Pronto soccorso di Monfalcone in crisi, sindacati pronti allo stato d’agitazione
Uil Fpl, Nursind e Fials Cisl reclamano il rafforzamento degli organici al San Polo, un’altra ambulanza e maggiori tutele al personale dopo i recenti casi di violenza
L’ultimo grave episodio di violenza ai danni di un operatore sanitario del Pronto soccorso che nella colluttazione, domenica sera, con un paziente armato di coltello, poi neutralizzato e arrestato dalla Polizia, ha riportato otto giorni di prognosi fa levare di nuovo la voce di protesta dei sindacati. Le sigle regionali di Uil Fpl e Nursind chiedono con urgenza di rafforzare il servizio di emergenza-urgenza a Monfalcone: nuove assunzioni e «una seconda ambulanza notturna per garantire la sicurezza dei cittadini». La Fials Cisl, inoltre, reclama di «avviare quanto prima i previsti e annunciati lavori di ristrutturazione e ampliamento dei locali del Pronto soccorso per rendere più sicura l’attività dei sanitari».
Sindacati sul piede di guerra
A parlare per Uil Fpl e Nursind sono i rispettivi segretari regionali Stefano Bressan e Luca Petruz, che denunciano con forza la situazione critica del servizio di emergenza sanitaria cittadina. «Attualmente, nelle ore notturne, la città dispone di una sola ambulanza di soccorso avanzato – sottolineano –, configurazione che si è dimostrata del tutto insufficiente a garantire un intervento tempestivo in situazioni di emergenza. Con i suoi 45 mila accessi annuali al Pronto soccorso, Monfalcone rappresenta un punto nevralgico della rete sanitaria regionale, non solo per la popolazione residente ma anche per la presenza di importanti realtà produttive e commerciali: Fincantieri, aeroporto e Portorosega». Che la rendono attiva 24 ore su 24 e dunque «la sicurezza non può essere affidata a un sistema d’emergenza sottodimensionato».
Risorse disomogenee
«I dati – sempre Bressan e Petruz – confermano una distribuzione disomogenea delle risorse sanitarie in Asugi. Nell’Isontino Monfalcone dispone di un’ambulanza Als “h24” e una di tipo Bls operativa solo di giorno. Gorizia presenta una situazione analoga. Al contrario, l’area giuliana registra una presenza superiore di mezzi e personale: nelle ore notturne sono attive tre ambulanze Als, un’automedica e due ambulanze Bls». Per le sigle «questa distribuzione pone gli isontini in una condizione di svantaggio evidente, trasformandoli di fatto in cittadini di “serie B”, privati della possibilità di ricevere soccorsi celeri ed efficienti in determinate ore: gli eventi critici verificatisi nelle festività di fine e inizio anno confermano la gravità della situazione». Come appunto «il caso dell’utente che ha distrutto parte dei locali di via Galvani, armato di coltello»: è stato l’infermiere a «disarmarlo e immobilizzarlo in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine che lo hanno arrestato».
Ennesimo caso di violenza
L’«ennesimo episodio di violenza per miracolo non finito in tragedia». Al quadro si sommano criticità già segnalate, oggetto di conciliazione lo scorso agosto nell’incontro col Prefetto ma che, a oggi, «risultano ancora irrisolte». Tra queste: la «persistente e grave carenza di personale infermieristico e di operatori sociosanitari a fronte della mole di accessi», il «mancato ampliamento dell’appalto per i trasporti interni» e l’attesa dei lavori di ristrutturazione del Pronto soccorso. «Riteniamo inaccettabile – sottolineano – che gli impegni assunti in sede di conciliazione prefettizia non siano stati rispettati. Pertanto, qualora non si registrasse un’immediata risoluzione delle criticità segnalate, le organizzazioni sindacali si vedranno costrette a riattivare lo stato di agitazione ed eventuale sciopero del personale del comparto Asugi». «La sicurezza e la salute dei cittadini non possono essere messe a rischio da scelte organizzative inadeguate», così Bressan e Petruz.
Personale sanitario a rischio
Anche la Fials col segretario regionale Fabio Pototschnig ha «più volte denunciato i rischi che corre il personale sanitario nelle strutture di prima accoglienza e più volte chiesto alla Direzione di garantire tutte le tutele affinché gli operatori possano svolgere la loro attività di assistenza e cura nella massima sicurezza, ma quest’ennesima aggressione fa capire che le azioni fino a oggi messe in atto non sono ancora sufficienti». «Stigmatizziamo ogni forma di violenza», termina Pototschnig. Concorde Giorgio Iurkic, Cisl, che parla di «vile aggressione al personale», esprimendo «solidarietà» al collega coinvolto: «Oltre a essere un atto di vigliaccheria crea insicurezza tra il personale e allontana i giovani dalle professioni sanitarie, già in grossa crisi, basti pensare alla carenza infermieristica in Asugi, dove ormai mancano più di 100 figure». «I dipendenti vogliono lavorare in sicurezza: purtroppo le nuove norme poco possono fare contro l’arroganza».
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