«Province inutili? No, da rivedere. A Tondo è mancato il coraggio»

La presidente Maria Teresa Bassa Poropat: parlare di eliminazione è demagogia, costiamo un caffè all’anno per cittadino. Altre le poltrone da cancellare
Di Fabio Dorigo
Lasorte Trieste 07/04/06 - Palazzo della Provincia
Lasorte Trieste 07/04/06 - Palazzo della Provincia

Mai dire Bassa Poropat. Imbattibile. Snob. Una provinciale di lusso. Non ha mai perso un’elezione. Poco importa che il territorio di Trieste misuri quanto un quartiere di Milano. Maria Teresa Bassa Poropat guida da sei anni la provincia più piccola del mondo per conto del centrosinistra. Fabio Scoccimarro se la sogna ancora di notte. E Giorgio Ret ha cambiato parrucchiere. Per questo le si può chiedere di tutto, ma non di togliersi di dosso Palazzo Galatti. Presidente e assessore alla Cultura: in questo il sindaco Roberto Cosolini l’ha solo copiata. Cancellare le Province? «Non è questo il problema», ripete. «Ci sono molti altri enti inutili». Non ha tessere di partito. Fa parte della lista civica “Cittadini per il presidente” sopravvissuta all’era Illy.

Alle politiche del 24 febbraio prossimo per chi voterà?

(risatina). Voterò Bersani, voterò Pd.

Niente Scelta civica? Niente Mario Monti?

No, non credo proprio.

Alle regionali quindi sosterrà Debora Serracchiani?

(senza incertezza) Certo.

Che effetto fa presiedere un ente che quasi tutti considerano inutile?

(pausa di riflessione) Non è un ente inutile.

Ha detto il sindaco di Trieste Roberto Cosolini, che fa parte della sua stessa maggioranza: «Faccio fatica a pensare che oggi come oggi le Province siano necessarie. Se penso al territorio della nostra Provincia la fatica diventa insuperabile».

(pausa) Mi sono confrontata con il sindaco su questo.

È riuscita a farlo ricredere?

(infastidita) Non credo che il sindaco ce l’abbia con la Provincia di Trieste. Il problema è mal posto. Non ha senso ragionare: Province sì, Province no.

Siamo sicuri? Non si tratta di un ente inutile?

È sbagliato definirlo ente inutile. Serve piuttosto un riordino istituzionale. Ci sono competenze che vanno ridefinite e sovrapposizioni assolutamente inutili.

Da dove partire?

La Regione deve fare buone leggi e definire le strategie di area vasta. Non ha compiti gestionali.

A chi spetta la gestione?

La gestione del territorio va affidata da un lato ai Comuni, i soggetti più vicini ai cittadini, e dall’altro alle Province, a cui competono le azioni di area vasta. Se poi non ci piace il nome provincia, chiamiamole in altro modo: area vasta, distretto.

E quindi?

Il problema di fondo è rivedere totalmente l’assesto istituzionale. All’amministrazione di Renzo Tondo è mancato il coraggio. Come Regione a statuto speciale poteva farlo.

Quattro Province sono forse un po’ troppe per il Friuli Venezia Giulia?

Io sono, rispetto a tutti gli altri presidenti, la più disponibile a rivedere l’assetto complessivo.

Disponibile, per esempio, ad annettersi Gorizia...

Non parlerei di annessione. Certo abbiamo territori simili. C’è molto in comune dal Carso al mare. Si potrebbe unire i porti di Trieste e Monfalcone e gli autoporti di Fernetti e Sant’Andrea.

Quali competenze trasferirebbe ai Comuni?

Le politiche sociali, le politiche giovanili, le politiche dell’immigrazione.

E l’edilizia scolastica?

Sulle scuole bisogna decidere: o tutte da una parte o tutte dall’altra. Non ha senso che noi gestiamo le superiori e i Comuni le medie inferiori e le elementari. Questa è una follia. E non è la sola.

Ce ne dica un’altra...

Noi abbiamo tutte le competenze in materia di politiche attive del lavoro, mentre la Regione, unica in Italia, si è tenuta le competenze sulla formazione. Non ha senso.

Alle Province cosa resterebbe?

Trasporto pubblico, politiche del lavoro e politiche ambientali (rifiuti). Tutto quello che è materia di area vasta deve fare capo a un soggetto di area vasta.

