Prolungare l’anno scolastico? Ragazzi e sindacati sono contrari. E il 26 marzo scatta la mobilitazione nazionale

Le famiglie chiedono aiuti economici: cresce il senso di impotenza e di rassegnazione 
Gli zaini sospesi o attaccati ai cancelli chiusi delle scuole durante la protesta a Napoli delle ' Mamme no Dad ' che hanno manifestato avanti a numerosi istituti cittadini esponendo anche cartelli e disegni, 6 novembre 2020. ANSA/CIRO FUSCO
Gli zaini sospesi o attaccati ai cancelli chiusi delle scuole durante la protesta a Napoli delle ' Mamme no Dad ' che hanno manifestato avanti a numerosi istituti cittadini esponendo anche cartelli e disegni, 6 novembre 2020. ANSA/CIRO FUSCO

IL RETROSCENA Da lunedì prossimo per sei milioni di studenti non suonerà la campanella. Con i figli costretti a seguire le lezioni da casa, i genitori dovranno inventarsi una nuova quotidianità per organizzare la giornata. Perciò le famiglie chiedono con forza al governo di riattivare subito il congedo Covid retribuito al 50% e il bonus baby sitter per aiutare chi ha figli fino a 14 anni. I sindacati sono contrari all’allungamento del calendario scolastico, ipotizzato anche dal ministro della Salute, Roberto Speranza, nella conferenza stampa di martedì sera. I ragazzi, stremati dall’idea di un nuovo isolamento, ragionano sulle lacune nelle varie materie che potrebbero pregiudicare il loro futuro. Sono questi i primi effetti del Dpcm che stabilisce la serrata automatica degli istituti in zona rossa e caldeggia l’intervento dei governatori quando i contagi raggiungono i 250 casi ogni 100 mila abitanti.

Dopo un anno di pandemia tra le famiglie è cresciuta la rassegnazione e il senso di impotenza. Di fare sacrifici senza però avere una prospettiva i genitori sono stufi: «Siamo stanchi di questa situazione, speriamo sia giunto il momento di chiudere questo capitolo perché è difficile abituarsi alla Dad, poi ricominciare in presenza e quindi riprendere la didattica a distanza. È un problema motivazionale oltre che educativo», spiega Gigi De Palo, presidente del Forum Associazioni familiari. «Non siamo dei medici e non possiamo dare giudizi, abbiamo a cuore la salute – aggiunge – però bisogna capire che aprire e chiudere le scuole è diventato un tira e molla che crea stress». Poi c’è il lavoro, fattore non secondario che mette ancor più in difficoltà i genitori: «Chi ha la partita Iva e deve stare a casa con i figli rischia di andare in sofferenza come nel lockdown di un anno fa. Il congedo straordinario per quanto sia importante resta una misura tampone».

Federico Allegretti, responsabile Rete Studenti delle superiori, boccia la proposta di prolungare l’anno scolastico: «Siamo contrari, non si può pensare in 20 giorni di fare miracoli e recuperare ciò che non si è fatto o si è fatto male. Non sarà un mese a risolvere il gap formativo degli ultimi due anni».

Ipotesi, quella di estendere il calendario, che per la Flc Cgil non sta in piedi: «Credere che due settimane in più permettano di acquisire ciò che si è perso è oggettivamente velleitario», sottolinea il segretario nazionale Alessandro Rapezzi. Il dirigente sindacale critica anche la scelta del governo di lasciare la gestione della scuola, fuori dalle zone rosse, alle ordinanze regionali o comunali: «A noi sembra un modo di scaricare le responsabilità sui singoli territori, se la situazione è grave ci vogliono provvedimenti nazionali».

Intanto, il Comitato Priorità alla Scuola ha lanciato una mobilitazione per il 26 marzo in concomitanza con lo sciopero indetto dai Cobas, per rilanciare l’istruzione pubblica in Italia. Tornerà in piazza anche Anita, la studentessa torinese protagonista della lotta contro la Dad, che ha annunciato per lunedì una nuova protesta insieme alle sue amiche. –


 

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