Proiettile vagante a Trieste. La confessione del pensionato: "Ho sparato per errore"
TRIESTE Poteva uccidere il proiettile che venerdì mattina ha frantumato il finestrino posteriore della vettura parcheggiata in via Cantù. La pallottola, rinvenuta sul tappetino, è passata a meno di quaranta centimetri dalla testa dell’automobilista seduto al volante del mezzo. È dunque un vero e proprio miracolo se la vicenda non si è trasformata in tragedia. Tanto più se si considera la traiettoria dello sparo, ricostruita dagli esperti di balistica grazie alla confessione del “pistolero”: un ex professionista in pensione che dopo aver sentito la notizia al telegiornale e l’appello diffuso dai carabinieri, in serata ha contattato la caserma di via dell’Istria.
«Sono stato io», ha detto, spiegando di aver fatto partire il colpo «accidentalmente» - così si è giustificato - mentre puliva l’arma, una Sig Sauer P226 calibro 9x21 regolarmente detenuta. Una pistola di quella tipologia ha una gittata di circa due chilometri. L’uomo era nel terrazzo della sua abitazione, in zona Strada per Longera, a un chilometro e mezzo di distanza in linea d’aria da via Cantù. La canna era inclinata verso l’alto, a quarantacinque gradi, quindi la traiettoria ha seguito un percorso a parabola sorvolando l’intera zona fino a precipitare in strada, tra le case, sulla macchina posteggiata in via Cantù all’altezza del civico 35.
Lo sparo probabilmente è esploso da un condominio di via Antoni, una viuzza alla base di Strada per Longera. Sono vari i residenti che hanno avvertito l’insolito boato in quel punto, tra le dieci e le undici di venerdì mattina, e che di sera hanno notato numerose pattuglie dei carabinieri in zona. «Ero sul balcone - racconta un signore di mezza età che abita in via Antoni - saranno state circa le dieci e mezzo o le undici. Ho sentito il colpo». Così pure un’ottantenne che vive al civico 11 della stessa via. «Lo sparo proveniva da una casa vicina alla mia - ricorda la signora Marisa Trocca - ne sono sicura. Ho preso molto spavento». Non appena ricevuta la telefonata del pensionato che si attribuiva la responsabilità dello sparo, i carabinieri del Nucleo Investigativo si sono precipitati nel suo alloggio. L’uomo, che si è dimostrato costernato per l’accaduto, è stato subito portato in caserma per gli accertamenti mentre l’arma è stata sequestrata.
Durante l’interrogatorio il pensionato ha affermato di non essersi accorto di avere inserito il colpo in canna. Ha sperato che il proiettile si perdesse tra gli alberi, ma quando ha saputo dell’appello dei carabinieri sui media non ha esitato a contattare la Centrale operativa di via dell’Istria. Le sue dichiarazioni devono essere ora sottoposte agli accertamenti degli investigatori dell’Arma e dei tecnici balistici del Ris di Parma.
La Procura della Repubblica (l’indagine è coordinata dal pubblico ministero Cristina Bacer) e i carabinieri, infatti, pur ritenendo verosimile il racconto, si riservano di verificare tutta la dinamica attraverso i necessari riscontri tecnico-scientifici. Tutt’altro che semplici: è necessario innanzitutto appurare l’esatta traiettoria della pallottola, esplosa dalla zona di Strada per Longera a una distanza di circa 1.500 metri da dove ha poi finito la sua corsa, in via Cantù. Ma andrà anche accertato il livello di coincidenza dell’ogiva trovata all’interno dell’autovettura con la pistola sequestrata.
Ogni canna da arma da fuoco, in linea di massima, lascia infatti dei segni caratteristici sull’ogiva, consentendo (quando non eccessivamente deformata) di poter dimostrare la compatibilità. Si tratta di indagini scientifiche di elevata precisione - fanno sapere i carabinieri in un comunicato ufficiale - condotte con l’ausilio di microscopi elettronici a scansione.
L’attività, diretta dalla Procura della Repubblica di Trieste, si svolgerà nei prossimi giorni. Il responsabile del gesto è stato denunciato in stato di libertà per il reato di accensioni ed esplosioni pericolose, mentre la pistola rimane sotto sequestro. Tra il punto di impatto sul finestrino e la testa della persona seduta sul sedile dell’automobile, in linea d’aria c’erano quaranta centimetri scarsi.
Il proiettile, anche se in quel chilometro e mezzo di tragitto aveva perso forza, poteva centrare l’automobilista e bucargli la scatola cranica. Il procuratore della Repubblica, Carlo Mastelloni, che aveva chiesto ai carabinieri di lanciare un appello a chi avesse sentito lo sparo, ieri in serata ha espresso la propria soddisfazione per la rapida conclusione delle indagini, pur nell’attesa degli accertamenti tecnico-scientifici ancora necessari per fare piena luce sulla vicenda.
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