Progetto Polis in Porto vecchio a Trieste: non fu il “no se pol” a far fallire il progetto

Il tramonto della grande sfida Generali-Fiat ricostruito in un libro che rivela come Mogliano Veneto non fu un ripiego ma il frutto di un iter antecedente
Giovanni Tomasin
Lasorte Trieste 05/03/21 - Porto Vecchio
Lasorte Trieste 05/03/21 - Porto Vecchio

TRIESTE Quali furono le vere ragioni del fallimento di Polis, il progetto con cui negli anni Novanta Generali e Fiat dovevano sbarcare nel Porto vecchio di Trieste? Per capirlo dobbiamo andare col pensiero a una mattina d’ottobre del 2012, una mattina in cui nella chiesa di Barcola si celebra il matrimonio di due giovani triestini. Si incontrano, tra gli invitati, due conoscenti di antica data: il politico e sindacalista assicurativo Ezio Martone e l’avvocato Emilio Dusi, ex direttore generale e amministratore delegato delle Assicurazioni Generali negli anni Settanta. I due condividono un’esperienza decennale nel ventre del Leone di Trieste. Martone chiede: «Avvocato, quand’è che Trieste potrà conoscere la verità su Mogliano Veneto e il progetto Polis?». Risponde Dusi: «Dottor Martone racconti lei come andarono le cose, io non me la sento». Poco più tardi Dusi viene colto da un malore e portato via dall’ambulanza. Morirà un mese più tardi, per altre cause.



Questo aneddoto viene raccontato al principio del libro corale “Il lungo viaggio del Leone di Trieste. Mogliano – Polis – Citylife”, con cui Martone (che ne è ideatore e curatore) si fa carico del compito affidatogli dall’avvocato Dusi in quell’ultimo incontro: raccontare le vere ragioni del fallimento di Polis, il progetto con cui negli anni Novanta Generali e Fiat dovevano sbarcare appunto in Porto vecchio. La vulgata triestina, ripetuta ormai da 30 anni, vuole che a fermare il piano siano state le ritrosie e le lentezze della politica triestina. Il “no se pol”, insomma. Il libro smentisce quella tesi svelando quali furono le reali ragioni del tramonto di Polis, svincolandola soprattutto dalla costruzione della nuova sede di Generali a Mogliano Veneto, a lungo ritenuta una scelta di ripiego dopo la chiusura dell’opzione triestina.

Il volume è un’utile lettura anche per chi non si interessi dei destini dell’antico scalo: ripercorre dall’interno le vicende di Generali, dalle origini imperial-regie al presente. Oltre agli scritti e alla curatela di Martone, il libro raccoglie interventi di Gianfranco Carbone, Paola Grego Lunghini, Anna Millo, Aldo Minucci, Tatjana Rojc e Aurelio Slataper: una pluralità di punti di vista necessaria per ricostruire una storia complessa e poco conosciuta, non ultimo per la riservatezza che da sempre contraddistingue la cultura aziendale del colosso triestino.

Tutto inizia con l’integrazione europea. Le Generali identificano in quel processo un «evento decisivo per l’attività assicurativa», come scrive Anna Millo: la Guerra fredda ha privato il Leone del suo storico bacino d’azione centroeuropeo, e nei vagiti dell’Europa unita la compagnia vede una nuova direzione di espansione. Per affrontarla si impone un piano di riorganizzazione e accentramento, difficile a praticarsi nella suggestiva ma impratica sede di piazza San Marco, così come a Trieste, da cui Generali ha dovuto allontanare la propria sede legale per l’eccessiva vicinanza alla Cortina di ferro (tornerà nel 1990). Nasce così il Centro di Elaborazione Dati di Mogliano Veneto, concepito nel corso degli anni Settanta e realizzato fra 1979 e 1988: frutto di una concezione pionieristica, con cui Generali fa propria la rivoluzione digitale iniziata oltreoceano, finirà per sostituire la testa veneziana del Gruppo. Un processo, questo, ricostruito minuziosamente da Aurelio Slataper in pagine che non lasciano adito a dubbi: il trasferimento a Mogliano fu un processo antecedente a Polis, e non la conseguenza del suo tramonto.

Ma c’è, dunque, un legame fra i due eventi? Polis Spa nasce nel 1986 per lo sviluppo di iniziative economiche in Porto vecchio. La società era partecipata, per il 40% ciascuna, da Generali e Fiat Impresit, il restante 20% da Finporto, società finanziaria del Porto triestino. Gli obiettivi dei due giganti, scrive Slataper, erano per Generali la realizzazione di una nuova sede di rappresentanza nella casa madre, per Fiat (attraverso la controllata F. Engineering) entrare in un intervento di riqualificazione urbana di profilo nazionale. La cornice istituzionale per il lancio del progetto era compiuta (vedi a destra).

Cosa mancò quindi? In sostanza l’intesa fra i due principali attori privati. Diversità di vedute fra Generali e Fiat sulle responsabilità e le modalità dell’intervento, ben individuate da Slataper, portarono infine al passo indietro. Nonostante l’entusiasmo dell’allora presidente Enrico Randone, Polis rischiava di diventare per il Leone una scommessa molto impegnativa e di poco ritorno. Soprattutto, e qui Mogliano c’entra, dopo che i lavori per il nuovo grande centro direttivo in Veneto erano avviati da tempo. Si chiuse così una finestra di opportunità per il Porto vecchio, tornata ad aprirsi soltanto ora, a decenni di distanza. Chissà che, è l’auspicio di diversi autori del volume, non sia questo il momento buono per il ritorno del Leone nell’antico scalo dell’Impero. —

 

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