Prostitute, arrestati nuovi “manager”
Due romeni erano sbarcati con il loro giro di ragazze in Borgo Teresiano e davanti alle Torri. La resistenza delle veterane
TRIESTE. Due giovani rumeni hanno tentato di piazzare, indipendentemente l’uno dall’altro, le loro “ragazze” sui marciapiedi del Borgo Teresiano e nella zona di Ponziana adiacente al Centro commerciale “Le Torri d’Europa”.
Il loro sbarco è stato però vanificato dai carabinieri del Nucleo di polizia giudiziaria della Procura, diretti dal pm Federico Frezza. Ora Flavius Gheorghe Floca, 22 anni, e Stefan Liqui Stefanescu, 34, conosciuto col nomignolo di ”Bobi”, sono rinchiusi in due celle di isolamento del Coroneo. Entrambi sono accusati di sfruttamento della prostituzione.
Il loro fermo è diretta conseguenza di una serie di intercettazioni telefoniche attraverso le quali gli inquirenti sono riusciti a individuare la fisionomia dei due gruppi e il loro modo di operare a Trieste.
Determinante per il buon esito dell’inchiesta, si è rivelata anche la resistenza allo “sbarco” in Borgo Teresiano, attuata dalle ragazze di colore che da tempo hanno conquistato quei marciapiedi e hanno reagito all’insediamento di quattro giovanissime rumene che Flavius Floca aveva reclutato a Milano e trasferito a Trieste. Stessa reazioni all’insediamento sui stessi marciapiedi da un’altra ragazza rumena anzi totalmente controllata e sfruttata, secondo l’accusa, da Bobi Stefanescu. Va aggiunto che le ragazze di colore lavorano “in proprio” da artigiane del sesso a pagamento.
Al contrario le rumene facevano parte di un piccolo racket che avrebbe voluto iniziare ad esercitare la sua egemonia nell’area posta attorno a via Trenta Ottobre. Con ciò che ne sarebbe conseguito a livello di violenze, aggressioni, intimidazioni per conquistare questa o quella postazione di “lavoro” notturno.
L’inchiesta del pm Federico Frezza ha portato in superficie a tempo di record anche altri dettagli che definiscono l’ambiente sociale in cui Bobi Stefanescu cercava di esercitare il ruolo di “magnaccia”. Di giorno la ragazza diciottenne che “lavorava“ per lui, si vendeva nell’appartamento di via del Monticello 3 dove abitava la famiglia dello sfruttatore.
Di questo nucleo facevano parte anche due bambini che venivano allontanati da casa all’arrivo del “cliente”. «Non salite, ho da fare» diceva la ragazza al telefonino. E mamma e bambini restano all’aperto, in attesa della conclusione del “rendez vouz”.
Di notte, al contrario, visto che i bambini non potevano essere lasciati a lungo fuori casa, la giovane doveva vendersi sul marciapiede, ripiegando poi sui sedili delle automobili dei clienti o su qualche stanza in compiacenti locande o hotel. Tutto questo raccontano le intercettazioni telefoniche, così come l’obbligatorietà della consegna a Bobi Stefanescu della metà dell’incasso.
Denysa, questo il nome della diciottenne sfruttata, ha cercato di prendere il largo: aveva anche comprato il biglietto ferroviario per rientrare a casa, in Romania, ma Bobi Stefanescu, quando lo ha scoperto glielo ha stracciato. In precedenza l’aveva costretta a raggiungerlo in Ungheria per portargli il denaro necessario a riparare la sua vettura rimasta in panne.
Non dissimile il modo di operare di Flavius Floca, l’importatore a Trieste di quattro ragazze che precedentemente lavoravano a Milano.
Si è avvalso della consulenza di una ragazza rumena che ora è riparata nel proprio Paese e che conosceva bene la “regole” dei marciapiedi della nostra città.
«Ma le nere sono là?» chiede Flavius alla “consulente”. Sì, ma tu portale sulla strada, che non le vedano le nere , perché in caso contrario se la prenderanno con loro. Le porto dove prima stava quella bionda».
Non altrettanto contrastato lo sbarco nell’area di Ponziana. «Loro sono alle Torri, stanno da due ore e non hanno preso nessun cliente».
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