Pronta la nave per Panama: porterà le paratoie Cimolai

In rada a Trieste la “Stx Rose Two” attende il carico delle prime 4 strutture, che dovrebbe iniziare a metà maggio con l’aiuto di una chiatta da Porto Nogaro
Lasorte Trieste 23/04/13 - Nave in Rada
Lasorte Trieste 23/04/13 - Nave in Rada

TRIESTE. Dalla costa è possibile vederla e fotografarla, mentre aspetta il suo difficile turno di lavoro nella rada di Trieste. Si tratta della “Stx Rose Two”, la grande unità incaricata di trasportare verso il canale di Panama, con quattro viaggi, le 16 maxi-paratoie che la pordenonese Cimolai sta realizzando negli stabilimenti friulani di Roveredo, Polcenigo, San Giorgio di Nogaro. “Stx Rose Two” è una semi-sommergibile da 24 mila tsl, di recente costruzione: verrà raggiunta da apposite chiatte che caricheranno i manufatti a Porto Nogaro.

E’ un interessante quanto insolito episodio di storia industriale e logistica: le grandi strutture di acciaio propongono dimensioni che vanno dai 58 metri di lunghezza ai 28 mt di larghezza, fino ai 10 mt di larghezza. Ognuna di esse pesa circa 4mila tonnellate. Il valore della commessa ammonta a 350 milioni di dollari.

La tempistica del lungo trasferimento è ancora da verificare: dapprima si era parlato di febbraio, poi della fine di aprile, ma è probabile che la prima grande traversata slitti alla metà di giugno. La complessa operazione logistico-marittima costerà circa 50 milioni di dollari.

La complessità è facilmente deducibile dalle dimensioni delle paratoie, che implicano due momenti di carico. Il primo: a cura di una chiatta, una paratoia per volta viene trasbordata sulla nave oceanica. Si ritiene che il primo trasbordo avverrà verso la metà di maggio. Sembra una tabellina del “4”: quando il lotto delle prime 4 maxi-paratoie sarà imbarcato, partirà la lunga “crociera” in direzione di Panama.

Questo viaggio oltre Atlantico verrà fatto altre tre volte, per completare la consegna dell’impegnativa commessa, che è stata affidata alla Cimolai dall’Autorità del Canale di Panama, per il tramite del Gupc (Grupo unido por el canal). Del Gupc fanno parte l’italiana Impregilo, la spagnola Sacyr, la belga Jan De Nul, la panamense Constructora Urbana.

Otto maxi-paratoie verranno posizionate sul versante atlantico del Canale, le altre otto, previo ulteriore trasbordo, su quello del Pacifico: l’ampliamento della via d’acqua, che collega nell’America Centrale i due oceani, consentirà, probabilmente entro la fine del 2014, il passaggio delle navi post-Panamax, le misure delle quali (360 mt di lunghezza e 50 mt di larghezza) sono attualmente incompatibili con la “vecchia” infrastruttura.

Ad aggiudicarsi l’eccezionale trasporto delle 16 maxi-paratoie è stato nello scorso autunno un importante spedizioniere, Geodis Wilson Italia, uno dei principali “freight forwarder” nazionali che ha fatturato più di 180 milioni durante il 2012, controllato dal gruppo transalpino Geodis. A sua volta Geodis Wilson coordina i due soggetti “fisicamente” incaricati delle operazioni di carico: l’armatore sudcoreano Stx Pan Ocean, che ha messo a disposizione la “Stx Rose Two”, e la belga Sarens. In un primo tempo il completamento dell’intero trasporto era preventivato per il marzo 2014, ma è presumibile che il ritardo del primo viaggio possa ripecuotersi sulla tempistica complessiva.

Negli ultimi anni la Cimolai sembra essersi specializzata nelle costruzioni destinate al governo delle acque. E’ di un paio di mesi fa la notizia del trasporto a Marghera delle prime paratoie che andranno a comporre il Mose, sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dal pericolo rappresentato dalle acque alte. Allora fu la veneziana Timet a occuparsi del trasferimento delle due strutture da Monfalcone, dove opera lo stabilimento Cimolai, all’area ex Pagnan di Marghera. In quella circostanza le paratoie vennero appoggiate su 4 grandi carrelli e “accompagnate” fino alla banchina monfalconese, dove furono imbarcate e rizzate su una chiatta. Per quanto evidentemente fosse assai meno eclatante e impegnativo della “missione” panamense, il trasporto intra-adriatico implicò comunque lo spostamento di una massa complessiva di quasi 350 tonnellate.

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