La Provincia di Trieste non è poi così vasta...

I confini ovviamente devono essere rivisti.

Insomma non ci libereremo delle Province...

Io parlo di area vasta più che di Provincia. Non difendo le Province in quanto tali. Quella di tagliare le Province è un’operazione solo demagogica. Bisogna partire dal riordino delle competenze.

Che fare allora per risparmiare?

(accalorata) L’avrò già detto 27mila volte. Prima bisogna eliminare tutti quegli enti inutili che hanno costi effettivi e che si sovrappongono alle competenze della Provincia.

Fuori i nomi.

Ezit. Ater. Erdisu... Non si capisce perché non ci si vuole liberare di questi enti che costano alla Regione. Forse è un problema di poltrone. Nomine. Una partita tutta politica. Cominciamo a far pulizia. Ma come vede non è stato cancellato un ente che sia uno.

Non le piace l’ipotesi di riforma uscita dalla Commissione regionale di Antonio Pedicini?

(in tono aggressivo) Un documento risibile. Mantiene quattro Province attribuendo loro una funzione onorifica. Siamo messi bene. Con i sindaci che a rotazione ogni due mesi gestiscono la Provincia. È....

Una boiata pazzesca?

Un delirio. La definisco delirante. Lei provi a immaginare... senza nulla togliere all’amico...

Cosa?

(incavolata) Provi a immaginare il sindaco di Monrupino (senza nome) che si insedia qua, governa per due mesi non sapendo neppure dove sta di casa. È possibile?

Resta il fatto che costate troppo?

Non è vero. Esiste uno studio della Bocconi, che Mario Monti conosce bene, che dimostra che l’eliminazione delle Province porta a un incremento della spesa.

Ma quando costa la Provincia di Trieste?

Il bilancio di una Provincia è determinato per gran parte dal personale e dal Trasporto pubblico, il 60% nel nostro caso. Noi costiamo un caffè all’anno per cittadino e complessivamente 400mila euro.

Solo un caffè? Qualcuno sostiene che la Provincia di Trieste è uno degli enti locali più indebitati della Regione Friuli Venezia Giulia dopo quella di Udine...

(stupita) Ma è vero “all’incontrario”. Noi abbiamo tutti i conti a posto. E abbiamo vinto il secondo premio a livello nazionale per la qualità e trasparenza del bilancio.

Nessun problema allora?

No. In realtà siamo in grosse difficoltà come tutti gli enti locali per via del patto di stabilità. Nulla a che vedere con la salute del nostro bilancio.

Una Provincia virtuosa. Tempo fa ha dichiarato: «Ho risparmiato oltre 5 milioni e sono pronta a gestire scuole, strade, Erdisu e Ater»...

In questo momento siamo penalizzati proprio perché negli anni passati abbiamo fatto uno splendido lavoro di “spending review”. Molto prima che il governo Monti lo imponesse.

Non sarà facile chiudere il bilancio?

(con lo sconcerto) Impossibile. Abbiamo poste fisse. Non c’è più niente da tagliare. Mi verrebbe da dire che abbiamo sbagliato a tagliare prima.

«Con queste risorse le Province vengono di fatto commissariate, potranno svolgere solamente le funzioni ordinarie».

È così. Non abbiamo risorse da mettere a disposizione per nulla. Né per il sociale, né per la cultura. Siamo proprio sull’essenziale.

Ma cos’è in concreto che rischia di essere penalizzato?

Sarà difficile realizzare tutti quegli interventi programmati per le scuole e per le strade.

Rigassificatore di Zaule. Nel 2009 diceva: «Ho sempre espresso un parere favorevole all’impianto di Zaule». Come mai ha cambiato idea?

Il problema energetico resta un problema reale. Non sono contraria al rigassificatore. Esprimo invece un parere negativo al progetto di Zaule.

A proposito di Porto Vecchio. «Mi rifiuto di pensare che Giulio Camber sia capace di ogni cosa come una Madonna di Medjugorie».

(doppia risata) È ora di finirla con il pensare che ci sia qualcuno capace di bloccare qualsiasi cosa. Su Porto Vecchio va fatta chiarezza.

Poteva essere utile chiedere un parere alla veggente arrivata a Trieste...

(risata) Sul Punto franco auspico un confronto vero e terreno.

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