Protesi pericolose gradiscano fa causa
GRADISCA. Per due anni si è sottoposto a esami di ogni genere per capire l’origine dei dolori che lo affliggevano. I valori del sangue e delle urine erano completamente sballati e nessuno sapeva il perché. Alla fine ha scoperto che a causarli era un’infiammazione provocata dalla protesi d’anca che gli era stata impiantata alla gamba destra nel 2004 all’ospedale di San Vito al Tagliamento. Per evitare quel calvario, sarebbe bastato che i medici lo avessero informato dei possibili effetti collaterali dell’innesto. Protagonista della vicenda è un gradiscano oggi cinquantaduenne. Più del risarcimento, vuole giustizia anche a nome degli altri pazienti, magari ancora ignari di quello che sta accadendo loro. Chiede che tutti vengano informati delle possibili complicazioni causate dalle protesi difettose impiantate.
I suoi legali, l’avvocato Roberto Ziani e la dottoressa Angela Giagnorio hanno presentato ricorso all’istanza di archiviazione depositata nel dicembre al Tribunale di Pordenone. A prescindere dalla richiesta di condanna, viene chiesta la salvaguardia dei pazienti. La questione non riguarda infatti un intervento eseguito male. Il punto è che i pazienti non sarebbero stati informati adeguatamente sui rischi dell’impianto.
Il cinquantaduenne gradiscano è mosso da un forte senso di giustizia e, se necessario, è pronto ad andare fino in Cassazione. Dieci anni fa gli sono state impiantate sia all’anca destra, sia all’anca sinistra cupole e teste Durom in metasul, allora prodotte dalla Sulzermedica (società poi acquisita dalla Zimmer). Nel 2010 ha cominciato ad avere forti dolori. È tornato a San Vito, ma nessuno gli avrebbe dato le risposte sperate. Alla fine si è scoperto che aveva uno pseudo-tumor all’anca destra provocato dallo sfregamento tra la coppa e la testa. In seguito all’azione meccanica il metallo rilasciava ioni di cobalto, cromo e nichel. In questo modo si è creata una vera e propria intossicazione da metalli pesanti con conseguenti problemi di tipo neurologico e muscolare. Alla fine è stato operato a Gorizia nell’aprile del 2012.
Il 28 maggio ci sarà l’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero. Secondo i legali dell’uomo il fenomeno era ampiamente conosciuto, della tossicità locale e sistemica provocate da quel tipo di protesi se ne parla almeno dal 2001. È citata nella Rivista scientifica italiana di ortopedia, però nessuno ha mai avvisato i pazientid della possibilità di sarcomi o leucemie. L’ipotesi di reato è lesioni gravissime pluriaggravate.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo