Proteste No Green pass a Trieste, scattano le sospensioni per 40 portuali

Dopo il licenziamento dei portuali Fabio Tuiach e Nino Rizzo deciso dall’Agenzia per il lavoro portuale, arriva a conclusione l’iter cominciato da due delle imprese operanti nello scalo giuliano

Diego D’amelio

TRIESTE Dopo le 93 lettere disciplinari spedite dalle aziende e la richiesta di ritiro da parte dei sindacati, le società Adriafer e Trieste Marine Terminal passano alle vie di fatto ed emettono i promessi provvedimenti di sospensione, a carico di 40 lavoratori aderenti allo sciopero no Green pass del 15 ottobre e seguenti.

Secondo quanto riferito da fonti sindacali, la mano non è leggera per i colpiti, considerato che l’obbligo di non presentarsi sul posto di lavoro (rinunciando alla paga) va da uno a sette giorni, a seconda del caso considerato.

Dopo il licenziamento dei portuali Fabio Tuiach e Nino Rizzo deciso dall’Agenzia per il lavoro portuale, arriva a conclusione l’iter cominciato da due soltanto delle imprese operanti in porto. Le uniche determinate ad andare fino in fondo, essendo state assieme ad Alpt le più penalizzate dalle assenze di ottobre. Resta infine da capire che esito avranno gli esposti in Procura che Alpt, Adriafer e Trieste porto servizi hanno depositato per denunciare le presunte false attestazioni di malattia da parte di decine di dipendenti, sulla base di certificati medici giudicati improbabili dalle società di appartenenza.

Tornando alle sospensioni, sono 13 quelle decise da Tmt per i propri lavoratori su un totale di 300 unità assunte dal terminal. Erano state 59 le raccomandate inviate dalla società che gestisce il Molo VII, costretta che a ottobre ha rinunciato all’attracco di una decina di navi container per mancanza di manodopera. La società retta da Antonio Maneschi ha scelto di cancellare il provvedimento per chi si è giustificato dicendo non essere stato informato sull’irregolarità dello sciopero no pass, preannunciata dalla Commissione di garanzia nazionale in materia.

Stessa linea seguita dall’ad di Adriafer Maurizio Cociancich, che ha ridotto da 36 a 27 i sanzionati sul totale di 106 dipendenti. La società che si occupa della manovra ferroviaria all’interno del porto finisce comunque per punire un quarto dei suoi lavoratori, a dimostrazione di un alto tasso di adesione allo sciopero cominciato con il presidio al varco 4.

Adriafer e Tmt non commentano la notizia, ma vengono in parte incontro alla richiesta di Cgil, Cisl, Uil e Usb, che avevano domandato di valutare la cancellazione dei provvedimenti, che ora qualcuno potrebbe impugnare perché la Commissione di garanzia non ha inserito i porti tra i servizi essenziali colpiti dallo sciopero a oltranza contro il Green pass, proclamato dalla Fisi con l’adesione del Clpt, poi estromesso dalla rappresentanza sindacale da tutte le imprese portuali. «Per certi aspetti – commenta Paolo Peretti (Cgil) – sono contento che il nostro appello sia stato parzialmente raccolto dalle aziende. Ma i lavoratori sono delle vittime, perché un’organizzazione sindacale seria avrebbe dovuto adeguatamente spiegare ai portuali dove li stavano portando».

La punizione per i lavoratori non è di lieve entità, perché entrambe le società hanno emesso sospensioni fino a 7 giorni, a seconda dei singoli casi. L’obbligo di non presentarsi al lavoro e perdere la conseguente giornata di stipendio non sarà “scontato” tutto insieme, ma verrà spalmato su diverse giornate dell’anno, come consentito dalla legge. Un modo per non pesare eccessivamente sulle retribuzioni dei lavoratori e di non inceppare l’organizzazione aziendale.

Intanto il deputato ex M5s Baroni, vicino a Stefano Puzzer nella sua battaglia contro pass e vaccino obbligatorio, ha presentato con altri parlamentari del gruppo Alternativa c’è un’interrogazione sui provvedimenti disciplinati. —

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