Protesta social dei saloni di Trieste: «Basta con i parrucchieri abusivi»
TRIESTE. Basta con estetiste e parrucchieri abusivi, che in questo periodo ricevono i clienti in casa o si recano nelle loro abitazioni. A chiederlo tanti saloni triestini, che nei giorni scorsi hanno condiviso sui social lo stesso testo, indirizzandolo al sindaco Roberto Dipiazza, per domandare controlli e verifiche. «Buongiorno sindaco – si legge nel messaggio copiato e incollato da diversi professionisti del settore –, faccio appello al suo ruolo e al suo desiderio di rendere questo comune un esempio per tanti altri. Le chiedo di intervenire contro i parrucchieri e le estetiste abusive, che stanno girando per le case, o che ricevono persone presso il proprio domicilio. Perché violano le regole due volte. Una volta incassando denaro impropriamente. Una volta rischiando di diffondere il coronavirus.
Gli artigiani sono il cuore vivo e pulsante di questa comunità. Oggi sono chiusi e frustrati perché non possono lavorare, né essere vicini alla propria clientela. Lasciarli soli e per di più permettere a chi non rispetta le regole di farsi beffe di chi paga le tasse, dà lavoro e rispetta il prossimo, è un crimine di cui, certo, lei si rifiuterà di diventare complice. Per questo le chiedo di denunciare questo fenomeno. Perché la sua voce è importante e potrà essere più ascoltata della mia. Dimostri quanto rispetto ha per le regole e per chi le deve rispettare. Non ultimo lo faccia per chi è messo in ginocchio da questa situazione e comincia a chiedersi se abbia davvero senso rispettare le regole in un Paese in cui, troppo spesso, se la passa meglio chi non lo fa».
Tinte, tagli, ma anche manicure o pulizia del viso. Secondo i titolari di alcuni saloni cittadini, sarebbero numerosi gli episodi di prestazioni per la cura di capelli e corpo svolte all’interno delle mura domestiche nelle ultime settimane, come racconta uno dei parrucchieri triestini che su Facebook denuncia il fenomeno. «Ho rivolto il mio messaggio al sindaco – spiega – perché spero abbia ampia risonanza, anche se tanti colleghi lo stanno condividendo visto che si sentono colpiti pesantemente. Già prima della situazione di emergenza gli abusivi c’erano, ma in un momento di difficoltà come questo, quando i nostri saloni sono chiusi, sapere che lavorano ugualmente, crea un senso di rabbia e frustrazione. Molti dipendenti probabilmente potranno contare sulla cassa integrazione. Noi titolari invece – prosegue – non riceviamo aiuti, abbiamo mutui e altre spese da pagare, e non stiamo guadagnando nulla, mentre abbiamo la certezza che gli abusivi si spostano e incassano, indisturbati».
E sempre sui social molti sottolineano come il mondo dell’estetica sarà uno dei settori ai quali la gente si rivolgerà maggiormente alla fine della chiusura forzata. «Per ora è una magra consolazione – commenta il parrucchiere – perché i pagamenti al momento sono sospesi ma non cancellati, e perché temiamo che le nostre riaperture saranno tra le ultime. Speriamo si trovi al più presto una formula per farci lavorare, magari con distanze e disposizioni di sicurezza e intanto – conclude – si prendano provvedimenti per chi non rispetta le regole».
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