrizia Piccione

Quando la meta della guarigione si rivela, ahimè, una strada non percorribile, ciò che si può fare è cercare di offrire alla persona malata, la miglior qualità della vita possibile. Se non si può eliminare la causa, è però possibile azzerare la sofferenza e fornire sostegno psicologico sia ai malati sia ai loro familiari. Con trattamenti farmacologici in grado di togliere il dolore fisico da un lato e, dall’altro, con un percorso di psicoterapia di sostegno.

Un protocollo assistenziale ed empatico di grande valore etico nei confronti di chi ha la sventura di imbattersi in una prognosi infausta, che dal 2010 è regolato dalla legge 38 che «garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore» a favore dei pazienti affetti da malattie inguaribili o patologie croniche dolorose.

Una legge che si fonda sul rispetto della dignità della persona malata ma che, soprattutto, si pone l’obiettivo di semplificare le procedure di accesso ai medicinali per la terapia del dolore. Poiché, se c’è una cosa di cui un malato terminale non dispone è proprio il tempo.

Si è tenuto pochi giorni fa a Sorrento il ventiduesimo congresso nazionale promosso dalla Sicp, la Società italiana cure palliative, appuntamento annuale e occasione di confronto tra addetti ai lavori di questo non facile segmento della medicina mirato a prendersi cura in chiave olistica, cioè a tutto tondo, sia dei malati che dei loro cari. A vincere quest’anno la VII edizione del premio “V. Ventafredda”, il riconoscimento per i giovani ricercatori nel campo delle cure palliative promosso dalla Sicp, la psicologa e psicoterapeuta triestina Silvia Paoletti per l’Anvolt (Associazione nazionale volontari lotta ai tumori) cittadina, con il progetto “Ti racconto il mio dolore mentre ascolto il tuo dolore”.

Il lavoro della giovane psicotrapeuta, ideato in partnership con la Microarea Campi Elisi, in sintonia con il tema congressuale 2015 “Qualità della vita qualità della cura”, racconta, attraverso le testimonianze dei famigliari di pazienti oncologici scomparsi, il percorso verso l’elaborazione del lutto di un gruppo di sostegno psicologico, con la metodologia psicoterapeutica della Gestalt. «Spesso accade che la scomparsa del paziente terminale, comporti contemporaneamente anche una sorta di isolamento dei familiari - spiega Paoletti - che devono affrontare da soli la perdita e il distacco».

«Grazie alle segnalazioni ricevute tramite la psicologa di Microarea, Federica Sardiello, e quelle dell’Anvolt, abbiamo creato un gruppo di sostegno di familiari di pazienti oncologici scomparsi - aggiunge - che s’incontravano due volte al mese, per condividere la loro esperienza e sostenersi nel percorso di elaborazione del lutto, seguendo il percorso terapeutico di Gestalt, una metodologia psicoterapeutica che si è rivelata molto efficace».

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