Proposta-choc in Slovacchia: un piano per sterilizzare le donne rom

Il governo slovacco offre sostegno finanziario alle famiglie delle zingare che accetteranno di venire sterilizzate chirurgicamente (l’intervento è gratis). E a Bratislava espolde la polemica
Rome, Lazio, Italy --- A gypsy woman washes some clothes next to a garbage dump in an illegal roma camp. Romanian gypsies evicted from other places, have found this dismissed factory and they settled here. This place is a sort of garbage dump, with rubbish, rats and insects everywhere.This will be their place until police forces will come and pull them away from here. Then they will start serching again for another place. --- Image by © Marco Baroncini/Corbis
Rome, Lazio, Italy --- A gypsy woman washes some clothes next to a garbage dump in an illegal roma camp. Romanian gypsies evicted from other places, have found this dismissed factory and they settled here. This place is a sort of garbage dump, with rubbish, rats and insects everywhere.This will be their place until police forces will come and pull them away from here. Then they will start serching again for another place. --- Image by © Marco Baroncini/Corbis

BRATISLAVA La finalità: aiutare le famiglie povere con troppe bocche da sfamare. La soluzione: offrire alle donne anticoncezionali per evitare che procreino o addirittura la sterilizzazione gratuita. È un progetto che evoca sinistri fantasmi d’altri tempi, quello partorito dal ministero del Lavoro della Slovacchia, che sta elaborando una nuova legge, ancora in bozza, a favore delle comunità socialmente emarginate.

Dietro il paravento dell’assistenza ai poveri - denunciano i media locali - il vero obiettivo del programma sarebbe però la numerosa e mal tollerata comunità rom locale. Niente di meglio allora del controllo delle nascite per evitare che il “problema” si perpetui.

«È un ulteriore passo verso il populismo» lamentano gli attivisti slovacchi pro-rom. Sulla carta, l’idea di Bratislava non sarebbe malvagia. Mappare con precisione le comunità più povere del Paese – 700 circa, 200mila persone -, per sostenerle. «Ufficialmente, la proposta è focalizzata sulle persone svantaggiate che vivono in comunità socialmente isolate. Ma se si guarda ai criteri del programma, possiamo concludere che queste misure sono indirizzate specie verso i rom» spiega la sociologa Elena Kriglerova Gallova.

Meno critico Laco Oravec, avvocato ed esperto di discriminazione: «Tutte le donne povere devono avere accesso all’assistenza sanitaria e devono poter decidere quanti figli avere. Una delle forme dell’esclusione sociale e della segregazione sta nell’insufficiente accesso a un sistema sanitario di qualità».

Il nodo rimane però la sterilizzazione. In questo caso è volontaria ma la Slovacchia vanta un triste primato di sterilizzazioni coatte dei rom, sia durante il socialismo, sia in epoche più recenti. Gli ultimi casi nel 2007. «Non ho problemi riguardo agli anticoncezionali, molto cari in Slovacchia, ma la sterilizzazione lancia un messaggio simbolico alle comunità: non vogliamo che abbiate bambini. La contraccezione – aggiunge la sociologa Gallova - è qualcosa di temporaneo ma la sterilizzazione è definitiva».

Definitiva e spaventosa come concetto, soprattutto se alla fine è indirizzata contro una singola etnia. «Se ci fosse un qualsiasi tipo di coercizione, saremmo molto preoccupati. Il governo dovrebbe procedere cautamente, memore dell’eredità delle sterilizzazioni obbligate in Cecoslovacchia e Slovacchia. E del fatto che non ha ancora riconosciuto la responsabilità statale nello sterilizzare le donne rom contro il loro volere, non si è scusato, né ha pagato i danni» spiega Robert Kushen, direttore esecutivo dell’European Roma Rights Centre, una delle più attive e autorevoli Ong che si battono per i diritti dei rom.

Nel frattempo la paura di uno scandalo internazionale potrebbe almeno indurre l’esecutivo slovacco a tornare sui propri passi. «La coalizione di governo è ora divisa sull’argomento. I cristiano democratici sono contro, i liberali a favore» spiega Jan Krempasky, giornalista del quotidiano “Sme”, uno dei primi a denunciare la vicenda.

 

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