Provocazione dell’assessore Asquini in aula con la mascherina No Vax a Monfalcone

L’intervento del segretario lo costringe a cambiarla. Il sindaco: «Le regole del Consiglio non sono state infrante»

Tiziana Carpinelli

MONFALCONE. All’ingresso in Aula Asquini inciampa sulla mascherina. Poi si adegua al richiamo del segretario generale che boccia lo slogan stampato sul suo dispositivo di protezione individuale («No obbligo vaccinale») e per due ore finisce a seguire i lavori con doppia protezione facciale: la seconda sopra la prima, a coprire il messaggio non gradito in Consiglio comunale. È un nuovo capitolo della mobilitazione di Massimo Asquini, assessore alla Vivibilità, degrado, decoro e Monfalcone sicura, quello che si è consumato mercoledì in massima assise. Contro le stringenti disposizioni sulle immunizzazioni agli over 50 e i Green pass rafforzati, anti pandemia.

Il leghista della giunta Cisint si è presentato infatti in aula, prima dell’avvio della seduta, esponendo una mascherina blu Ffp2 con la scritta “No obbligo vaccinale”, tema che lo ha investito direttamente, in qualità di 58enne cittadino pensionato, ex agente della Polizia di Stato, al di là della posizione da tempo notoriamente ostile «alle certificazioni verdi imposte».

Il dispositivo di protezione individuale con slogan non è però passato inosservato (la sindaca l’ha subito colto), sicché il segretario del Comune Luca Stabile è stato mandato a richiamare l’assessore alle regole. Gli ha chiesto di utilizzare altra e più consona o comunque “neutra” mascherina: la scritta, infatti, stando al parere del dirigente può essere equiparata a quella di uno striscione di dissenso e dunque non tollerabile in assise e durante i lavori, per la cronaca la seconda puntata della maratona consiliare di approvazione del bilancio previsionale.

E così Asquini, che aveva scelto quella Ffp2 «perché s’intonava con la giacca blu», ha obbedito, pur facendo presente di non conoscere norme che vietino espressamente di indossare una protezione con scritta. Solo il giorno prima, con una lettera indirizzata pure a queste colonne, aveva invece espresso dissenso per le leggi che gli hanno impedito, ieri, di partecipare alla festa della Polizia locale, di cui peraltro detiene il referato, poiché sprovvisto di super pass.

Così è calata la mascherina monocolor sopra quella contestata. Asquini si dice scettico non ai vaccini in generale (afferma di «assumerne uno al mese per la mia allergia alle punture di imenottero»), bensì «a questo specifico», messo in campo per contenere la diffusione del Covid-19, patologia che lo ha peraltro colpito nel 2020. E dichiara di sottoporsi a tampone tre volte a settimana, ritenendosi «più sicuro», rispetto a possibili contagi, degli immunizzati. Con spesa peraltro «non irrisoria» a suo carico: 30 euro ogni 7 giorni, 120 al mese, ma comunque più contenuta visto che si rivolge all’hub vaccinale – «da me fortemente voluto», dice – alla casa albergo di via Crociera, dove il prezzo è “calmierato”, per volontà dell’amministrazione, rispetto al listino delle farmacie. L’indennizzo assessorile, per capirsi, è di asserite 800 euro al mese circa».

Quanto alle immunizzazioni anti Covid «sono scettico – sostiene il leghista – perché vedo che si è arrivati alla terza dose e comunque le persone si ammalano: tra un po’ ne verrà richiesta una quarta e se va avanti così andremo in giro con la flebo dei vaccini. Non sono d’accordo», dice. Né condivide l’obbligo agli over 50: «Sembrerà un’istanza da terza età, io ho 58 anni e mi riguarda, ma oggi ci si rivolge ai 50enni, domani ai 40enni e alla fine dovranno vaccinarsi tutti, mentre in altri paesi europei non ci sono simili imposizioni». In realtà nella vicina Austria dal 1° febbraio si prospetta l’obbligo per i maggiorenni.

Parole, comunque, che non mancheranno di scatenare il dibattito tra i banchi, dove mercoledì il siparietto pre assise ha dato nell’occhio. Insomma, sul collo di Asquini (che si ricandiderà) c’è già l’alito dell’ennesima richiesta di dimissioni dal centrosinistra. La sindaca Anna Cisint, che ha evitato imbarazzi inviando subito il segretario da Asquini ed evitando che la mascherina contestata fosse esibita durante il Consiglio, ribadisce la sua linea pro vaccini, ricordando di «essersi sottoposta alla terza dose il 3 gennaio». «Rispetto sempre e comunque le preoccupazioni delle persone – conclude –, ma sottolineo pure che le regole del Consiglio non sono state infrante perché durante i lavori quel messaggio è stato coperto da una mascherina chirurgica. In uno Stato di diritto chi rappresenta le istituzioni è tenuto a rispettare le norme che si chiedono agli altri di osservare». —

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